Leggi di Bilancio di guerra

La prossima Legge di Bilancio sarà un vero e proprio sostegno all’economia di guerra: spese militari in vertiginoso aumento, pacchetto sicurezza repressivo e tagli al welfare. Serve un’opposizione europea unitaria per difendere libertà, democrazia e alternative sociali.

La prossima Legge di Bilancio, da discutere e approvare nell’anno corrente, sarà una Finanziaria a supporto dell’economia di guerra, in attesa del testo serve ragionare su cosa fare nel prossimo autunno e dovremmo farlo con lo sguardo non solo all’Italia ma a tutti gli altri paesi europei sempre che si voglia costruire una opposizione e un’alternativa tanto all’economia di guerra quanto alla ideologia giustificatrice dei processi di riarmo che poi andranno a circoscrivere anche gli spazi di libertà e di democrazia. Il ragionamento vale per ogni paese europeo, in Italia a conferma di quanto appena scritto abbiamo il Pacchetto sicurezza e le minacce di intervento contro gli scioperi e i loro promotori.

L’investimento militare non dovrà determinare nuovo debito anche se sono già pronte le deroghe di spesa per gli investimenti bellici.

Il copione non è certo nuovo, basta esasperare il senso di pericolo per la Ue derivante dalla Russia, qualche narrazione a senso unico sulle minacce alla nostra stabilità e sicurezza e a quel punto la scelta dell’economia di guerra, dei processi di militarizzazione apparirà la sola scelta (sensata) possibile.

La spesa militare complessiva dovrebbe arrivare per la Francia a 64 miliardi di euro aumentando di circa il 65 per cento solo tra il 2017 e il 2025, nell’arco di un decennio o poco meno sarà invece raddoppiata in Italia invece si dovrebbe passare da 30 miliardi a 100 in dieci anni e già nel 2025 sono previsti almeno 4 miliardi di euro di aumento.

E urge anche ricordare che le altre voci a Bilancio statale, le misure di sostegno ai salari alle pensioni e al welfare fino agli aiuti alle comunità locali, saranno ben poca cosa rispetto agli investimenti nel settore militari ai quali aggiungere tutti gli interventi atti ad ammodernare e potenziare l’industria di produzione militare, la tecnologia duale, la riforma del sistema militare per accrescere il numero delle truppe. E numerosi capitoli di spesa oggi afferiscono ad altri Ministeri, presto ci renderemo conto che la spesa reale per le armi e il settore militare è ben maggiore di quella certificata dalla legge di Bilancio. E siamo solo all’inizio…

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About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

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