Il ricatto della BCE: austerità salariale in cambio della riduzione del costo del denaro

La BCE avverte i Paesi dell’eurozona contro aumenti salariali eccessivi, mentre la crisi economica colpisce l’industria europea. Germania e Italia affrontano difficoltà nel settore meccanico, tra tagli occupazionali e ristrutturazioni, in un contesto di stagnazione e perdita del potere d’acquisto.

La BCE ha minacciato i Paesi dell’area euro di non abbassare il costo del denaro se concederanno aumenti stipendiali con rinnovi salariali troppo elevati. Un autentico ricatto che non tiene conto di come i salari di numerosi Paesi abbiano perso, negli ultimi anni, tanto potere d’acquisto.

Può essere utile consultare il seguente grafico sull’andamento salariale nei Paesi UE:

Forse il monito della Banca Centrale Europea è lanciato proprio alla Germania che, trovandosi in crisi economica e in stagnazione, non potrà accogliere le richieste di parte sindacale per mantenere quella pace sociale di cui ha fortemente bisogno in vista delle elezioni politiche del 2025.

Volkswagen sta facendo i conti con il costo del lavoro, che nei suoi stabilimenti è forse il più alto a livello UE tra tutte le aziende meccaniche.

Nel frattempo, Volkswagen annuncia la chiusura di tre stabilimenti in Germania, riducendo i costi fissi e gli stessi flussi produttivi, sperando di avere risorse sufficienti a investire in tecnologie innovative come software e componentistica.

Ford, inoltre, annuncia il taglio di 4.000 posti di lavoro in Europa da qui al 2027, tagli che riguarderanno principalmente Germania e Regno Unito, chiedendo al contempo alla UE risorse per investire nell’auto elettrica. Tuttavia, non corrisponde a verità la notizia che i tagli occupazionali siano una novità: basti pensare che negli ultimi quattro anni ci sono stati, nei Paesi UE, quasi 90.000 licenziamenti, ai quali aggiungere il massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali.

In Italia, il costo del lavoro in Stellantis è stimato attorno a 33 euro all’ora. Se consideriamo invece le aziende dell’indotto, si scende a cifre inferiori. Come Paese, siamo messi decisamente male quanto a salari rispetto alla media di Germania, Francia e Stati Uniti, posizionandoci poco sopra la Spagna, mentre in Polonia, dove sono state delocalizzate alcune produzioni, la media oraria del costo salariale nelle aziende meccaniche è di soli 15 euro.

I piani di ristrutturazione di Volkswagen prevedono tagli agli impiegati e ai quadri, dopo non avere sostituito i pensionati degli ultimi anni tra gli operai. Le richieste sindacali in Germania, nel settore meccanico, erano pari al 7% di aumenti, ma anche a una riduzione degli orari, non a parità di salario.

Fatto sta che il monito della BCE spingerà il capitale finanziario a premere sui Paesi dell’area euro affinché decretino aumenti contrattuali inferiori al reale potere d’acquisto.

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About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

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