Il regime di non proliferazione nucleare a rischio: tendenze e discorsi prevalenti

A Teheran, diplomatici, giuristi e analisti da Iran, Europa e Russia denunciano i doppi standard occidentali sugli attacchi contro le installazioni nucleari iraniane, avvertendo che tali violazioni minano il regime di non proliferazione e invocando un nuovo ordine mondiale multipolare.

Tehran Dialogue Forum – 16 novembre 2025

Un panel di alto livello intitolato “Nuclear Non-Proliferation at Risk: Prevailing Trends and Discourses” si è riunito il 16 novembre presso l’Istituto per gli Studi Politici e Internazionali (IPIS), dove esperti internazionali hanno avvertito che gli attacchi deliberati contro impianti nucleari a fini pacifici rappresentano una grave violazione delle norme internazionali e costituiscono una minaccia diretta al regime globale di non proliferazione.

I relatori comprendevano Kazem Gharibabadi, vice ministro degli Esteri iraniano per gli Affari giuridici internazionali; Mick Wallace, ex membro del Parlamento europeo per l’Irlanda; Štefan Harabin, ex ministro della Giustizia della Slovacchia; Giulio Chinappi, ricercatore presso il Centro Studi Eurasia Mediterraneo in Italia; e Anton Chlopkov, direttore del CENESS (Centro per gli Studi Energetici e di Sicurezza) della Russia.

Moderato da Hossein Sadat Meidani della Scuola di Relazioni Internazionali dell’Iran, il panel ha sottolineato come tali attacchi erodano la fiducia, compromettano la trasparenza e mettano in pericolo sia la sicurezza umana sia quella ambientale.

La critica del panel si è incentrata in particolare sugli interventi di Kazem Gharibabadi, vice ministro per gli Affari internazionali e giuridici dell’Iran, che ha messo in evidenza l’“approccio discriminatorio” dell’Occidente. Ha messo a confronto le forti condanne internazionali degli attacchi contro le strutture nucleari in Ucraina con il silenzio seguito all’aggressione contro l’Iran. «Tutti sono rimasti zitti, hanno taciuto», ha dichiarato, sostenendo che le potenze occidentali hanno persino bloccato una risoluzione sulla questione alla Conferenza generale dell’AIEA, a dimostrazione del fatto che «qui funziona la politica, non i fondamenti giuridici».

Mick Wallace ha descritto l’Unione Europea come «intrisa di ipocrisia». Ha affermato che è «scioccante che gli europei, non un solo Stato membro dell’UE, abbiano condannato gli attacchi israeliani e statunitensi contro l’Iran». Mettendo a confronto le critiche rivolte in passato dall’UE all’Iran con il silenzio sull’uccisione di decine di migliaia di persone in Palestina, ha sostenuto che ciò rivela una «mentalità coloniale» dei «civilizzati contro i barbari». Wallace ha concluso che l’UE non possiede più una politica estera indipendente ed è diventata un «semplice burattino dell’impero statunitense».

La discussione è stata incardinata attorno ad alcune domande chiave, tra cui le implicazioni giuridiche degli attacchi contro impianti posti sotto salvaguardia, le conseguenze per la pace globale e la sicurezza ambientale, le misure per rafforzare l’autorità del TNP e le strategie di lungo periodo per accrescere la resilienza del sistema di non proliferazione contro violazioni motivate politicamente.

Giulio Chinappi ha affermato: «L’Europa non è affatto una potenza nel XXI secolo». Ha sostenuto che l’Europa ha perso la propria capacità di azione, non possiede una politica estera o economica indipendente e si limita a seguire i dettami di Washington. Ha dichiarato che la non proliferazione è diventata «un’arma degli Stati Uniti per mantenere la propria egemonia» e che l’unica soluzione può venire da un nuovo ordine mondiale creato dalle potenze emergenti. «Associazioni come i BRICS possono creare un nuovo ordine mondiale basato su un diritto internazionale realmente democratico, in cui tutti i Paesi contano allo stesso modo», ha detto.

Il panel ha sottolineato che, se tali azioni resteranno impunite, potrebbero indebolire la fiducia nei meccanismi multilaterali e incoraggiare ulteriori comportamenti illegali. Rafforzare la responsabilità, riaffermare i diritti degli Stati all’uso pacifico dell’energia nucleare e condannare gli attacchi contro le infrastrutture nucleari civili sono stati identificati come passi essenziali per preservare la credibilità del regime di non proliferazione.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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