Questa comunicazione, presentata ai sensi dell’art. 15 dello Statuto di Roma, espone elementi di fatto e di diritto sulla situazione a Gaza e sulla responsabilità italiana, chiedendo alla CPI l’immediato esame preliminare e la possibile apertura di un’indagine formale.

I Giuristi e Avvocati per la Palestina (GAP) annunciano che ieri, martedì 14 ottobre 2025, è stata inviata al Procuratore della Corte penale internazionale la versione inglese della denuncia per complicità in genocidio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dei ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto e dell’amministratore delegato di “Leonardo” SpA, Roberto Cingolani. Il testo della denuncia che è stato inviato al Procuratore a nome dei 51 firmatari insieme a 51 allegati di documentazione probatoria, è stato pubblicato sul sito www.giuristiavvocatiperlapalestina.org, dove chiunque può aderirvi. Le adesioni finora pervenute sono più di quarantunomila, ma la raccolta proseguirà ad oltranza nei prossimi mesi, almeno fino alla fine dell’anno, ed organizzeremo iniziative in merito su tutto il territorio nazionale.
Con tale denuncia intendiamo dare espressione alla volontà della stragrande maggioranza del popolo italiano di ripudiare il genocidio del popolo palestinese e tutti coloro che in qualsiasi modo vi concorrano. Come affermato dal primo ministro Sánchez, nessuna pace può fondarsi sull’ impunità dei carnefici e dei loro complici. L’Italia interrompa immediatamente ogni fornitura di armi verso Israele ed ogni collaborazione militare col regime genocida.
Premessa
La presente comunicazione è inviata ai sensi dell’art. 15 dello Statuto di Roma e ha lo scopo di sottoporre all’Ufficio del Procuratore elementi di fatto e di diritto che integrano la commissione di uno o più crimini rientranti nella giurisdizione della Corte, al fine di ottenere l’immediata attivazione di un procedimento di fronte alla stessa. La comunicazione ha ad oggetto fatti ed atti concernenti la situazione a Gaza, della quale la Corte è stata investita già vari anni fa e della quale essa si è da quel momento ininterrottamente occupata, specie di fronte alla tragica escalation dei crimini commessi. La denuncia si sofferma su alcune delle complicità internazionali, in particolare quelle di membri del governo italiano, che hanno reso presumibilmente possibile la commissione dei crimini di guerra e contro l’umanità dell’indagine sui quali codesta Corte è da tempo incaricata, come pure l’attuazione del piano genocida sul quale è in corso il giudizio della Corte internazionale di giustizia. Pertanto si raccomanda a codesta Corte penale internazionale di valutare la possibilità di inserirne il trattamento nel dossier già aperto a tale proposito, valorizzando gli apporti che questa denuncia può dare all’indagine in corso. Al tempo stesso essa si inserisce nel caso di giurisdizione contenziosa promosso dal Sudafrica e in seguito da molteplici altri Stati di fronte alla Corte internazionale di giustizia contro Israele, accusata di genocidio, dato che verte sulla complicità nello stesso da parte dell’Italia, che si concretizza nella fornitura di armamenti e in altri comportamenti volti ad agevolare la commissione del crimine in questione. La responsabilità di Israele, e quindi dei suoi leader politici e militari, per il genocidio, è stata chiaramente affermata dalla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sui territori palestinesi occupati, istituita il 27 maggio 2021 dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nel suo rapporto del 16 settembre 2025 (a-hrc-60-crp-3.pdf).
Va ulteriormente sottolineato, già in questa fase introduttiva, che senza l’appoggio sostanziale proveniente da vari Stati occidentali, tra i quali per l’appunto l’Italia, non sarebbe stata possibile l’offensiva militare che ha per obiettivo anche e soprattutto la popolazione civile, che Israele ha intrapreso a partire dal 7 ottobre 2023, provocando un numero di vittime tra la stessa certamente non inferiore alle 60.000, di cui dalla metà a un terzo bambini, per non parlare di quelli che stanno morendo di fame e che hanno riportato danni irreparabili. Sosteniamo che vi sia una presumibile complicità del governo italiano nei crimini israeliani menzionati e che la relativa responsabilità sorga presumibilmente in capo ai principali componenti del governo italiano e cioè il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli esteri nonché vicepremier Antonio Tajani, e il ministro della difesa Guido Crosetto, da ritenere presumibilmente colpevoli in quanto titolari del potere decisionale in ordine alla cooperazione militare e di sicurezza con Israele e all’autorizzazione delle forniture di armi, senza che possano opporre alcuna immunità di natura personale e funzionale, dato che le relative attività si sono svolte nel più evidente dispregio delle normative interne e internazionali. Oltre ai tre componenti del governo appena indicati, riteniamo si debba ritenere la presumibile colpevolezza, per complicità nel genocidio e in altri gravi crimini di guerra e contro l’umanità, dell’amministratore delegato e direttore generale della principale azienda di produzione di armamenti italiana Leonardo SpA, Roberto Cingolani, in quanto titolare del potere decisionale relativo al trasferimento di armamenti e marchingegni bellici di vario genere verso Israele, nonché all’attuazione di progetti di cooperazione con tale Stato che stanno agevolando la commissione di tali crimini.
