Sono sufficienti le clausole sociali in materia di appalti? Non bastano rassicurazioni formali e sempre più generiche

Le clausole sociali negli appalti, sebbene fondamentali, rischiano di restare vuota formalità: tra poteri datoriale estesi, trattative sindacali assenti e limiti normativi, senza obbligo di riassunzione e confronto, la forza lavoro rimane esposta a ricatti, tagli orari e condizioni precarie.

Le clausole sociali, applicate nei cambi di appalto e presenti in gran parte dei contratti nazionali, sono sufficienti a garantire tutele reali alla forza lavoro preservandola da sgradite sorprese quali riduzioni orarie, alleggerimento dei contributi previdenziali e carichi di lavoro aggiuntivi?

Le clausole sociali sono importanti, anzi fondamentali, ma non aiuta la giurisprudenza del lavoro, la quale da tempo assegna ai datori poteri eccessivi che spesso si traducono nel deterioramento delle condizioni di vita, lavorative e retributive.

È bene sapere che la clausola sociale dovrebbe essere obbligatoria anche negli affidamenti diretti e nel caso di prestazione ad alta intensità di manodopera; ma, invece, per tutti gli altri casi?

E nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti le clausole sociali trovano spazio e possono essere rafforzate?

Negli ultimi anni la tendenza dei sindacati è stata quella di accontentarsi delle tutele, talvolta insufficienti e generiche, contenute nei contratti nazionali di riferimento e applicati. La richiesta alle aziende si limita a chiedere la presenza nei bandi delle clausole sociali, senza mai domandarsi se le stesse, all’atto pratico, risulteranno sufficienti a garantire, ad esempio, il mantenimento delle ore. Se in un appalto non giochi di anticipo, non porti avanti delle richieste avanzate capaci di andare oltre la conservazione dello status quo, assai difficilmente potrai ottenere dei risultati apprezzabili. La logica attendista e quella della riduzione del danno non portano mai a risultati apprezzabili.

Ma è innegabile il grande limite derivante dalle norme di legge, nazionali e comunitarie, che sanciscono il primato dell’impresa e dei suoi interessi. La libera concorrenza e l’autonomia datoriale rappresentano principi inamovibili che, nel corso del tempo, hanno avuto la meglio sull’applicazione rigida e garantista delle norme a tutela della forza lavoro.

L’affidamento diretto di un appalto è un procedimento amministrativo nel corso del quale il dialogo negoziale/trattativa con un unico operatore vede del tutto assente la parte sindacale. In questo ambito interlocutorio, ogni decisione viene rimessa alla volontà del committente e dell’appaltatore, alla lungimiranza del Rup, alla nozione di alta intensità di manodopera.

In tutta sincerità, anche applicando le clausole sociali negli affidamenti diretti, è proprio l’assenza dell’obbligo di una trattativa preliminare con i sindacati a preoccuparci e su questo punto dovrebbero focalizzare l’attenzione le opposizioni parlamentari. Al momento dell’approvazione del nuovo codice degli appalti, ad esempio, le clausole sociali sono state oggetto di confronto con i sindacati firmatari di contratto, che hanno una sorta di conflitto di interesse rispetto all’applicazione di contratti nazionali (da loro siglati) che certe tutele prevedono in termini assai approssimativi. E quindi il riferimento al CCNL finisce col diventare la norma di riferimento senza mai chiedersi se rappresenti una tutela reale e sufficiente per la forza lavoro.

È un altro aspetto dirimente, e assai critico, che si trova tanto nella norma nazionale quanto in quella comunitaria; ad esempio, l’operatore non può essere obbligato per legge, come sarebbe logico e giusto, a un’integrale riassunzione del personale del precedente gestore alle stesse condizioni e retribuzioni.

E, in assenza di questa autentica ed efficace garanzia, le clausole sociali possono essere delle tigri di carta al cui cospetto anche il padrone meno organizzato e potente potrebbe non fermarsi, perseguendo l’obiettivo del massimo profitto anche a costo di macellerie sociali.

CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte e del link originale.

Avatar di Sconosciuto

About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.