Ma non pensate che il vero problema sia rappresentato dal ruolo contraddittorio della Cgil nel mondo del lavoro?

Il tradimento della Cgil emerge nel silenzio su salari sempre più erosi, contratti al ribasso e accordi timidi con Cisl e Uil, mentre il welfare universale cede il passo al privato. I lavoratori restano isolati e privi di una guida conflittuale.

Ma non pensate che il vero problema sia rappresentato dal ruolo contraddittorio della Cgil nel mondo del lavoro?

Sono state sufficienti poche settimane dal referendum per scoprire che quelle tematiche sono già morte e sepolte, avevamo ragioni da vendere nel dire che all’indomani della sconfitta, per il mancato raggiungimento del quorum, avremmo assistito all’abbandono di determinate tematiche, un po’ come accaduto nel 1985 contro il congelamento dei punti di scala mobile decretato dal Governo Craxi.

Spiace dirlo ma esistono analogie sorprendenti tra quanto avviene oggi e i fatti di 40 anni fa, in queste settimane abbiamo assistito alla ennesima retromarcia della Cgil, anzi pare proprio che il solo obiettivo sindacale rimasto sia quello di riaprire i tavoli con Cisl e Uil senza prendere atto che quella unità sindacale è venuta meno negli ultimi mesi e a tenerla in piedi è rimasto un pericoloso sistema di interessi che ruota attorno a Enti Bilaterali, Caf , Patronati, Sanità e previdenza integrativa, quel sistema che impedisce di fatto la difesa del welfare universale.

Siamo preoccupati per la firma di alcune intese con aumenti inferiori al costo della vita o per la mancata sottoscrizione di alcuni accordi senza prima avere criticato l’assetto contrattuale e i contenuti stessi delle relazioni sindacali. Anche davanti al contratto nazionale della sanità pubblica non sono sorti dubbi e perplessità sull’alleanza sindacale con la Cisl, qualche dubbio sulla prassi arrendevole decisa dall’alto sta sorgendo anche in seno ai quadri e delegati della Cgil.

Se urgono accordi contrattuali dignitosi il recupero del potere di acquisto e di contrattazione dovrebbero essere le prime rivendicazioni ma invece assistiamo a generiche richieste, si invocano maggiori risorse economiche ma senza rimettere in discussione le logiche e gli impianti dei contratti nazionali, i sistemi iniqui con i quali abbiamo perso salario e potere effettivo.

Non è la frammentazione negoziale ad alimentare disuguaglianze e a dividere i lavoratori come asserito dalla segreteria nazionale Cgil, sono invece i contratti degli ultimi decenni ad avere accresciuto disparità e trattamenti iniqui.

Ma anche le parole hanno il loro peso, ad esempio noi non parleremmo mai di mercato costruito tra instabilità e basse tutele, la idea stessa di mercato del lavoro da lustri si basa sui bassi salari, sulla precarietà e sulla contrazione delle tasse, basterebbe leggere solo i bollettini delle associazioni datoriali per acquisire consapevolezza del problema.

E mentre il Governo licenzia la partecipazione dei lavoratori alle dinamiche aziendali in ruoli ovviamente subordinati, la Cgil continua a chiedere una legge sulla rappresentanza e lo fa con sindacati come Cisl e Uil che per principio non vogliono riconoscere agibilità ai sindacati di base anche laddove i loro numeri sono rilevanti. E sono gli stessi sindacati per i quali il conflitto di classe rappresenta il male assoluto e non il valore aggiunto del sindacato.

E troviamo alquanto paradossale che si parli di reale rappresentatività quando nella PA un sindacato firmatario di contratto è presente alle trattative anche se non ha membri in Rsu, di quale democrazia va parlando allora la CGIL? Di quel sistema di regole che si sono costruiti avallando prima le scelte del centrosinistra al governo e oggi quelli della destra al potere come fanno Cisl, Ugl e Sindacati autonomi?

Landini sa bene che al di sotto di una paga dignitosa ritroviamo non solo i contratti pirata ma anche numerosi contratti nazionali siglati dalla Cgil e intanto milioni di lavoratori attendono risposte.

Neanche sul welfare ci sono posizioni chiare, le risorse destinate al contrasto della povertà negli ultimi due anni e mezzo hanno perso oltre 3 miliardi ma non ci risultano proteste di sorta, anzi il welfare aziendale viene ormai considerata una alternativa a quello universale contribuendo di fatti alle politiche di privatizzazione.

Suscita indignazione l’incremento delle prestazioni di cassa integrazione e NASpI a conferma che la crisi imperversa nel sistema produttivo per quanto ne dicano al Governo. È il segnale eloquente della fragilità del mercato del lavoro insieme a una profonda crisi sociale.

E poi il silenzio assordante sul sistema fiscale, si è persa per strada la rivendicazione di ripristinare tante aliquote fiscali quante ve ne erano negli anni Settanta per un fisco equo e progressivo, al contrario incontriamo solo dichiarazioni congiunte sulla necessità di accrescere il taglio del cuneo fiscale. E perfino davanti alle temperature di queste settimane con malori e morti sul lavoro la risposta è sempre quella debole tra ammortizzatori sociali e protocolli di intesa con le istituzioni e le associazioni datoriali senza, ad esempio, accorciare gli orari a parità di salario.

E alla fine saranno proprio i lavoratori a pagare i costi, salati, della mancata sicurezza nei luoghi di lavoro.

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About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

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