In piazza per i prigionieri palestinesi detenuti in Israele e nelle carceri italiane

Nel silenzio complice che accompagna la stretta repressiva in Europa, la solidarietà con la Palestina viene sempre più criminalizzata: prigionieri nelle carceri israeliane e attivisti detenuti anche in Italia diventano il bersaglio di accuse politiche. A Pisa scendiamo in piazza contro autoritarismo e militarizzazione.

Criminalizzare la critica, normalizzare l’autoritarismo, potremmo definire in questi termini quanto va accadendo in Europa.

Non sfugga lo sciopero della fame di attivisti incarcerati in Gran Bretagna per il sostegno alla Palestina, non sfugga nel nostro paese la disattenzione di pezzi rilevanti di movimento verso quanto accade nelle carceri italiane, attivisti palestinesi processati e detenuti in Italia con accuse di terrorismo provenienti da un paese in guerra che equipara la Resistenza e la opposizione al terrorismo.

Non sfugga la ipocrisia del motto toccano uno, toccano tutti, disatteso per primo da chi lo urla nelle piazze.

Era importante esserci in Piazza a Pisa per denunciare la detenzione dei palestinesi in Italia e in Israele, sarà doveroso aprire il 2026 con una riflessione a tutto campo sulla repressione, chi per mesi negava la necessità di lavorare sul cosiddetto binomio nemico interno\nemico esterno oggi dovrà prendere atto che ai processi di militarizzazione seguiranno anche logiche e azioni atte a contenere le libertà democratiche, la libertà di insegnamento nelle scuole, la stessa agibilità sociale e politica.

E non cadiamo nella trappola che la questione carceraria e quella repressiva siano scindibili da tutte le altre considerazioni, sono del resto, e non da ora, lo specchio in cui troppi non vogliono guardare. Il sovraffollamento degli istituti di pena ricorda le condizioni degradante in cui si trovano i nostri quartieri popolari 

Prendiamo atto della realtà a partire dalla Legge di Bilancio che darà un grande impulso alle spese militari accompagnandole con processi repressivi e il solito restringersi delle libertà democratiche, o quanto ne resta, in nome della Sicurezza Nazionale.

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About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

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