L’Argentina tra debito e pandemia
Il Paese sudamericano si trova alle prese con una possibile nuova crisi del debito, proprio nel bel mezzo della pandemia da nuovo coronavirus.
Il Paese sudamericano si trova alle prese con una possibile nuova crisi del debito, proprio nel bel mezzo della pandemia da nuovo coronavirus.
Le elezioni presidenziali del 27 ottobre hanno sancito la sconfitta del neolibersita Mauricio Macri, spodestato da Alberto Fernández, nuovo presidente del Paese con Cristina Fernández de Kirchner come vice.
I risultati delle primarie e tutti in sondaggi effettuati vedono il presidente argentino in carica, Mauricio Macri, in netto svantaggio rispetto allo sfidante Alberto Fernández. Le elezioni presidenziali sono previste per il prossimo 27 ottobre.
In pochi se ne saranno resi conto, visto il diverso peso che viene dato alle due questioni, ma il Venezuela non è l’unico Paese sudamericano ad affrontare una grave crisi economica in questo momento. Una situazione catastrofica si sta sviluppando anche in Argentina, ma le due situazioni vengono trattate in maniera assai differente dai mass media occidentali: forse perché il presidente argentino Mauricio Macri è un assertore dell’iperliberismo, mentre Nicolás Maduro propone una via d’uscita alternativa? O forse perché, in fondo, alle crisi argentine siamo abituati (guarda caso sempre con il contributo di governi liberisti)?
Mentre la stampa nostrana è impegnata nella campagna di diffamazione nei confronti del Venezuela di Nicolás Maduro, dovrebbero essere ben altre le preoccupazioni riguardanti il continente sudamericano. Pensiamo, ad esempio, alle elezioni presidenziali colombiane, delle quali abbiamo parlato in diversi articoli, e che proprio in queste ore hanno visto l’ennesimo omicidio politico ai danni di un attivista sociale, oppure all’incarcerazione dell’ex presidente brasiliano Ignacio Lula, impossibilitato a ripresentarsi per la prossima tornata elettorale. Non meno grave, poi, è la situazione in Argentina, dove il presidente liberista e filostatunitense Mauricio Macri sta trascinando il Paese, ancora una volta, sull’orlo della crisi economica ed istituzionale.
In carica dal dicembre 2015 in qualità di Presidente dell’Argentina, il cinquantottenne Mauricio Macri gode dell’appoggio delle potenze occidentali ed in particolare degli Stati Uniti, che dopo gli di Néstor Kirchner e di sua moglie Cristina Fernández de Kirchner sono tornati a dettar legge in uno dei Paesi più importanti dell’emisfero australe. Ciò ha permesso al Presidente in carica di attuare politiche repressive ed antipopolari, godendo però del sostegno dei mass media, che hanno così passato sotto silenzio questo aspetto. Fatto sta che Macri è riuscito a vincere anche le elezioni legislative dello scorso 22 ottobre.
Mentre i media nostrani ed occidentali in generale continuano la campagna mediatica contro il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ed il suo governo, spesso riportando notizie false, noi vogliamo soffermarci sulle opere poco lodevoli di due capi di stato dei più importanti Paesi del Sud America: stiamo parlando del presidente brasiliano Michel Temer, di fatto salito al potere con un colpo di stato ai danni di Dilma Rousseff, e di quello argentino Mauricio Macri, entrambi cantori ditirambici del liberismo.