Siamo certi che l’economia di guerra farà uscire la UE dalla sua crisi strutturale?

La UE finanzia la “competitività” investendo 175 miliardi in Horizon Europe e stanziando 131 miliardi per difesa e spazio: dietro l’innovazione civico‑digitale si nasconde un massiccio indirizzo all’economia di guerra, con indebitamento e tagli al welfare.

Iniziamo a prendere confidenza con il Quadro Finanziario Pluriennale (“QFP”) della Ue, per farlo è possibile guardare un po’ in rete senza accontentarci della vulgata ufficiale comunitaria. Tuttavia, proviamo a prendere confidenza con i documenti Ue:

https://commission.europa.eu/publications/european-competitiveness-fund_en

Avremo una manovra virtuosa atta ad evitare contraddizioni e l’insorgere di nuove crisi politiche ed economiche ma siamo davanti a una sorta di grande operazione a favore del Riarmo Europeo?

La Ue ha un nuovo faro guida ossia il libro bianco della competitività di Letta e Draghi, alle tradizionali misure di austerità subentrano risorse per sostenere con soldi Ue investimenti privati e pubblici in particolare nella transizione digitale, nella ricerca di energia non fossile (ergo anche il nucleare), nelle biotecnologie e infine nel settore della difesa tra nuovi sistemi di arma, tecnologie duali, spazio, droni e cyber sicurezza:

Il Fondo europeo per la competitività, il rinomato programma quadro di ricerca dell’UE, con il suo programma di punta Horizon Europe del valore di 175 miliardi di euro, continuerà a finanziare l’innovazione di livello mondiale. Horizon Europe e il Fondo per la competitività offriranno supporto per l’intero percorso di investimento di un progetto (dalla fase di concezione all’espansione) e ridurranno sia i costi per i potenziali beneficiari sia i tempi di erogazione.  

Tuttavia, ad acquisire sempre maggiore peso è il settore bellico e con esso la costruzione della economia di guerra, un tema non sufficientemente sviscerato nei documenti ufficiali; tuttavia, la attenzione verso le infrastrutture nasconde l’interesse duale, civile e militare con una reale possibilità che arrivi anche l’indebitamento comunitario, e di singoli paesi, in deroga alle norme vigenti e attraverso revisioni di spesa che taglieranno fondi al welfare.

Il bilancio a lungo termine contribuirà a costruire un’Unione europea della difesa, in grado di difendersi, rimanere connessa e agire rapidamente ogni volta che è necessario. La sezione difesa e spazio del Fondo europeo per la competitività stanzierà 131 miliardi di euro per sostenere gli investimenti in difesa, sicurezza e spazio, cinque volte superiori a livello UE rispetto al precedente QFP. Gli Stati membri e le regioni avranno la possibilità di sostenere, su base volontaria e in base alle esigenze e alle priorità regionali, progetti relativi alla difesa nei loro piani di partenariato nazionali e regionali. Il componente della mobilità militare del meccanismo per collegare l’Europa sarà moltiplicato per dieci. Sosterrà gli investimenti infrastrutturali a duplice uso insieme a quelli civili e contribuirà a un forte impulso alla sicurezza informatica, alle infrastrutture e allo sviluppo della difesa in generale. Per migliorare la sicurezza energetica, il meccanismo per collegare l’Europa fornirà finanziamenti a progetti transfrontalieri nei settori dell’energia e dei trasporti. 

Il nuovo bilancio prevede inoltre maggiori finanziamenti per la gestione delle migrazioni, per rafforzare le frontiere esterne dell’UE e per rafforzare la sicurezza interna. Saranno stanziati 34 miliardi di euro, triplicando i finanziamenti rispetto al periodo di finanziamento precedente. Gli Stati membri riceveranno il sostegno dell’Unione per rispondere in modo rapido ed efficace agli sviluppi sul campo. I fondi aiuteranno gli Stati membri a potenziare le capacità di contrasto online e offline, a dotare le nostre guardie di frontiera degli strumenti adeguati per proteggere le frontiere esterne e ad attuare un sistema di gestione della migrazione equo e rigoroso nell’ambito del Patto per la migrazione e l’asilo. 

Chiudiamo sul capitolo tasse, gli alfieri della riduzione delle tasse oggi palesano posizioni ben diverse, non potendo accrescere più di tanto il debito pubblico (gli Usa lo scaricano invece sul mondo imponendo dazi o scaricando parte della spesa militare sulla Ue) dovranno pur trovare le risorse indispensabili per le prossime manovre di bilancio, E con quali strumenti? Con qualche tassa in più, magari sulle emissioni, sui rifiuti elettronici e facendo pagare qualcosa alle aziende con fatturato di almeno 100 milioni di euro:

L’Europa della austerità si sta trasformando nella Europa del riarmo, un continente in crisi che accetta supina gli attacchi Usa ma allo stesso tempo non lesina fondi al riarmo e a tutti i capitoli di bilancio legati alla difesa.

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About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

There is one comment

  1. Alberto L. Beretta

    Nei fatti è la via peggiore, già percorsa più volte.

    Accelererà e aggraverà il crollo dell’euroatlantismo, soprattutto sul versante europeo, teatro di guerra, mentre i BRICS e altri Paesi, non così deficienti, sadomasochisti, malgovernati come i nostri, stanno ogni giorno stringendo mani, prosperano, fuori dall’orrendo euratlanstismo reale, cancro della storia.

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