Perchè si parla solo ora di lavoro povero? L’articolo di Federico Giusti.

Perché è evidente che milioni di lavoratori e lavoratrici non arrivano alla terza settimana del mese: si indebitano per fare la spesa, pagare la benzina della macchina e recarsi al lavoro. Non è casuale che i dati sull’indebitamento privato, sui prestiti contratti, non siano facili da reperire: il lavoratore indebitato, anche con uno stipendio full time, non è un’eccezione, ma la regola.
Il “lavoro povero” esiste da decenni: risultato di appalti e subappalti, di contratti nazionali con paga base fin troppo bassa e decisamente inferiore anche a un ipotetico salario minimo. Questi sono i risultati di tanti contratti pensati solo per favorire privatizzazioni, appalti e logiche padronali, e molti sono stati siglati da Cgil, Cisl, Uil.
Il lavoro povero sia anche figlio della concertazione tra Governi e sindacati: poveri sono soprattutto i lavoratori con contratti part time. Indebitarsi significa, ad esempio, non potersi curare: oggi 5,6 milioni di cittadini rinunciano a curarsi, giudicando un lusso insostenibile la semplice salvaguardia della propria salute.
Per alcuni basterebbe applicare la Costituzione, eppure a nessuno è mai venuto in mente di considerare anticostituzionale la precarietà e l’affidamento degli appalti; chi oggi parla di Costituzione non vuole fare i conti con la realtà.
Si rinvia alla contrattazione nazionale; i salari minimi in ogni settore vengono infatti stabiliti dai contratti collettivi sottoscritti da sindacati rappresentativi che poi sono gli stessi ad aver avallato le basse paghe. In nome della contrattazione nazionale molti sindacati hanno ostacolato la legge sul salario minimo, evitando di rimettere in discussione il loro stesso operato all’insegna della mera subalternità rispetto agli interessi datoriali e dei Governi di turno.
Se le retribuzioni hanno perso per strada ogni aggancio al reale costo della vita, se sono stati siglati contratti nazionali con aumenti di gran lunga inferiori all’inflazione, se la paga oraria è irrisoria, come potremo meravigliarci del lavoro povero, del nero o della stessa precarietà?
Il lavoro povero è il risultato degli accordi al ribasso, con aumenti inferiori perfino all’inflazione calcolata con quel codice Ipca che non prende in esame l’aumento delle tariffe energetiche; poi appalti e subappalti che hanno favorito il lavoro povero.
La concertazione e la subalternità sindacale sono il brodo di cultura del lavoro precario; ricordiamoci che quello Statuto dei lavoratori arrivò nel 1970, dopo due anni di mobilitazioni e scioperi: era il frutto della lotta di classe dei salariati contro i padroni. E se vogliamo cancellare il lavoro nero, la sola strada da percorrere è quella vecchia: conflitto nei luoghi di lavoro, conflitto sociale e lotta di classe. Potrà sembrare semplicistica la risposta, ma è la sola possibile.
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