Contro tutte le ingerenze e le sanzioni illegali imposte alla Repubblica Bolivariana del Venezuela

Il Venezuela bolivariano resiste alle ingerenze imperialiste degli Stati Uniti, che mirano a rovesciare il governo legittimo di Nicolás Maduro. Tra sanzioni illegali e tentativi di destabilizzazione, il popolo venezuelano difende con fermezza la propria sovranità e indipendenza.

Il Venezuela bolivariano rappresenta oggi un baluardo di resistenza contro le ingerenze imperialiste degli Stati Uniti e dell’Occidente, che mirano a rovesciare il governo legittimo del presidente Nicolás Maduro. Questa lotta, iniziata dal presidente Hugo Chávez, ha visto il popolo venezuelano resistere a numerosi tentativi di destabilizzazione, compresi colpi di Stato, sanzioni economiche e campagne di disinformazione volte a minare la sovranità e l’indipendenza del Paese. Per queste ragioni, riteniamo opportuno tornare ancora una volta a scrivere in difesa della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

La Rivoluzione Bolivariana, avviata da Chávez alla fine degli anni ’90, ha rappresentato una svolta storica per il Venezuela e l’intero continente latinoamericano. Basata sui principi di giustizia sociale, equità economica e sovranità nazionale, la rivoluzione ha cercato di restituire al popolo venezuelano il controllo delle sue risorse naturali, in particolare del petrolio, e di costruire una società più giusta e inclusiva.

Nel corso della sua presidenza, Chávez ha sfidato apertamente l’egemonia degli Stati Uniti nella regione, denunciando le politiche imperialiste che per decenni avevano sfruttato i Paesi dell’America Latina attraverso regimi corrotti e servili. La sua visione di un mondo multicentrico e multipolare, in cui il potere non è concentrato nelle mani di poche potenze occidentali, ha ispirato movimenti progressisti nel continente e in tutto il mondo.

Dopo la morte di Chávez nel 2013, Nicolás Maduro ha assunto la guida del Paese, proseguendo il percorso tracciato dal suo predecessore. Tuttavia, sotto la sua presidenza, il Venezuela ha affrontato una crescente pressione internazionale, in particolare da parte degli Stati Uniti, che hanno intensificato i loro sforzi per rovesciare il governo bolivariano, applicando sanzioni economiche unilaterali che hanno trascinato il Paese sudamericano in una grave crisi economica.

Gli Stati Uniti, con il sostegno dei loro alleati occidentali, hanno sistematicamente cercato di destabilizzare il Venezuela per ottenere il controllo delle sue risorse e riaffermare la loro egemonia nella regione. Le sanzioni economiche, iniziate già durante la presidenza di Obama e intensificate sotto Trump e Biden, hanno causato gravi danni all’economia venezuelana, impedendo al Paese di accedere a beni essenziali e risorse finanziarie. Queste sanzioni, a ragione definite illegittime e illegali dal governo venezuelano, rappresentano una chiara violazione del diritto internazionale e del principio di autodeterminazione dei popoli, come ad esempio quelle decennali imposte contro Cuba.

L’obiettivo dichiarato delle sanzioni è quello di “punire” il governo venezuelano per presunte violazioni dei diritti umani e per la mancanza di democrazia, il classico pretesto utilizzato dagli imperialisti di Washington per giustificare il loro interventismo. Tuttavia, nella realtà, queste misure mirano a indebolire il sostegno popolare al governo bolivariano, aggravando le difficoltà economiche della popolazione. Le sanzioni, infatti, hanno colpito duramente la capacità del governo di importare beni di prima necessità, medicinali e materiali per la manutenzione delle infrastrutture. Di conseguenza, le condizioni di vita dei venezuelani sono peggiorate drasticamente, con l’inflazione che ha raggiunto livelli altissimi e la crisi sanitaria che ha messo a dura prova il sistema sanitario nazionale.

Oltre alle sanzioni economiche, gli Stati Uniti hanno sostenuto apertamente l’opposizione venezuelana, promuovendo tentativi di colpo di Stato ed arrivando addirittura a riconoscere un presidente illegittimo autoproclamatosi tale, Juan Guaidó, che non ha mai avuto un reale mandato popolare. Nel gennaio 2019, Guaidó si è infatti dichiarato presidente ad interim del Venezuela, con il pieno sostegno di Washington e di alcuni Paesi europei. Questo atto, considerato illegale e antidemocratico dal governo di Maduro e da molti osservatori internazionali, è stato un chiaro tentativo di usurpazione del potere, orchestrato dall’esterno e contrario sia alla Costituzione venezuelana che al diritto internazionale.

