La Vuelta a España e le parole sconsigliate in TV

Alcune riflessioni di Rodrigo Rivas su quanto accaduto in occasione della corsa a tappe spagnola.

Chiude un tale Tamburello (o simile): “L’ultima tappa del Giro di Spagna è stata sospesa a causa dei manifestanti pro Pal” (“Domenica sportiva”, 14 settembre 2025).

“Manifestanti pro Pal”?
Lievemente rincoglionito, ci metto un po’ a capire che si parla dei manifestanti pro Palestina in Spagna.
Circa un secolo fa, Rafael Leonidas Trujillo, allora presidente della Repubblica Dominicana per opera e grazia di Washington, veniva a conoscenza della difficile situazione attraversata dalla sede del locale Palazzo Madama, e cioè della sede del Senato dominicano.
“Gli haitiani”, gli raccontò M.me Ivonne, Presidenta del Senato e amministratrice del postribolo adibito a così alte funzioni, “dopo avere consumato si rifiutano di pagare”.

Don Rafael, da uomo di ferrei principi, montò in collera. Fece chiamare dalla stanza vicina il suo ministro degli interni, in faccende intricate affaccendato, e gli detto un decreto che, con effetti immediati, condannava a morte ogni haitiano che fosse ritrovato sul sacro suolo patrio.

Ebbe così inizio il peggiore tra i tanti massacri di haitiani ma, dopo qualche ora, si pose un problema serio: non pochi dominicani erano neri, quantomeno scuri di pelle.
Come distinguerli?

Durante la crociata che portò alla conquista dell’Occitania il vescovo di Beziers, non era dominicano (dell’ordine, ndc), aveva indicato la soluzione: “Ammazzateli tutti. Dio, onnisciente, separerà I buoni cristiani dai cattivi catari”.

Ma gli storici dominicani non furono consultati e il problema fu risolto da un caporale.
“Facciamo pronunciare a tutti i neri la parola “PEREJIL”.
Gli haitiani non riescono a pronunciare la jota (J).
Nero che non ha la jota, subirà il rigore della giustizia, e cioè sarà subito fucilato”.
Era un caporale, avrebbe detto Napoleone, con le stigme da generale in saccoccia.

I disgraziati con scarsità di J furono almeno 30.000.
Poi, si calmarlo le acque ed il Senato tornò al suo antico splendore.
Tutti pagavano salvo i ministri.

Sentendo il “pro pal” mi sono augurato che a nessuno dei nostri illustrati amministratori venga in mente di proporre il divieto informale della parola Palestina.
Comunque, consiglio alla Casagit, la Cassa integrazione dei giornalisti, che preparino un vademecum per evitarne l’uso.

Secondo Giovanni (Gv 1,1), all’inizio era il verbo che poi diventò carne.
Secondo Carlo Levi le parole sono pietre. Potendo ferire o lenire, vanno usate con cura e cautela.
Infine, Perejil e Palestina ripropongono la domanda di Totò:
“Siamo uomini o caporali?”

Escludendo RAI e sorellastre, potrete verificare facilmente che i manifestanti pro Palestina hanno invaso Madrid, divelto le transenne, costretto a comportamenti civili oltre 2.000 poliziotti.
Ovviamente, la corsa è diventata impossibile.
Il vincitore individuale, il danese Vingegaard, riceverà il premio per corrispondenza, la vincitrice materiale, la Palestina, è stata premiata sulla Gran Vía.

“Sapete cosa mi ha detto un caro parente dell’occupazione”?
Che ha sentito “quella gentaglia che c’era lì dentro” canticchiare un vecchio motivetto degli Anni ’30 spagnoli:
“Dicono che la patria sia un fucile e una bandiera. La patria sono i miei fratelli che lavorano la terra mentre qui c’insegnano come si uccide in guerra”.

W la Palestina (e viva il perejil)

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About Rodrigo Rivas

Rodrigo Andrea Rivas è un giornalista, scrittore ed economista nato a Santiago del Cile. Giovane dirigente di Unidad Popular a sostegno del governo di Salvador Allende, è in Italia dal 1974, esiliato dopo il golpe di Augusto Pinochet. Già direttore di Radio Popolare e docente universitario, ha pubblicato oltre 50 libri di politica ed economia internazionale.

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