Sintesi dei fatti
Lo sterminio in atto del popolo palestinese a Gaza è entrato in una nuova e tragica fase contrassegnata dalla ripresa di bombardamenti massicci e indiscriminati e dall’esclusione della popolazione da ogni genere di soccorso umanitario e dall’accesso ai beni primari. Secondo quanto espressamente dichiarato dalle principali autorità politiche e militari israeliane, lo scopo di tale offensiva è costringere i Palestinesi ad abbandonare il loro territorio, dando vita ad un’operazione di vera e propria pulizia etnica; il suo carattere indiscriminato e l’evidenza che ne siano vittime in gran numero i civili palestinesi evidenziano allo stesso tempo il suo carattere genocida, ricadente nell’art. II della Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio del 1948.
«Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale:»
(a) uccisione di membri del gruppo;
(b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
(c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;
(d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo;
(e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.
Tali atti sono stati compiuti nella piena consapevolezza del fine perseguito, come emerge da varie dichiarazioni di responsabili politici e militari israeliani che postulano l’eliminazione dei Palestinesi, senza distinguere tra civili e combattenti, come propria finalità ultima.
I crimini internazionali compiuti dal governo israeliano contro la popolazione palestinese a Gaza e in Cisgiordania non sarebbero possibili senza una vasta rete di complicità internazionali, che comporta a sua volta la commissione di vari crimini. Tale complicità si manifesta sia mediante azioni che mediante omissioni.
a) La complicità del governo italiano nei crimini di Israele
Col suo sostegno al governo israeliano, in particolare mediante la fornitura di armamenti micidiali, il governo italiano si è reso colpevole di complicità nel genocidio in corso e nei gravissimi crimini di guerra e contro l’umanità commessi ai danni della popolazione palestinese, sia a Gaza che in Cisgiordania, specie a partire dal 7 ottobre 2023.
A1) Fornitura di armamenti, munizioni e servizi bellici
Il governo italiano in un primo tempo ha negato l’invio di armi ad Israele; l’11 aprile 2024 lo ha ammesso in sede parlamentare (risposta del sottosegretario Silli), confermando 212 operazioni di esportazione per un valore complessivo di 4,3 milioni di euro dopo il 7 ottobre. Successive dichiarazioni governative non appaiono supportate da adeguati elementi di verifica e risultano smentite dal contesto fattuale.
a) Armi leggere Beretta utilizzate dai coloni israeliani in Cisgiordania per aggressioni alla popolazione palestinese.
b) Fornitura di ordigni esplosivi ad alto potenziale prodotti in Italia e concessione del diritto di passaggio ad armamenti di vario tipo.
c) Ammissione di Leonardo circa la prosecuzione nel 2025 di assistenza tecnica, riparazioni e ricambi per la flotta M‑346 dell’Aeronautica israeliana.
d) Ruolo di basi e aeroporti italiani (Sigonella, Ancona, Bari, Brindisi, Ciampino, Napoli) nel ponte aereo militare e nelle operazioni di intelligence a supporto di Israele.
e) Fornitura di cannoni navali 76/62 Super Rapido MF alla Marina israeliana (Oto‑Melara).
f) Consegna di elicotteri AW119Kx (Leonardo Helicopters) alla Flight Training School dell’Aeronautica israeliana (base di Hatzerim).
g) Assistenza tramite Rada/Leonardo per la trasformazione di bulldozer in mezzi d’assalto, richiamata nel rapporto della Relatrice speciale ONU Francesca Albanese.
h) Partecipazione di Leonardo al programma F‑35, impiegato nei bombardamenti su Gaza dall’ottobre 2023.
i) Partecipazione di Leonardo al consorzio MBDA che produce la bomba GBU‑39 usata nei bombardamenti a tappeto.
j) Incremento degli acquisti italiani da aziende israeliane (Rapporto Milex) e cooperazione tecnica che alimenta la capacità bellica israeliana.
k) Mobilitazioni dei lavoratori portuali (Genova, Livorno, Ravenna) che hanno bloccato temporaneamente spedizioni militari verso Israele.
l) Analisi IRIAD/Archivio Disarmo su export 2024–inizio 2025: flussi di armi e componenti, elicotteri AW119, cannoni navali e cooperazione F‑35.
m) Esportazioni italiane 2024 di macchine per l’elaborazione dell’informazione (cat. 8471) con possibili usi duali militari.