Nonostante la pressione internazionale e le gravi difficoltà economiche, il governo di Maduro ha continuato a resistere, mantenendo il sostegno di ampi settori della popolazione e rafforzando le relazioni con Paesi amici come Russia, Cina, Iran e Cuba. Questi Paesi, insieme agli altri membri dell’ALBA-TCP (Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America), hanno sempre espresso solidarietà con il Venezuela, condannando le sanzioni e le ingerenze straniere, e cercando di sostenere l’economia venezuelana per quanto possibile.

Dal canto suo, Maduro ha ripetutamente denunciato le azioni degli Stati Uniti come parte di una più ampia strategia imperialista volta a destabilizzare l’intera regione latinoamericana. Il leader venezuelano ha inoltre sottolineato che le sanzioni non fanno altro che rafforzare la determinazione del popolo venezuelano a difendere la propria sovranità e a proseguire sulla strada della Rivoluzione Bolivariana.

Uno degli esempi più evidenti della resistenza venezuelana è rappresentato dalla Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB), che ha rifiutato di cedere alle pressioni esterne e ha continuato a sostenere il governo legittimo, senza cedere alla tentazione di dare vita ad un colpo di Stato militare, come speravano invece i falchi di Washington. Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro i vertici militari venezuelani non hanno indebolito la loro fedeltà alla patria, ma, al contrario, sono state accolte come “medaglie di onore”, simbolo della loro lealtà e del loro impegno nella difesa della sovranità nazionale.

Un altro elemento fondamentale della strategia di destabilizzazione contro il Venezuela è la campagna di disinformazione portata avanti dai media occidentali. Le principali testate giornalistiche degli Stati Uniti e dell’Europa hanno dipinto il governo venezuelano come una dittatura, ignorando sistematicamente i successi della Rivoluzione Bolivariana e demonizzando il presidente Maduro. In quest’ottica, non sono mancate le notizie del tutto inventate, come quella recente secondo la quale Maduro, descritto come un folle dittatore secondo la logica della reductio ad hitlerum, avrebbe addirittura deciso di cambiare la data del Natale.

Questa narrazione distorta ha il malcelato obiettivo di giustificare un eventuale intervento straniero e/o di creare un consenso internazionale favorevole al “cambio di regime”. Tuttavia, molti analisti indipendenti e osservatori internazionali hanno denunciato questa campagna come una forma di manipolazione mediatica, volta a mascherare i reali interessi economici e geopolitici che si nascondono dietro le azioni degli Stati Uniti e dei loro alleati.

In realtà, il governo di Maduro ha continuato a organizzare elezioni democratiche, monitorate da osservatori internazionali, e ha promosso un modello di democrazia partecipativa che coinvolge ampi settori della società civile. Nonostante le difficoltà economiche e le pressioni internazionali, il Venezuela ha mantenuto un forte tessuto sociale e ha continuato a implementare politiche volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione, in particolare attraverso programmi di assistenza sociale, educazione e sanità pubblica.

In un contesto di crescente aggressione imperialista, difendere il Venezuela bolivariano significa dunque difendere il diritto dei popoli a determinare il proprio futuro senza ingerenze straniere. Il tentativo di rovesciare il governo di Maduro non è solo un attacco contro il Venezuela, ma un attacco contro tutti i Paesi che cercano di affermare la propria indipendenza di fronte alle mire imperialiste delle potenze occidentali, capeggiate dagli Stati Uniti.

La resistenza del Venezuela, come quella di Cuba, rappresenta una fonte di ispirazione per tutti coloro che lottano contro l’oppressione e l’imperialismo. Il popolo venezuelano, sotto la guida di Maduro, continua a difendere la sua rivoluzione, nonostante le difficoltà e le minacce. E nel farlo, dimostra che un mondo diverso è possibile, un mondo in cui la sovranità, la giustizia sociale e la solidarietà internazionale prevalgono sull’egoismo e l’arroganza delle potenze imperialiste.

La lotta del Venezuela è la lotta di tutti i popoli oppressi, e il suo successo sarà una vittoria per l’intera umanità.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

There are 10 comments

  1. Costa

    mi raccomando ,

    vai subito tu a vivere in Venezuela!!

    li si sta benissimo , come dicono tutti i media ed OTTO MILIONI di venezuelani SCAPPATI dalla loro terra….

    vai tu e fai l’opposizione in Venezuela, dato che è un paese di libertà!

