In carica dal 1990, Idriss Déby aveva appena vinto le elezioni presidenziali una nuova volta, ma è rimasto ucciso in uno scontro a fuoco con un gruppo ribelle.

Salito al potere nel 1990 grazie ad un colpo di Stato contro il suo predecessore Hissène Habré, Idriss Déby Itno è da allora rimasto ininterrottamente alla presidenza del Ciad, Stato africano prevalentemente desertico e privo di sbocchi sul mare. Il leader del Movimento Patriottico di Salvezza (Mouvement Patriotique du Salut, MPS) era il grande favorito anche per le elezioni presidenziali dell’11 aprile, che lo vedevano concorrere per la conquista di un sesto mandato.
In effetti, il 19 aprile, i primi risultati pubblicati hanno attribuito una schiacciante vittoria a Déby e al MPS, che hanno ottenuto il 79,32% dei consensi. Il primo degli avversari, l’ex primo ministro Albert Pahimi Padacké, candidato per il Raggruppamento Nazionale per la Democrazia in Ciad – Il Risveglio (Rassemblement National pour la Démocratie au Tchad – le Réveil), si è fermato al 10,32%, mentre Lydie Beassemda, prima donna a partecipare alle presidenziali nella storia del Paese sotto l’egida del Partito per la Democrazia e l’Indipendenza (Parti pour la Démocratie et l’Independance), ha ottenuto un incoraggiante 3,16%, classificandosi terza sui dieci candidati alla presidenza.
Tutto sembrava dunque essere andato secondo copione fino a quando, appena poche ore dopo l’annuncio dei risultati, il sessantottenne presidente Idriss Déby non è rimasto ucciso in uno scontro a fuoco con un gruppo ribelle, uno dei tanti che imperversano nei Paesi della regione saheliana. Ad annunciarlo è stato il portavoce dell’esercito, il generale Azem Bermandoa Agouna: “Il presidente della Repubblica, capo dello Stato, capo supremo delle forze armate, Idriss Déby Itno, ha appena avuto il suo ultimo respiro per difendere l’integrità territoriale sul campo di battaglia. È con profonda amarezza che annunciamo al popolo ciadiano la morte martedì 20 aprile 2021 del maresciallo del Ciad”, si legge nel comunicato ufficiale.
Suo figlio Mahamat Idriss Déby Itno è stato successivamente nominato capo di un consiglio militare di transizione composto da quindici generali da lui nominati, tutti fedelissimi del defunto presidente. Mahamat Idriss Déby ha in seguito sciolto il governo e l’Assemblea nazionale. Già capo della guardia presidenziale, Mahamat ha promesso che nuove istituzioni sarebbero emerse dopo elezioni “libere e democratiche” tra diciotto mesi.
Il consiglio militare ha anche proclamato quattordici giorni di lutto nazionale, ed ha annunciato che le esequie del defunto capo di Stato si terranno il prossimo venerdì 23 aprile nella Piazza della Nazione della capitale, N’Djamena, e che in seguito le spoglie di Déby verranno trasportate nella sua regione natale.
I ribelli, dal canto loro, hanno risposto rivendicando la morte del presidente e promettendo di marciare sulla capitale, N’Djamena, rifiutando categoricamente l’autorità del consiglio militare. “Intendiamo continuare l’offensiva“, ha fatto sapere Kingabé Ogouzeimi de Tapol, portavoce del gruppo denominato Fronte per l’Alternanza e la Concordia in Ciad (Front pour l’Alternance et la Concorde au Tchad, FACT). Il gruppo ribelle aveva lanciato la propria offensiva esattamente l’11 aprile, data delle elezioni presidenziali, a partire dalle proprie postazioni situate nella confinante Libia. I ribelli hanno preso il controllo della provincia di Kanem, dove si è verificato lo scontro che ha portato alla morte di Déby, oltre che di quella di Tibesti.
Sebbene il Ciad fosse tutt’altro che uno Stato democratico secondo i canoni occidentali, Déby ha sempre ricevuto il sostegno dei Paesi europei, costruendo un rapporto privilegiato soprattutto con la Francia, ex potenza coloniale. Inoltre, Déby ha potuto mantenere il potere per oltre trent’anni grazie al sostegno incondizionato dell’esercito, considerato come uno dei più preparati della regione saheliana, e del gruppo etnico Zaghawa, dal quale egli stesso proveniva.
In una dichiarazione pubblicata martedì, il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso “il suo fermo attaccamento alla stabilità e integrità territoriale del Ciad” e ha auspicato una “transizione pacifica” nel Paese saheliano, “in uno spirito di dialogo con tutta la società politica e civile attori” al fine di “consentire il rapido ritorno a una governance inclusiva basata sulle istituzioni civili”. Il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian ha inoltre chiesto che questa transizione sia “per un periodo limitato“. La Francia “porge le sue rattristate condoglianze alla famiglia del presidente Déby Itno e all’intero popolo ciadiano. Il Ciad ha perso un grande soldato e un presidente che ha lavorato instancabilmente per la sicurezza del paese e la stabilità della regione per tre decenni”, si legge ancora nel comunicato diffuso dall’Eliseo.
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