Conferenza sotto la Torre di Pisa: giù le mani dai beni culturali verso lo sciopero generale del 28 novembre

La CUB ha tenuto a Pisa una conferenza stampa con presidio per denunciare la precarietà nel settore culturale: salari poveri, part time involontari, appalti e false partite IVA. Verso lo sciopero generale del 28 novembre, per fondi, stabilizzazioni e dignità.

Lunedì 17 novembre la Cub alle ore 15 indice una conferenza stampa aperta e un piccolo presidio sotto la Torre di Pisa, in piazza dei Miracoli, per presentare e denunciare la reale condizione dei lavoratori e lavoratrici della cultura: vittime di salari poverissimi, part time involontari, partite ive coatte, volontariato sostitutivo e molto altro.  

Saranno presenti anche esponenti del sindacalismo di base che con noi hanno proclamato lo sciopero generale del 28 novembre e ci auguriamo anche i precari della conoscenza. Vogliamo parlare di cultura e del fatto che la legge di Bilancio non stanzi adeguati fondi dimenticandosi degli operatori che, per la stragrande maggioranza, sono precari.

Nella nostra città la storia è la stessa di tante altre. I beni culturali sono visti come accessori utili per attirare turisti, in una città in cui l’emergenza abitativa è un fatto concreto con migliaia di appartamenti sfitti e a causa anche degli affitti brevi.

I responsabili di questa situazione non sono certo gli studenti follemente ritenuti dalla destra ben pensante, e non solo, causa del degrado cittadino (vedi le cosiddette movide) salvo poi essere spremuti come limoni, per anni, da un oligopolio di padroni di casa, nella certezza che nessuna amministrazione comunale avrebbe messo mai un tetto ai prezzi per gli affitti o accresciuto esponenzialmente le tasse ai proprietari di appartamenti vuoti da tempo.

I beni culturali a Pisa si presentano dunque come un prodotto meramente commerciale e ad arricchirsi non sono certo i lavoratori e le lavoratrici in appalto, altro capitolo della cultura in Italia in cui troviamo esternalizzazioni selvagge e committenze forse volutamente indifferenti alle condizioni di lavoro che vengono poi perpetuate in luoghi pubblici.  Una sacca di precariato nel mondo della cultura con le condizioni di vita del personale a tempo indeterminato deterioratisi nel tempo, con poca formazione e bassi salari.

Il 28 novembre abbiamo indetto uno sciopero generale (sì, Giorgia, ancora di venerdì):

Per una Legge di Bilancio che non si sostituisca alle imprese nel compito di aumentare il potere di acquisto dei salari.

Per una legge di Bilancio che stanzi, al contrario di quella presentata, fondi e risorse per la stabilizzazione dei precari senza cacciarli, in silenzio dall’università, dai luoghi della cultura, dalla sanità.

Per la Palestina e i palestinesi.

Contro la guerra e l’economia di guerra.

Per i salari e i diritti dei lavoratori, la sanità, la scuola e i trasporti.

Per il rilancio di un piano di edilizia popolare.

Contro lo sfruttamento dell’ambiente che ipoteca il futuro.

Lunedì 17 parleremo specificatamente del lavoro nel settore culturale per sottolineare quanto lo sciopero sia l’unico strumento di rivendicazioni per un comparto giusto e rispettoso della dignità di chi vi opera.

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About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

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