Comunicato stampa della CUB Pubblica Amministrazione di Pisa

Draghi e Letta spingono l’UE a debito e riarmo, premiando finanza e industria bellica. In Italia salari bassi, contratti pubblici al ribasso e servizi sottofinanziati rischiano tagli. CUB Pisa denuncia: militarizzazione, riconversioni e privilegi ai militari minacciano welfare e diritti.

Il rapporto Draghi e il Piano Letta non solo favoriscono la speculazione finanziaria ma spingono la Ue al riarmo, mettono al centro la finanza che poi detiene le azioni di imprese belliche.  E dopo decenni di austerità salariale, di ideologia del pareggio di bilancio oggi la Ue spinge per indebitarsi a livello comunitario per destinare risorse al riarmo. Non si indebiteranno, ma fino ad un certo punto, i singoli paesi, il debito sarà della Ue e funzionale al riarmo. La ripresa produttiva in Germania e nei paesi Ue va verso le imprese di armi, da anni gli Usa, con i dazi, il rincaro dei prodotti energetici e attraverso la guerra in seno alla Europa hanno assestato un duro colpo all’economi del vecchio continente. Draghi da anni parla di fare a meno della energia russa e così facendo hanno spinto la Ue verso il riarmo sobbarcandosi crescenti oneri come dimostra il muro anti-droni per i paesi Baltici oggi e domani per il resto del continente. La manifattura meccanica è oggetto di ridimensionamento e molte aziende decotte o deliberatamente abbandonate al declino saranno riconvertite a uso militare.

Ma al contrario della Germania che ha un gettito tributario superiore ad ogni altro paese europeo e un rapporto tra Pil e debito che permette ampio utilizzo della spesa pubblica l’Italia ha puntato tutto sulla riduzione delle tasse, sulla delocalizzazione produttiva e sul basso costo del lavoro. La politica dei bassi salari non è stata di aiuto al paese, ha mortificato la domanda interna, impedito investimenti tecnologici e processi innovativi.

Emblematico è il caso della Pubblica amministrazione, esistono forte disparità salariali tra i vari comparti pubblici e perfino tra Enti dello stesso comparto, si investe poco e male in formazione, si tengono fermi da anni i buoni pasto a 7 euro, una cifra con cui nelle grandi città si fa una buona colazione ma non certo un pranzo. Per la Pa hanno pensato di rinnovare i contratti con aumenti inferiori di due terzi al costo della vita, sono perfino intervenuti per alleggerire il peso a fini previdenziali dei versamenti con il sistema retributivo che ormai riguardano quanti stanno per andare in pensione.

Nel 2021 la spesa pubblica nella UE si è attestata al 51,5% del Pil, una percentuale inferiore a quella del 2020 con una lieve crescita del Pil. Si spende buona parte delle risorse in “protezione sociale” circa il 20,5% del PIL. La “salute” viene subito dopo con un peso dell’8,1% (Italia al 7,6%). Nel nostro paese spendiamo meno della media europea per istruzione e sanità, da qui a pochi anni le pensioni perderanno potere di acquisto e usciremo dal lavoro a 68 anni.

Siamo un paese nel quale i numeri dei pensionati crescono e gli occupati restano al palo, le ore lavorate non crescono e troppi sono ancora i part time incolpevoli.

Da anni hanno rinunciato a trasformare la PA in strumento di crescita dell’economia attraverso servizi moderni ed efficienti, prevenendo le catastrofi ambientali, curando la manutenzione del territorio. Il riarmo destina crescenti risorse alle tecnologie militari e al settore bellico, creeranno perfino corsie privilegiate in termini previdenziali e stipendiali per i militari di carriera. Quando non ci saranno più i prestiti europei non resterà che contrarre la spesa sociale, abbattere la scure dei tagli sulla Pubblica amministrazione come accaduto negli Usa e in Grecia pur per ragioni differenti. I settori pubblici sono direttamente interessati alla guerra, subiranno per primi i contraccolpi di una economia che punta tutto sul riarmo, sull’indebitamento, sui processi di militarizzazione privilegiando la ricerca a fini di guerra rispetto a quella ad uso civile. La Cub non intende sottrarsi ai compiti propri di un sindacato conflittuale e coerente, non possiamo tacere o girarci dall’altra parte quando stanno per tagliare le risorse del welfare e abbassando il potere di acquisto per favorire grandi investimenti, e processi speculativi, nel Riarmo.

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About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

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