Sindacati e Governo puntano a firmare entro l’estate i rinnovi contrattuali 2022‑24 per sanità, enti locali e istruzione, ma i fondi stanziati coprono aumenti massimi al 6 % mentre il potere d’acquisto è diminuito quasi del 18 %.

Firmare «entro l’estate» gli accordi 2022/24 su sanità, enti locali e istruzione, «consentire un’immediata partenza della nuova tornata contrattuale».
Un contratto, sono parole dei sindacati amici del Governo, corretto e sostenibile, necessita di fondi adeguati a disposizione, e le risorse economiche mancano se vogliamo rinnovare i Contratti a cifre dignitose. Perché alla situazione attuale siamo arrivati dopo lustri nei quali abbiamo perso potere di acquisto e di contrattazione adeguandoci alle offerte «ragionevoli e compatibili con lo stato dell’economia» dei Governi di turno.
Sono le parole del Ministro Zangrillo, ma con quali soldi? Gli stanziamenti della Legge di Bilancio 2025 consentono aumenti massimi del 6 % complessivi, quando il potere di acquisto in un triennio è diminuito di quasi il 18 %.
Si fanno le nozze con i fichi secchi, contando su sindacati come la Cisl, disposti a tutto per accontentare il suo Governo, dimenticando che sottoscrivere intese in (grande) rimessa economica significa non tutelare gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici.
Non si tratta di pregiudizi ideologici, ma di sostanza: da 20 anni firmano contratti in perdita, diminuiscono le materie oggetto di contrattazione, scaricano sulla contrattazione di secondo livello l’aumento delle EQ e dei trattamenti riservati alle figure apicali, tengono fermo il buono pasto a 7 euro quando nel privato siamo a 12, pensano di cavarsela scambiando gli aumenti con dei bonus, non vogliono integrare i fondi della produttività, non prevedono incrementi di vari istituti contrattuali in aggiunta al fondo stesso.
Il tempo scorre, ma il Governo non porta un euro in più; sa bene che, senza risorse adeguate, potrà essere sottoscritto solo un contratto in perdita (quanto a potere di acquisto), e per questo pensa di imporre, con l’aiuto dei sindacati complici, un’intesa al massimo ribasso senza portare, come asserito dall’Aran, certezze retributive e stabilità contrattuale.
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