Al City Hall per la prima volta andrà un socialista, immigrato e musulmano sciita.

Zohran Mamdani ha nettamente vinto le elezioni di martedì 4 novembre per la carica di sindaco di New York col 51,2% dei consensi, distanziando ampiamente Andrew Cuomo, l’ex Governatore democratico centrista dello Stato di New York, fermatosi al 39,7%.
Politico di lungo corso, Cuomo, si era presentato ugualmente in veste di indipendente nonostante la sconfitta alle primarie del partito Democratico subita da parte del 34enne neoletto.
Quasi irrilevante il 7,1% raccolto dal candidato repubblicano, Curtis Silwa, abbandonato anche da Trump e dalla maggior parte del suo partito a benefico di Cuomo, nell’estremo tentativo di sbarrare la strada al giovane candidato socialista.
L’elezione di Mamdani introduce un triplice elemento di novità per la carica di primo cittadino della Grande mela, in quanto risulta il primo di origini sud-asiatica, primo musulmano e primo nato in Africa e rompe definitivamente il consolidato paradigma per il quale le elezioni per le cariche importanti negli Stati Uniti si vincono al centro.
Con un programma incentrato sul diritto alla casa e su quelli della working class ha dimostrato che portando idee nuove e risposte concrete in relazione ai bisogni reali si riesce a mobilitare i ceti popolari, trasversalmente ai vari gruppi etnici della città dagli italiani agli ebrei dai neri ai latinos, e a vincere da outsider contro un politico di grande esperienza come Cuomo, appoggiato da tutto l’establishment del suo partito, oltre che dai conservatori, e con ingenti fondi a disposizione per la campagna elettorale versati da tutte le principali lobby della città.
La sua vittoria indica che, con la forza delle idee e la mobilitazione popolare di circa 100.000 attivisti in campagna elettorale, negli Stati Uniti è ancora possibile scardinare il tradizionale quadro politico.
Se la vittoria di Trump e del Maga alle presidenziali aveva fornito prova che è possibile farlo dall’estrema destra, facendo leva su un becero populismo di matrice bianca e suprematista, Zohran ha dimostrato l’esatto contrario da socialista, immigrato e musulmano sciita.
Nel complesso il Maga esce ridimensionato da questa tornata elettorale che vede eleggere governatori democratici, seppur moderati, sia in New Jersey che in Virginia e la vittoria dello stesso partito Democratico nel referendum che consente la rimodulazione dei collegi elettorali in California.
Mentre il socialismo ha da tempo intrapreso una preoccupante parabola discendente in Europa, sembra invece costituire una credibile via d’uscita dalla crisi sociale e contro i guasti del turbo-capitalismo a trazione finanziaria negli Stati Uniti, nei quali, prima dell’ascesa di Bernie Sanders, solo il pronunciare tale termine rappresentava garanzia di sconfitta elettorale.
I processi politici per definirsi tali devono, indubbiamente, passare al riscontro del tempo, pertanto questa vittoria potrebbe anche costituire la pietra miliare di una nuova era per il partito Democratico, da tempo asfittico nonché privo di leadership e di proposte politiche convincenti.
Andrea Vento
6 novembre 2025
Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
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