La Russia sarà il primo Paese a diffondere il vaccino anti covid-19

Il ministro della sanità di Mosca ha annunciato che la Russia inizierà le vaccinazioni di massa a partire dal mese di ottobre, diventando con ogni probabilità il primo Paese a vaccinare la propria popolazione contro il covid-19. Nel frattempo, la pandemia non accenna a rallentare su scala globale.

Nella corsa internazionale per il vaccino contro il covid-19, la Russia sembra essere destinata a spuntarla, con la possibilità di diventare il primo Paese al mondo a diffondere il vaccino contro la malattia che ha paralizzato il pianeta.

Già lo scorso 12 luglio, Aleksandr Lukašev, direttore dell’Istituto di parassitologia medica e malattie tropicali della prima Università medica statale di Mosca Sečenov, aveva comunicato il completamento dei test clinici volontari su uno dei quarantasette prototipi di vaccini, affermando che “in questa fase è stata dimostrata la sicurezza del vaccino“, che corrisponde al livello di sicurezza “dei vaccini attualmente nel mercato“. Un totale di 38 volontari hanno partecipato alla ricerca. Alcuni di loro hanno avuto reazioni durante le prime ore dopo l’iniezione, come un leggero aumento della temperatura e mal di testa, che sono scomparsi nell’arco di poche ore.

Nelle ultime ore, il ministro della sanità Michail Muraško (in foto) ha dichiarato che la Russia prevede di iniziare la vaccinazione di massa contro il nuovo coronavirus il prossimo ottobre: in tal caso, la Federazione Russa diventerebbe con ogni probabilità il primo Paese al mondo ad iniziare una campagna di vaccini contro il covid-19. Il ministro ha aggiunto che il vaccino sarà gratuito per la popolazione e che le relative spese saranno coperte interamente dal bilancio statale.

Muraško ha dichiarato che gli studi clinici sul vaccino contro il covid-19 sviluppati dal Centro nazionale per la ricerca epidemiologica e la microbiologia “Gamalei” del Ministero della Sanità russo si sono conclusi con successo. I primi a essere vaccinati saranno medici e insegnanti, mentre da metà ottobre inizieranno le vaccinazioni di massa per arrivare a coprire tutta la popolazione.

Il ministro ha aggiunto che un secondo vaccino russo, sviluppato dal centro Vektor, è attualmente in fase di test clinici e ha dichiarato che il Ministero della Salute si aspetta “nel prossimo mese e mezzo o due mesi” di ricevere altre due richieste di autorizzazione a condurre test clinici.

Se davvero la Russia si dimostrerà in grado di condurre con successo una campagna di vaccinazione di massa, questo rappresenterà un enorme successo per il Paese, che attualmente figura al quarto posto tra quelli più colpiti al mondo, con oltre 845.000 contagi e più di 14.000 morti. Mosca ha già dimostrato di essere pronta a condividere le proprie risorse con il resto della comunità internazionale, che ha potuto beneficiare degli aiuti russi, come avvenuto anche nel caso dell’Italia.

La scorsa settimana, è stato il Ministero della Sanità siriano a ricevere un lotto di aiuti medici dalla Russia, sotto forma di donazione da parte di alcune associazioni della Federazione. A Damasco sono giunti uniformi protettive, farmaci, rilevatori di temperatura ed altre forniture mediche, al fine di aggirare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti che impediscono alla Siria di importare i beni necessari per combattere la pandemia. L’ambasciatore russo a Damasco, Aleksandr Jevimov, ha sottolineato che il suo Paese ha sostenuto e continua a sostenere la Siria in tutti i campi, specialmente nell’attuale periodo in cui il mondo sta vivendo circostanze difficili a causa dell’espansione del covid-19. Il viceministro della sanità siriano, Ahmed Al-Khulaifawi, ha risposto che il popolo siriano dipende in gran parte dal sostegno fornito dalla parte russa in vari settori, il che allevia le difficoltà generate dalla guerra terroristica e dalle sanzioni economiche.

Anche diversi Paesi delle Americhe hanno fatto ricorso alle forniture russe per far fronte alla pandemia, che ora sta colpendo in maniera assai decisa proprio quel continente. Kiril Dmitrijev, il direttore del Russian Direct Investment Fund (RDIF), un’entità coinvolta nello sviluppo del farmaco antivirale Avifavir, ha dichiarato che almeno cinquanta Paesi hanno inviato una richiesta di acquisto per questo prodotto, molti dei quali provenienti proprio dall’America latina. Guatemala, Messico, Brasile, Colombia e Perù sono stati tra i primi Paesi ad acquistare il farmaco antivirale russo, insieme ad alcuni Paesi europei ed asiatici, come Bielorussia, Bulgaria, Kazakistan ed Arabia Saudita. Per questo motivo, Dmitrijev ha affermato che la produzione del farmaco è già stata aumentata “al fine di soddisfare la domanda sia locale che internazionale“.

I progressi della ricerca russa giungono proprio in un momento critico, con la pandemia che non accenna a rallentare su scala globale. Lo scorso 22 luglio, per la prima volta dopo tre mesi, sono stati registrati più di settemila morti a livello mondiale in una sola giornata, smentendo coloro che affermano che il virus starebbe rallentando la propria diffusione o diventando meno aggressivo.

Nella giornata del 1° agosto, L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha deciso di estendere lo stato di emergenza sanitaria pubblica internazionale (ESPII). La decisione è stata presa dopo l’incontro in videoconferenza tenuto dal direttore generale, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, con i membri e i consulenti del comitato di emergenza dell’OMS.

Il comitato ha concordato all’unanimità che la pandemia continua a costituire un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale“, indica una dichiarazione rilasciata dall’OMS, che conferma la posizione del suo direttore generale dichiarando “che l’epidemia da covid-19 continua a costituire una ESPII“. Vista la situazione descritta durante la riunione, il comitato ha raccomandato all’OMS e ai governi diverse misure con l’obiettivo di rafforzare la risposta al coronavirus in tutti i Paesi del mondo, come quelle di rafforzare i sistemi sanitari nazionali, incoraggiareo la ricerca scientifica e combattere la disinformazione sulla malattia.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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    […] Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, è a sua volta intervenuto sottolineando l’importanza di aumentare gli scambi bilaterali e multilaterali, nonché la solidarietà tra i Paesi della comunità internazionale. Il capo del Cremlino ha soprattutto affrontato la tematica del Covid-19, chiedendo una risposta congiunta da mettere in pratica attraverso la cooperazione e l’integrazione internazionale. Putin anche chiesto che tutte le capacità farmaceutiche e biotecnologiche del mondo vengano messe a disposizione per garantire l’accesso del vaccino a tutte le persone a livello internazionale, ribadendo la possibilità di utilizzare a livello internazionale il vaccino russo Sputnik V. […]

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