Un ponte tra Cina e India attraverso l’Himalaya

La riapertura dell’antico percorso di pellegrinaggio verso il Monte Kailash e il lago Manasarovar ha permesso ai devoti indiani di ripristinare un legame spirituale interrotto, gettando le basi per un rinnovato dialogo culturale e rafforzando la fiducia bilaterale.

Qian Feng (Global Times) – 4 luglio 2025

Sotto il vasto cielo dell’altopiano del Qinghai‑Tibet, il Monte Kangrinboqe innalza la sua vetta innevata verso i cieli, mentre il lago Manasarovar riflette la luce di millenni di devozione. Nell’estate del 2025, il percorso di pellegrinaggio a lungo interrotto per i credenti indiani è stato riaperto, e il primo gruppo di pellegrini ha completato il proprio viaggio. Questo rinnovato itinerario potrebbe fungere da “termometro” e da “catalizzatore” per migliorare le relazioni tra Cina e India, nonché da umile passo verso la ricostruzione del legame tra due antiche civiltà.

Il Monte Kangrinboqe e il lago Manasarovar, come spazi sacri che trascendono i confini religiosi, incarnano le aspirazioni spirituali condivise da induisti e devoti del buddhismo tibetano. Nei testi indù, il Monte Kangrinboqe è noto come “Monte Kailash”, dimora di Shiva durante le sue pratiche ascetiche, e i pellegrini vi possono purificare i propri peccati e ottenere la liberazione. Questa credenza risale all’era vedica ed è profondamente radicata nella memoria culturale collettiva degli induisti. Come ha affermato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, le visite dei pellegrini indiani allo Xizang per motivi religiosi sono “una parte importante dello scambio culturale e di persone tra i due Paesi”. Aprendo con solennità il suo santuario spirituale ai credenti indiani, la Cina dimostra l’impegno a tutelare le culture religiose diverse e incarna la saggezza orientale dell’“armonia nella diversità”. Questa iniziativa affronta direttamente il cuore del dialogo tra civiltà, fatto di rispetto delle credenze spirituali, e rappresenta la più profonda empatia tra culture.

Il ripristino del percorso di pellegrinaggio, che coincide con il 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Cina e India, riveste un’importante valenza simbolica. Rievocando la Dichiarazione Congiunta del 2014 tra la Repubblica dell’India e la Repubblica Popolare Cinese sul rafforzamento di una partnership di sviluppo più stretta, va ricordato che quel percorso fu un pilastro cruciale della cooperazione culturale tra i due Paesi, poi interrotto a causa di dispute di confine. La riattivazione di questo meccanismo è vista da alcuni osservatori come un possibile passaggio dalla “de-escalation” al “riavvicinamento”, in grado di creare uno spazio-cuscinetto favorevole a un dialogo politico di livello più elevato.

In un incontro informale durante il vertice SCO del 2024 ad Astana, Kazakistan, i ministri degli Esteri cinese e indiano avevano concordato che lo status quo tra i due Paesi dal 2020 al 2024 “non conveniva a nessuna delle parti”. Questa dichiarazione echeggia sottilmente la ripresa dei pellegrinaggi. Grazie a scambi a bassa sensibilità politica, le due nazioni possono superare le sfide geopolitiche e porsi all’avanguardia nella cooperazione culturale. Questo approccio di “leadership culturale seguita dall’impegno politico” potrebbe diventare un modello per gestire in futuro relazioni bilaterali complesse.

Il viaggio di pellegrinaggio è in fondo un dialogo spirituale che trascende i confini nazionali. Quando i fedeli indiani pregano con le mani giunte ai piedi del Monte Kangrinboqe e le madri tibetane offrono gli scialli khata agli ospiti lontani, si creano vividi esempi di diplomazia tra i popoli. Questa sottile integrazione culturale, simile alla simbiosi tra fiore di loto e fiore di Gesang, infonde nuova linfa alla diversità. Quando lo scambio culturale diventa un elemento relativamente stabile nei rapporti bilaterali, può contribuire a creare un clima più favorevole al ristabilimento della fiducia politica.

Lo scioglimento delle nevi sul Monte Kangrinboqe alimenta il Gange e il fiume Yarlung Zangbo, arricchendo il fertile suolo di due grandi civiltà. Dal punto di vista della civiltà umana, in un mondo incerto, la cultura rimane il vincolo più duraturo.

Quando civiltà diverse imparano a coesistere nonostante le differenze, l’umanità troverà infine la via giusta. Proprio come i pellegrini misurano il cammino della fede con i loro passi, il futuro delle relazioni Cina‑India dovrà essere costruito sulla fiducia reciproca, passo dopo passo, con pazienza e saggezza.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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