Dalla sicurezza esterna alla crisi demografica: quello che dice la relazione annuale di Banca Italia e che la classe politica non vuole sentire

Qual è la nozione di sicurezza esterna per Banca d’Italia stando a quanto scritto nella Relazione annuale presentata lo scorso 30 maggio?

Leggiamo testualmente:

Nel nuovo contesto internazionale, è emersa la necessità di rafforzare la capacità di difesa europea. Si tratta di un obiettivo che richiede una strategia condivisa tra gli Stati membri, una solida governance comune e investimenti ingenti. La proposta della Commissione si basa su fondi nazionali e prestiti, anziché su spese europee e trasferimenti finanziati con risorse comuni. Questo approccio rischia di accrescere le disuguaglianze tra paesi e di ridurre l’efficacia della spesa. Occorre invece un programma unitario, sostenuto da debito europeo. Un impegno di tale rilevanza deve poggiare su basi chiare. Le risorse comuni vanno destinate prioritariamente alla tecnologia e alla ricerca nel campo della difesa. A livello nazionale, gli investimenti per la crescita e la spesa sociale non devono essere penalizzati dallo sforzo per la sicurezza esterna. Soprattutto, la promozione della cooperazione internazionale e della pace deve restare il cardine dell’azione europea. Investire insieme nella sicurezza non significa avviare una corsa agli armamenti, ma affrontare con realismo minacce comuni che nessun paese può contrastare da solo. Solo così la sicurezza potrà diventare un pilastro.

Banca Italia spiega come la nozione di Sicurezza esterna non nasca essenzialmente dal riarmo, il capitalismo finanziario non va tuttavia iscritto nel fronte pacifista ma la situazione è più complicata di quanto si voglia far credere.

Urge ricordare che molte aziende produttrici di armi hanno visto i titoli in borsa crescere nell’arco di due anni anche del 40%, chi ha investito grandi somme in meno di 24 mesi le ha aumentate esponenzialmente con rilevanti dividendi tra gli azionisti.

Banca Italia in sostanza chiede di investire nella produttività che in Italia erroneamente si attribuisce alla mera riduzione del costo del lavoro.

Si chiede quindi di salvaguardare e promuovere degli investimenti tecnologici senza mortificare i salari per tenere vivida la domanda interna, politiche comunitarie in materia di armamenti, riarmo e investimenti tecnologici e salvaguardia della manifattura che nei paesi Ue supera il 15% del Pil quando negli Usa è ferma al 10 con la Germania che arriva a oltre il 20 per cento.

E laddove si parla di invecchiamento della popolazione, Banca Italia ben sa che un paese in decadenza è quello dove l’età media della popolazione è avanti negli anni e gli occupati in costante diminuzione con i pensionati in aumento. E un paese che si rispetti deve avere un tasso di natalità non vicino allo zero, una preoccupazione che dovrebbe interessare da vicino l’esecutivo di destra alla guida dell’Italia.

La classica risposta all’invecchiamento della popolazione è stata quella di aumentare l’età pensionabile in tutti i paesi a capitalismo avanzato accrescendo gli anni lavorativi per poi acquisire per altro un assegno previdenziale sempre più basso.

In alcuni paesi si è accesa la solita stucchevole polemica sulle eccessive tutele per i lavoratori anziani a discapito dei giovani, del resto se le questioni di genere diventano preponderanti a quelle di classe anche quel legame solidaristico tra generazioni è destinato a soccombere.

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About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

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