“Venite a vedere il sangue per le strade”

Il 23 settembre 1973, pochi giorni dopo il golpe contro Salvador Allende, moriva il poeta Pablo Neruda. Il ricordo di Rodrigo Rivas.

Pablo Neruda è morto il 23 di settembre del 1973, 12 giorni dopo il colpo di Stato, il bombardamento del palazzo presidenziale, la morte di Salvador Allende, l’inizio dell’Orrore.

Le cause della sua morte sono ancora discusse: decesso naturale dovuto a cancro oppure avvelenamento nella clinica dov’era ricoverato?

È invece fuori dubbio che i portatori della peste nera in versione cilena s’impegnarono allo spasimo per accelerarne la dipartita.
Tra altre miserie, perquisirono la sua abitazione distruggendone tutto ciò che trovavano.

In verità, trovarono più prove del suo evidente antifascismo.

Ad esempio (scimmiottando Rubén Dario), trovarono un lego di cianfrusaglie che sembrava un palazzo con le guglie, una tenda fatta da tessuti indigeni che pareva roba d’alienigini, un branco di elefanti che imitavano i cantanti, un’edicola di argilla nascosta sotto una postiglia, un’ampia keffia, regale come un manto, per ospitare il pianto, e una gentile principessa, Matilde, bella quanto il mare de Isla Negra.

Pablo ci fece due ultimi regali.
Il primo fu un libro, “Incitamento al nixonicidio”.
Non contiene le sue migliori poesie, anche perché scritto troppo in fretta, ma è indubbiamente suo e nostro.
Il secondo fu la prima manifestazione contro i golpisti, nata per poter accompagnarlo al cimitero.
Certamente, c’era tanta paura, ma la commozione causata dalla sua morte aveva convocato tanti giornalisti stranieri che si è riusciti a farla, tra un bosco di soldati agghindati con elmetti, stivali e mitra.
È stata possibile “perché anche i fascisti temono l’informazione”.
Quando esiste.

Per ricordarlo, oltre ad un breve filmato su quella manifestazione, ho tradotto una sua poesia del 1936.

“Spiego alcune cose” parla della Spagna, noi ci leggevamo allora il Cile.
Continuiamo a farlo.
Ti ricordi Patrizio, fratello?

Spiego alcune cose

Vi chiederete:
Dove sono i lillà?
La metafisica coperta di papaveri?
La pioggia che spesso colpiva le sue parole riempiendole
di buca e di uccelli?
Vi racconterò tutto quel che mi accade.

Io vivevo in un quartiere di Madrid con campane,
orologi, alberi.
Da lì si vedeva il volto di Castiglia rinsecchito come un oceano di cuoio.
Chiamavano la mia
“la casa dei fiori”, poiché da ogni parte scoppiavano i gerani. Era una bella casa,
con cani e ragazzi.

Raúl, ti ricordi?
Ti ricordi, Rafael?
Federico, laggiù, sottoterra,
ti ricordi della mia casa con balconi,
dove la luce di giugno affogava i fiori nella tua bocca?
Fratello, fratello!

Tutto si traduceva in grandi voci,
in sale delle merci,
in conglomerati di pane palpitante.
Nel mercato del mio rione di Argüelles,
con la sua statua che sembrava un calamaio pallido tra i merluzzi,
l’olio arrivava nei cucchiai,
riempiva le strade un profondo brusìo di mani e di piedi,
metri, litri, acuta essenza della vita,
pesci accatastati,
intreccio di tetti sotto un freddo sole dove la freccia s’affatica,
il fino avorio delirante delle patate,
i pomodori in fila fino al mare.

E una mattina tutto questo era in fiamme;
e una mattina i roghi uscivano dalla terra divorando esseri.
E da allora fuoco,
polvere da sparo da allora.
E da allora, sangue,
banditi con aerei e con mori,
banditi con anelli e con duchesse,
banditi con neri frati benedicenti
che arrivavano dal cielo ad uccidere bambini.
E per le strade il sangue dei bambini correva semplicemente,
come sangue di bambini.
Sciacalli che lo sciacallo schiferebbe,
Sassi che il cardo secco sputerebbe dopo un morso.
Vipere che le vipere odierebbero!

Davanti a voi ho visto
sollevarsi il sangue della Spagna
per annegarvi in una sola onda
di orgoglio e di coltelli!
Da ogni casa morta esce metallo ardente invece di fiori.
Da ogni buco di Spagna
la Spagna viene fuori.
Da ogni bimbo morto spunta un fucile con gli occhi.
Da ogni crimine nascono pallottole che un giorno troveranno il vostro cuore.

Chiederete: perché la sua poesia non ci parla del sogno, delle foglie, dei grandi vulcani del suo paese natio?
Venite a vedere il sangue per le strade,
venite a vedere il sangue per le strade,
venite a vedere il sangue
per le strade!

CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte e del link originale.

Avatar di Sconosciuto

About Rodrigo Rivas

Rodrigo Andrea Rivas è un giornalista, scrittore ed economista nato a Santiago del Cile. Giovane dirigente di Unidad Popular a sostegno del governo di Salvador Allende, è in Italia dal 1974, esiliato dopo il golpe di Augusto Pinochet. Già direttore di Radio Popolare e docente universitario, ha pubblicato oltre 50 libri di politica ed economia internazionale.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.