Il partito del presidente della Guinea ha stravinto le elezioni legislative, ed il referendum costituzionale proposto da Alpha Condé ne ha rafforzato il potere. Approvate anche altre importanti riforme in favore delle donne.

Inizialmente previste per il gennaio del 2019, le elezioni legislative della Guinea sono state rinviate diverse volte, ma hanno finalmente potuto avere luogo il 22 marzo, al fine di rieleggere i 114 membri dell’Assemblée Nationale. Nello stesso giorno, si è anche tenuto un referendum proposto dal presidente Alpha Condé, ma molto criticato da parte dell’opposizione: se approvato, il testo della riforma costituzionale, infatti, avrebbe permesso all’ottantaduenne capo di stato di presentarsi per un terzo mandato consecutivo, oltretutto allungandone la durata da cinque a sei anni.
Le elezioni legislative per il parlamento unicamerale del Paese africano si svolgono con un sistema misto: 38 seggi vengono attribuiti con il metodo maggioritario a seconda dei diversi collegi elettorali che costituiscono la Guinea, mentre i restanti 76 scranni vengono distribuiti con il metodo proporzionale.
Seppur con un’affluenza alle urne in calo di oltre sei punti percentuali rispetto al 2013 (58.04%), il Raggruppamento del Popolo Guineano – Arcobaleno (Rassemblement du peuple de Guinée – Arc en ciel, RPG), il partito socialdemocratico guidato da Condé, ha sbaragliato la concorrenza conquistando trentasette dei trentotto seggi attribuiti con il proporzionale, e perdendo solamente in un colleggio a vantaggio della coalizione Nouvelles forces démocratiques.
La formazione di Condé, considerata illegale fino al 1991 durante il governo del presidente golpista Lansana Conté, ha poi ottenuto 42 ulteriori seggi con il metodo proporzionale, eleggendo un totale di 79 deputati, ventisei in più rispetto alla precedente legislatura. Una cifra che permette al Raggruppamento del Popolo Guineano di ottenere abbondantemente la maggioranza assoluta del parlamento, per la quale sono necessari 58 voti. Non solo, ma con una maggioranza così solida Condé potrà far approvare senza difficoltà anche le riforme che necessitano una maggioranza qualificata dei due terzi.
Molto frammentati i partiti dell’opposizione, con l’Union démocratique de Guinée (UDG), partito guidato dall’uomo d’affari Mamadou Sylla, che ha ottenuto quattro seggi, mentre il Mouvement populaire démocratique de Guinée (MPDG) ha eletto tre deputati, come le Nouvelles forces démocratiques, che aggiungono due seggi conquistati con il proporzionale all’unico che avevano ottenuto con il maggioritario. In tutto, sono ventiquattro i partiti che saranno rappresentanti in parlamento, la maggioranza dei quali con un solo seggio. Le elezioni sono del resto state boicottate dalle principali forze organizzatae dell’opposizione, l’Union des forces démocratiques de Guinée (UFDC) dell’ex primo ministro Cellou Dalein Diallo, e l’Union des forces républicaines (UFR) di Sidya Touré, che hanno deciso di non partecipare a questa tornata. In questo modo, Diallo cede il suo ruolo di leader dell’opposizione a Sylla.
Favorevoli a Condé anche i risultati del referendum costituzionale, approvato dall’89.76% dei votanti. Come anticipato, l’approvazione delle riforme permetterà all’anziano capo di stato di candidarsi per un terzo mandato consecutivo della durata di sei anni alle elezioni presidenziali che dovrebbero tenersi a fine anno, assicurandosi di restare al potere fino all’età di ottantotto anni. Ma il testo della riforma costituzionale prevedeva anche importanti riforme, molte delle quali in favore delle donne: la messa fuori legge delle mutilazioni genitali femminili e dei matrimoni forzati; l’affermazione della parità di diritti tra i due coniugi nel divorzio; la garanzia di riservare alle donne almeno un terzo dei seggi delle istituzioni dello stato; la promessa di una distribuzione più equa delle ricchezze nei confronti dei giovani e dei poveri; la possibilità per i diciottenni di candidarsi all’Assemblée Nationale.
In seguito al risultato del referendum, la riforma costituzionale è stata approvata il 7 aprile, mentre il 15 aprile la Corte Costituzionale ha convalidato i risultati definitivi delle elezioni legislative. Il 17 aprile, infine, è stata pubblicata la notizia della morte del presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Amadou Salif Kébé, a causa del nuovo coronavirus. La sua ultima apparizione pubblica risaliva al 2 aprile, quando Kébé aveva annunciato i risultati provvisori delle elezioni.
Abitata da quasi quattordici milioni di persone, la Guinea ha fino ad oggi contabilizzato 579 casi positivi al nuovo coronavirus e cinque decessi.
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