    Ma dove vivi? Sulla luna?

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    1. Giulio Chinappi

      Qualche argomentazione più sostanziale? I venezuelani che, loro malgrado, sono stati costretti a lasciare la propria terra lo hanno fatto anche per via delle sanzioni illegali imposte unilateralmente dall’impero statunitense. Tu, invece, dove vivi? Nel mondo delle favole neoliberiste?

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  2. Giacomo

    No Giulio. Sono scappati da una dittatura. Feroce. Ed incapace. In gran parte del paese i black out sono quotidiani. E la coda per fare benzina nei giorni dove puoi andare a seconda della targa supera le 5 ore. I militari sono corrotti ( ho passato i check in solo con i dollari dentro il passaporto, sempre e ovunque). Hanno creato il terrore a Caracas,( e non solo li) dopo le elezioni. Amici che sono dovuti fuggire di notte in Colombia per un post che hanno pubblicato. Amici ai quali hanno controllato il telefono ogni giorno per settimane, impedendogli anche di avere la foto profilo sui social per non fare propaganda contro il regime. La favola della rivoluzione bolivariana era già finita prima del 2015. Questi sono solo incapaci che stanno rovinando un paese con grandi potenzialità. Che però sono stati capaci di rubare TRENTA miliardi di petrolio poi digerito e convertiti in cripto. Mentre lo stipendio è di 50 dollari. ( Maledetti americani, ma se non ci fossero i dollari l’economia sarebbe ancora più ferma, il governo non riesce nemmeno a stampare i Bolivar necessari). Le elezioni libere non avvengono da almeno 10 anni, e non vogliono osservatori internazionali. Gli unici che c’erano ( legati ad inaugurazione fondata da Carter) hanno denunciato gravi irregolarità. E la gente scappa in cerca di libertà. Non facciamo propaganda politica sulla pelle di un popolo devastato, 1 su 5 che è fuggito, perlopiù i giovani, il futuro di uno stato. Se trovi un venezuelano, prova a parlarci e chiedigli.

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    1. Giulio Chinappi

      Guarda che i venezuelani non li conosci soltanto tu, sono in contatto quotidiano con numerosi venezuelani (ma questo non rappresenta certo un merito, ti sto risponendo in questo modo semplicemente perché sei tu a metterla in questo tono da social). Ammesso che tutte le tue testimonianze siano veritiere, queste non rappresentano certo uno studio sulla questione venezuelana. Tra l’altro alcune cose sono palesemente menzognere, come la tua affermazione secondo la quale i venezuelani non vorrebbero osservatori internazionali, mentre non fanno altro che invitarli. Sono gli occidentali che si rifiutano di partecipare, decidendo ex ante che le elezioni venezuelane non verranno riconosciute come valide (salvo vittoria dell’opposizione, ovviamente).

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  3. Giacomo

    Mi dai l’impressione di non esserci mai stato in Venezuela. Se ci fossi stato avresti un’idea ben diversa secondo me. E te lo dice uno abbastanza anticapitalista come ideali. Ma li non c’entra nulla. E no… Ho fatto parte di organizzazioni che hanno chiesto di presenziare durante il voto, organizzazione indipendente. La risposta è stata no.

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    1. Giulio Chinappi

      Di quali organizzazioni parli? “Organizzazione indipendente” significa ben poco. Ci sono molti italiani che hanno presenziato alle elezioni venezuelane come osservatori internazionali. Il Venezuela aveva invitato anche gli osservatori dell’UE chiedendo la fine delle sanzioni, ma alla fine hanno dovuto revocare l’invito visto che l’UE ha rifiutato la proposta del governo di Caracas, mantenendo le sanzioni criminali volte unicamente a destabilizzare il Paese e a compiacere i padroni statunitensi. Comunque hanno partecipato numerosi osservatori in rappresentanza della CELAC, della CariCom, dell’Unione Africana e dell’ONU, oltre che del Carter Center.

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      1. Avatar di Giulio Chinappi
        Giulio Chinappi

        Ti ripeto che queste sono argomentazioni da social, non stai rispondendo alla mia domanda e non stai argomentando propriamente, mettendola sul personale. Se vuoi ti invito ad una discussione con qualcuno dei molti italiani che sono stati in Venezuela, come Giorgio Cremaschi o il prof. Luciano Vasapollo, e vedrai che l’esser stato in Venezuela non significa affatto essere d’accordo con te.

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