n) Autorizzazioni 2024 per 5,8 milioni di euro in ‘armi, munizioni e parti’, in larga parte non dettagliate pubblicamente (legge 185/1990).
o) Spedizioni nella voce ‘navigazione aerea e spaziale’ (aeromobili, droni, radar) per oltre 34 milioni di euro, con scarsa tracciabilità.
p) Rivelazioni parlamentari (on. Bruno Marton) su export di materiali come cordoni detonanti, nitrato d’ammonio, trizio; sequestri della Procura di Ravenna.
q) Segretezza politica, diplomatica e militare su trasferimenti; ostacoli alla trasparenza e al controllo di legalità.
r) Memorandum d’intesa Italia‑Israele (Parigi, 16 giugno 2003) in materia di cooperazione militare e difesa con clausole di segretezza.
s) Conferma governativa (min. Ciriani) della prosecuzione della cooperazione militare e di intelligence nonostante la crisi umanitaria.
t) Ruolo di Leonardo S.p.A. quale impresa a controllo pubblico coinvolta nella catena di approvvigionamento (F‑35) e nelle operazioni aeree su Gaza.
u) Cooperazione informatica/quantistica e IA con soggetti israeliani; investimenti CdP Venture Capital / Neva in società tech con possibili impieghi duali.
v) Dati Altreconomia (luglio‑agosto 2025) su invii di cordoni detonanti, nitrato d’ammonio, trizio e altri materiali strategici.
w) Accordo bilaterale Italia‑Israele su cybersecurity e collaborazioni accademico‑industriali con possibili ricadute militari.
x) Possibile utilizzo del territorio e delle acque italiane per operazioni con droni contro la Flottilla (dossier Global Movement su Gaza).
y) ‘Decompressione’ di militari israeliani in località italiane, con vigilanza DIGOS; rilievo della prassi nelle dottrine operative.
z) Sintesi: coinvolgimento sistemico dell’apparato italiano nella strategia israeliana, aggravato da accordi coperti da segreto.
A2) Interruzione del soccorso umanitario e posizioni sui mandati della CPI
Il piano israeliano di pulizia etnica e genocidio si avvale anche del blocco di beni essenziali. In tale contesto si colloca l’interruzione dei finanziamenti italiani all’UNRWA (27 gennaio 2024), parzialmente ripresi dopo quattro mesi. La CPI ha emesso due mandati di cattura (21 novembre 2024) contro il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Le dichiarazioni di esponenti del governo italiano sulla mancata esecuzione dei mandati si configurano come ulteriore indizio di complicità e sostegno politico.
Qualificazione giuridica dei fatti
a) I crimini di Israele
Le condotte israeliane integrano fattispecie di cui agli artt. 6 (genocidio), 7 (crimini contro l’umanità) e 8 (crimini di guerra) dello Statuto della CPI. La Corte internazionale di giustizia (CIJ) ha emesso Ordinanze di misure provvisorie (26 gennaio e 28 marzo 2024) e un Parere consultivo (19 luglio 2024) attestando la gravità delle violazioni. Il rapporto della Commissione internazionale indipendente (16 settembre 2025) ravvisa quattro ipotesi delittuose ex Convenzione 1948 sul genocidio.
b) La presumibile complicità dell’Italia nei crimini di Israele
Alla luce dell’art. III della Convenzione sul genocidio (complicità) e dell’art. 1 (obbligo di prevenire e punire), nonché degli artt. 25(3)(c)-(d) dello Statuto della CPI, emergono profili di responsabilità per aiuto e assistenza. Rilevano altresì l’art. 16 del Progetto di articoli sulla responsabilità degli Stati (CDI, 2001) e la prassi/giurisprudenza internazionale (es. caso Taylor).
Responsabili
Le competenze decisionali in materia di politica estera, cooperazione militare e autorizzazioni all’export di armamenti in Italia sono in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e ai Ministri degli Affari Esteri e della Difesa (nonché dell’Economia per i profili di controllo). La legge n. 185/1990 vieta export verso Paesi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani o coinvolti in conflitti. Oltre ai membri del governo, si profila la responsabilità dell’AD di Leonardo S.p.A., Roberto Cingolani, per le scelte industriali e commerciali attinenti.
Elementi di prova
Gli elementi di prova sono costituiti da atti e rapporti ONU, rapporti di organizzazioni specializzate sul commercio di armamenti, dichiarazioni di autorità italiane, interrogazioni parlamentari e articoli di stampa, come indicati nell’allegato (inclusa la denuncia presentata alla Procura di Roma e la sua integrazione).
Conclusioni e richiesta
Alla luce di quanto sopra esposto, si chiede all’Ufficio del Procuratore della Corte Penale Internazionale di:
Avviare un esame preliminare ai sensi dell’art. 15 dello Statuto di Roma;
Procedere alla valutazione sull’apertura di un’indagine formale.
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