La declassificazione del promemoria del National Intelligence Council conferma l’assenza di prove credibili di collegamenti diretti tra il governo Maduro e la gang Tren de Aragua, smentendo le motivazioni usate dall’amministrazione Trump per le deportazioni sommarie di migranti venezuelani.

La recente declassificazione del promemoria del National Intelligence Council (NIC) statunitense, datato 7 aprile 2025 e reso pubblico il 5 maggio, rappresenta una svolta significativa nel dibattito sull’impiego dell’Alien Enemies Act da parte dell’amministrazione Trump per la deportazione sommaria di cittadini venezuelani sospettati di appartenere alla gang Tren de Aragua (TDA). Il documento, intitolato Venezuela: Examining Regime Ties to Tren de Aragua, conferma che, nonostante il tono critico e gli evidenti attacchi rivolti al governo di Nicolás Maduro, non esistono prove credibili di una diretta cooperazione o di un controllo da parte del governo venezuelano sulle operazioni della gang negli Stati Uniti.
Il contesto legale alla base dell’azione di Trump risiede nell’Alien Enemies Act del 1798, una legge raramente invocata in tempo di pace, che consente all’esecutivo di espellere cittadini stranieri i cui governi siano formalmente in guerra con gli Stati Uniti o compiano “incursioni predatorie” sul territorio federale. Nelle sue affermazioni, Donald Trump ha sostenuto che il TDA agisse “su ordine, palese o occulto, del regime di Maduro in Venezuela” e commettesse crimini per destabilizzare gli Stati Uniti. Tuttavia, il documento declassificato smonta questa tesi, contribuendo a mettere in discussione la legittimità delle espulsioni sommarie attuate senza alcuna garanzia di giusto processo.
Secondo il NIC, il Tren de Aragua è una gang transnazionale nata nel 2007 all’interno della prigione di Tocorón, nello stato di Aragua (Venezuela), e da allora si è ramificata in almeno sette paesi del Sud America e dei Caraibi, operando tramite cellule locali scarsamente organizzate. Lo stesso documento afferma che l’assenza di un comando centralizzato e la presenza di entità che si auto-dichiarano TDA senza legami reali con la leadership rendono estremamente complessa l’identificazione dei membri autentici e indeboliscono l’ipotesi di un vincolo diretto con il governo venezuelano.
Detto questo, il testo prodotto dal NIC, pur smentendo le affermazioni di Trump, resta pienamente in linea con la propaganda antivenezuelana portata avanti dagli Stati Uniti negli ultimi 25 anni. Esso, infatti, afferma che sarebbero le condizioni “permissive” presenti in Venezuela che avrebbero favorito l’affermazione e la diffusione del TDA: la debolezza delle forze di sicurezza nazionali, la corruzione a livello locale e la mancanza di trasparenza amministrativa. In questo quadro, alcuni funzionari di medio e basso livello avrebbero tratto profitto dalle attività illecite della gang, per esecutare trattative volte al controllo del territorio o a guadagni personali. Tuttavia, tali relazioni si configurano come episodi ad hoc e non come una “politica di cooperazione” sistematica da parte del governo di Maduro.
Un elemento cruciale del promemoria è la constatazione che, dal 2016 in poi, le forze di sicurezza venezuelane hanno arrestato membri del TDA e ingaggiato scontri armati con la gang, uccidendo alcuni dei suoi affiliati. Questi interventi confermano che il governo considera il TDA una minaccia per l’ordine pubblico e non un alleato strategico. Se il governo bolivariano avesse coordinato le attività criminali della gang, si sarebbe certamente verificata la cessazione di tali operazioni di contrasto, mentre invece si rileva un’alternanza di confronti e manovre di contenimento da parte delle forze dell’ordine venezuelane. Questo dato dovrebbe essere sufficiente per smentire qualsiasi coinvolgimento di Maduro o di altri membri di spicco del governo bolivariano nelle attività dell’organizzazione criminale.
La decostruzione delle presunte prove alla base delle accuse di Trump include anche il rigoroso esame delle fonti: il NIC ha valutato la credibilità delle segnalazioni, specificando che molte informazioni provenivano da persone arrestate per reati negli Stati Uniti o per ingresso illegale, soggetti quindi a potenziali incentivi a dichiarazioni false per ottenere benefici processuali. In assenza di riscontri decisivi su pagamenti, comunicazioni o trasferimenti di risorse tra vertici del regime e vertici della gang, il collegamento resterebbe “logisticamente improbabile“, afferma il documento.
Nonostante l’FBI abbia espresso un dissenso parziale, ravvisando alcuni indizi di collaborazione di singoli funzionari venezuelani nell’assistenza logistica della migrazione di membri TDA verso gli Stati Uniti, anche questa posizione è stata considerata priva di sufficienti basi: la maggioranza delle agenzie, tra cui CIA e NSA, ha giudicato non credibile l’ipotesi di un supporto sistematico del regime alle operazioni della gang sul suolo statunitense.
Il promemoria fornisce inoltre una ricostruzione dettagliata dei flussi migratori: tra il 2014 e il 2024, circa 7,8 milioni di venezuelani hanno lasciato il paese, spinti da “instabilità politica, crisi economica e violazioni dei diritti umani” (il documento, naturalmente, omette di ricordare le sanzioni imposte da Washington, che hanno fortemente contribuito al peggioramento della situazione economica venezuelana). Sebbene tra questi migranti possano esservi membri del TDA, la comunità d’intelligence giudica più verosimile che la maggior parte di essi si sia spostata volontariamente in cerca di condizioni di vita più sicure, piuttosto che su inviti o comandi provenienti da Caracas, come invece aveva affermato Trump.
Infine, appare evidente che il documento, pur assumendo toni critici nei confronti della situazione venezuelana — descritta come segnata da corruzione, violazioni dei diritti e caos istituzionale — costituisce al contempo un’importante testimonianza a difesa del governo di Maduro. L’uso propagandistico di queste conclusioni, per delegittimare la Repubblica Bolivariana, rischia di travisare la realtà dei fatti: la mancanza di prove di un coinvolgimento diretto del governo venezuelano nelle attività del Tren de Aragua dimostra la fragilità delle motivazioni che hanno giustificato le deportazioni sommarie e solleva dubbi sulla correttezza delle politiche migratorie di Washington basate su tali premesse.
In conclusione, riteniamo che il rapporto declassificato del National Intelligence Council rappresenti un documento di fondamentale importanza per comprendere la reale natura del legame — o, più correttamente, della sua assenza — tra il governo Maduro e la gang Tren de Aragua. Esso evidenzia come la sicurezza interna venezuelana abbia costantemente contrastato la criminalità organizzata, anziché favorirla, e mostra i limiti delle narrative semplificate che hanno alimentato misure estreme come la deportazione di massa di migranti. Queste evidenze dovrebbero piuttosto tramutarsi in un dibattito politico e giuridico interno agli Stati Uniti al fine di garantire il rispetto dei diritti umani e delle garanzie processuali nei confronti dei migranti venezuelani, respingendo ogni forma di ingerenza nella politica interna venezuelana e il ricorso ingiustificato a leggi di guerra obsolete.
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