La manovra di Guerra

La Legge di Bilancio 2025 evidenzia scelte politiche orientate al potenziamento della spesa militare e alla sicurezza, con risorse destinate a nuove operazioni e investimenti tecnologici. Intanto, welfare e pubblica amministrazione subiscono tagli e aumenti salariali inadeguati.

A leggere la Manovra di Bilancio, si capisce bene che le misure intraprese dal Governo Meloni vanno nella direzione di potenziare la spesa militare e l’intero impianto securitario.

Se guardiamo poi al personale delle Forze Armate e di Polizia, si pensa a incentivi costruiti ad hoc, mentre i lavoratori della PA vedranno siglati i loro contratti con aumenti che arriveranno a poco meno di un terzo dell’inflazione registrata nell’ultimo triennio.

Quando, anni fa, venne costruito l’esercito di professione, dentro l’allora Modello della difesa, già si pensava di favorire il passaggio di ex militari alla Pubblica Amministrazione. Oggi si continua su questa strada a due corsie: da una parte i civili del pubblico impiego e dall’altra una corsia preferenziale per personale militare in servizio o in uscita.

Prosegue la militarizzazione della società attraverso l’Operazione “Strade sicure” per la difesa, la sicurezza nazionale e gli affari esteri. Viene prorogata fino al 2027 l’operazione “Strade sicure” con un contingente complessivo di 6.000 unità, e l’operazione “Stazioni sicure” con l’incremento di ulteriori 800 unità. Da qui al 2025 si spenderanno, solo per queste due operazioni, 238.882.384 euro.
Viene poi rifinanziata la partecipazione italiana al NATO Innovation Fund per un importo pari a euro 7.726.500 per ciascuno degli anni dal 2025 al 2027.

Particolare impulso viene assicurato ai programmi di ammodernamento e rinnovamento degli armamenti attraverso il Fondo spese di investimento del Ministero della Difesa, che solo per il 2025 ammonta a circa 1,5 miliardi.

Rifinanziati gli investimenti per lo sviluppo dei programmi tecnologici per la difesa aerea nazionale, per il settore aeronautico, per il settore marittimo della difesa nazionale e per il proseguimento del programma di sviluppo per l’acquisizione delle unità navali FREMM.

A che costi? Ce lo dice direttamente il centro studi del Parlamento italiano: 922 milioni nel 2025, 973 milioni nel 2026, 1.090 milioni nel 2027 e ulteriori importi fino al 2039, per complessivi 12,6 miliardi dal 2025 al 2039.

Poi c’è il potenziamento del Corpo delle Capitanerie di Porto. Inoltre, ci sono le risorse militari afferenti al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, giusto a ricordare che la spesa militare italiana non è solo quella quantificata a carico del Ministero della Difesa, ma include innumerevoli capitoli di spesa a carico di altri ministeri.

Quando, nella Legge di Bilancio, troviamo scritto che tra le priorità del Governo ci sono alcuni obiettivi, quali fronteggiare l’eccezionale incremento dei prezzi delle materie prime e sostenere l’adeguamento delle configurazioni dei sistemi di bordo per garantire il rispetto dei requisiti operativi e la risoluzione delle obsolescenze dei Pattugliatori Polivalenti d’Altura per la Marina Militare Italiana, dobbiamo attenderci solo un esponenziale aumento della spesa militare nel suo complesso per svariati milioni di euro.

Ad esempio, il Fondo missioni internazionali viene rifinanziato per 1,27 miliardi nel 2025 e 1,57 miliardi a decorrere dal 2026, con l’aggiunta di ulteriori fondi rispetto al passato.

Qualche dato interessante sulle attività dei militari italiani all’estero si evince dai documenti ufficiali riportati dal portale Analisi Difesa, senza dimenticare che l’opera di proselitismo delle FFAA nelle scuole di ogni ordine e grado e negli atenei sta già producendo i primi risultati, con la crescita delle domande di arruolamento nelle Forze Armate e di Polizia.

Un anno di attività dell’Esercito Italiano – Analisi Difesa

Che sia una manovra di incentivi alle imprese, di iniquità fiscale e di tagli al sistema previdenziale e al welfare è risaputo, se pensiamo che le aliquote fiscali restano le solite tre, privilegiando i redditi elevati che vanno a pagare decisamente meno di quanto abbiano pagato nei trent’anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, quando non mancavano i fondi riservati al welfare. Quanto poi ai tagli, servirebbe un’analisi dettagliata per ciascun capitolo, ma intanto è bene farsi un’idea di massima sull’ennesima spending review, che poi è solo la riduzione di spesa per i ministeri.

Ma per avere un prospetto chiaro della Manovra di Bilancio è bene rifarsi ai documenti ufficiali ossia allo specifico dossier parlamentare sulla legge approvata a fine dicembre 2024.

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About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

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