Stati Uniti: a Milwaukee vince la paura

Nonostante la pandemia da nuovo coronavirus, nella città di Milwaukee (Wisconsin) si sono tenute regolarmente le elezioni. Ma alle urne si è recato meno di un terzo degli aventi diritto.

Se in Francia è stato rinviato il secondo turno delle elezioni municipali e in Spagna hanno subito la stessa sorte le elezioni regionali in Galizia e Paesi Baschi, ciò non è accaduto a Milwaukee, la città più importante del Wisconsin, negli Stati Uniti.

Nonostante gli Stati Uniti siano oramai nettamente in vetta alle statistiche riguardanti i contagi (oltre 640.000) e le morti (oltre 28.000) da nuovo coronavirus, e lo stesso stato del Wisconsin sia giunto oggi a superare le 3.700 positività, il 7 aprile i cittadini sono comunque stati chiamati alle urne per scegliere il nuovo sindaco della città di Milwaukee.

La sfida tra il sindaco uscente Tom Barrett, in quota democratica, e la sfidante repubblicana Lena Taylor si è concluso con una netta vittoria del primo (62.55% contro 36.87%), che ottiene così un quinto mandato consecutivo dopo essere stato eletto per la prima volta nel 2004. Ma a “vincere” queste elezioni è stato il fronte dell’astensionismo, alimentato dalla paura per l’epidemia, visto che solamente il 30.99% degli aventi diritto si è recato alle urne, con la perdita di oltre venti punti percentuali rispetto all’affluenza di quattro anni fa.

Come se non bastasse, le elezioni sono state caratterizzate anche da forti polemiche circa la distribuzione dei seggi elettorali, ridotti da centottanna a solamente cinque per una città di oltre mezzo milione di abitanti. Questo ha portato a lunghe file di elettori che hanno dovuto aspettare ore per esprimere il proprio voto, riunendo migliaia di persone proprio nel bel mezzo dell’epidemia. Non va dimenticato che, secondo alcuni esperti, l’esplosione dell’epidemia in Iran sarebbe stata agevolata proprio dallo svolgimento delle elezioni a febbraio.

Neil Albrecht, direttore esecutivo della Commissione elettorale di Milwaukee, ha affermato che la riduzione dei seggi elettorali è stata causata dalla mancanza di persone disposte a ricoprire il ruolo di scrutatori, altro effetto dell’epidemia. A questo la domanda sorge spontanea: perché le elezioni di Milwaukee non sono semplicemente state rinviate?

In realtà, il sindaco in carica Tom Barrett e lo stesso Neil Albrecht avevano proposto di rinviare le elezioni e di organizzare una tornata elettorale da svolgersi unicamente per posta, dando così la possibilità di votare a tutta la popolazione in piena sicurezza. Anche Tony Evers, il governatore democratico dello stato del Wisconsin, aveva dato ascolto alle voci provenienti da Milwaukee, impartendo l’ordine di rinviare le elezioni. Ma a quel punto è interventuta la Corte Suprema del Wisconsin, chiamata in ballo dai repubblicani, che ha annullato la decisione di Evers.

Tutta questa situazione ha portato unicamente a confusione e paura tra gli elettori, con molti che si sono visti costretti a rinunciare al voto per non mettere a repentaglio la propria salute. Inoltre, lo scarso numero di personale presso i seggi rispetto al numero di schede da scrutinare ha causato ritardi e problemi nei conteggi, tanto che i risultati ufficiali sono stati annunciati solamente una settimana dopo lo svolgimento delle elezioni. La candidata repubblicana Lena Taylor ha accusato l’amministrazione del sindaco Barrett di non aver garantito lo svolgimento di elezioni eque e sicure, dimenticando che sono proprio i membri del suo partito ad aver propiziato tale situazione.

Quello che è certo, è che le vicende di Milwaukee rappresentano un ennesima macchia sul modo in cui gli Stati Uniti stanno affrontando l’emergenza sanitaria. E non saremmo sorpresi di vedere la città di Milwaukee e lo stato del Wisconsin scalare le classifiche dei contagi nei prossimi giorni.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

There are 2 comments

  1. Corea del Sud: Moon Jae-in “ringrazia” il coronavirus | World Politics Blog

    […] Le elezioni del 15 aprile, al contrario delle attese, hanno addirittura fatto segnare il più alto dato degli ultimi ventotto anni per quanto riguarda l’affluenza alle urne, arrivata al 66.2%, con un incremento di otto punti percentuali rispetto al 2016, a dimostrazione della fiducia della popolazione nelle misure prese dal governo per fronteggiare il virus. Solamente nel 1992 si era registrato un dato superiore, pari al 71.9%. Ad ogni modo, gli elettori hanno utilizzato mascherine e guanti durante le operazioni di voto, mantenendo la distanza di un metro tra loro. Anche nella diligenza con la quale si sono svolte le elezioni, la Corea del Sud ha saputo dare un esempio al mondo, in contrasto con il caos che si è registrato nelle recenti elezioni nella città statunitense di Milwaukee. […]

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