Secondo C.J. Atkins, del Communist Party of the United States of America (CPUSA), gli Stati Uniti stanno vivendo un “momento socialista” iniziato con la crisi economica del 2008. Assisteremo quindi all’elezione di Bernie Sanders alla presidenza, o sarà ancora una volta l’establishment ad avere la meglio?

Proseguono, negli Stati Uniti, le primarie del Democratic Party, oramai ridotte ad una sfida a due tra Joe Biden e Bernie Sanders. Biden, ex numero due di Barack Obama, è oramai stato incoronato come il candidato unico dell’establishment, dopo i ritiri di Pete Buttigieg, Michael Bloomberg e di Amy Klobuchar, tutti pronti a sostenerlo pur di non assistere ad un successo di Sanders. Il senatore del Vermont, oggetto esterno al partito, potrebbe invece guadagnare qualche consenson dal ritiro di Elizabeth Warren, l’unica altra candidata situata su posizioni di sinistra all’interno della galassia Dem.
Come noto, Sanders è solito definirsi un “socialista democratico”. Non c’è dubbio che il termine socialista, negli Stati Uniti, abbia un significato completamente diverso da quello reale: molti statunitensi sono infatti convinti che tutti i Paesi dell’Europa occidentale siano “socialisti” per il semplice fatto di avere un sistema sanitario nazionale ed altri servizi pubblici a carico dello Stato. Allo stesso tempo, va però riconosciuto a Sanders il merito di aver sdoganato questo termine, fino all’atroieri considerato come una bestemmia politica nel Paese faro del capitalismo mondiale.
Il fatto stesso che Sanders sia in piena corsa per una possibile candidatura democratica alla presidenza, quattro anni dopo essere stato il principale rivale di Hillary Clinton, rappresenta di per sé una importante novità per gli Stati Uniti, testimoniando uno spostamento a sinistra dell’elettorato. Allo stesso tempo, la reazione dell’establishment nei confronti di Sanders dimostra che, pur non essendo un socialista nel senso marxiano del termine, il senatore del Vermont sta toccando gli interessi della classe dominante con il suo programma elettorale.
A proposito di come il termine “socialismo”, pur con un significato diverso da quello originario, sia oggi divenuto accettabile nel dibattito politico statunitense, vi proponiamo di seguito l’articolo di C.J. Atkins, pubblicato sul sito del Communist Party of the United States of America (CPUSA).
È iniziato con il quasi collasso dell’economia nel 2008-09, quando milioni di persone hanno perso la casa e il lavoro e hanno iniziato a mettere in discussione lo status quo. La discussione al riguardo riprese con il movimento Occupy Wall Street mentre i giovani si rendevano conto che il futuro che avrebbero dovuto affrontare – lavori a basso salario, indebitamento infinito degli studenti – era tutt’altro che brillante. Quindi, è emerso più pienamente allo scoperto con la campagna ribelle di Bernie Sanders nel 2016. Ora, poiché sembra che il senatore indipendente possa effettivamente vincere la nomination democratica, è un argomento di cui tutti sembrano parlare: il socialismo.
In questi ultimi anni, gli Stati Uniti hanno vissuto quello che è stato descritto come un “momento socialista”. Nei giorni successivi alla Guerra Fredda degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000, quando il capitalismo globale regnava trionfante, l’idea del socialismo sembrava quasi morta. Ma l’autoproclamato “socialista democratico” del Vermont – insieme a centinaia di altri legislatori progressisti, candidati di base e movimenti in tutto il paese – ha cambiato questo dato.
Grandi riforme come Medicare for All [1], il Green New Deal e la cancellazione del prestito studentesco sono presentate come parte di un’agenda “socialista democratica”. Sono diventate le idee che stanno dando forma alle elezioni del 2020. E a molte persone piace quello che sentono. Milioni di persone prendono in considerazione l’idea del socialismo, che per decenni sembrava una reliquia del passato, un vicolo cieco politico.
Per molti, ovviamente, è ancora un tabù; non tutti sono entusiasti del momento socialista. I think tank di Wall Street ipotizzano che Sanders e il socialismo uccideranno il Partito Democratico. I giornalisti dipendenti da aziendi facenti parte di grandi multinazionali rischiano la sospensione dal lavoro se ammettono di avere tendenze socialiste. La propaganda di destra solleva lo spettro del comunismo e utilizza costantemente immagini in stile sovietico su Sanders. E, naturalmente, il presidente Trump e i suoi sostenitori hanno resuscitato l’uomo nero del radicalismo, tentando di applicare l’etichetta socialista a chiunque si opponga a loro.
Nonostante tutto il panico e gli allarmi, tuttavia, un recente sondaggio ha rilevato che il 76% degli elettori del Partito Democratico sarebbe disposto a votare per un socialista come presidente. Considera repubblicani e indipendenti e otterrai ancora un 45% che afferma di non essere infastidito dall’etichetta socialista. Indipendentemente dal fatto che Sanders vinca la nomination democratica e successivamente la presidenza, molte delle idee politiche che la sua campagna ha sostenuto sono qui per restare. Non è una sorpresa, davvero, dato che la maggior parte di queste – come l’assistenza sanitaria per tutti e la lotta ai cambiamenti climatici – erano in circolazione da molto prima che si candidasse alla presidenza.
Ma la curiosità degli americani sul concetto di socialismo sopravviverà a questo “momento socialista”?
Bill Bailey, un marittimo del New Jersey che andò in Spagna per combattere i fascisti negli anni ’30, una volta disse: “Gli Hitler e i Mussolini di questo mondo stanno uccidendo persone che non conoscono la differenza tra comunismo e reumatismi”. Le percezioni di massa del socialismo negli Stati Uniti oggi potrebbero non essere così confuse, ma probabilmente non ne sono lontane.
Lo stereotipo era che il socialismo equivaleva semplicemente alla proprietà del governo di tutto. Agli occhi di molti recenti convertiti alla causa “socialista democratica” e tra i suoi detrattori oggi, il socialismo è spesso descritto, essenzialmente, come un “governo più grande”. Grande assistenza sanitaria del governo. Grande regolamentazione delle banche governative. Grande controllo dei prezzi del carbone decisi dal governo. Grande controllo delle armi da parte del governo. Quando gli viene chiesto di definire la sua visione del socialismo, ad esempio, Sanders stesso si rivolge spesso alle società socialdemocratiche del nord Europa, dove tasse elevate e regolamentazione estesa sono la norma.
È senza dubbio vero che nella lotta contro il dominio delle multinazionali negli Stati Uniti e nell’economia e nella politica, il “pubblico” nella sanità pubblica o nell’istruzione pubblica significherà un maggiore intervento del governo. Ma intervento di che tipo? E un governo di che tipo? Dopo tutto, è stato il “governo”, che ci ha portato alla privatizzazione della scuola, ai sussidi per il welfare aziendale, alle riduzioni fiscali per i super ricchi, ai mercati deregolamentati dei fondi suprime, alla soppressione degli elettori [2] e altro ancora. Tutti questi erano i risultati del governo che soddisfaceva gli interessi commerciali.
Se il nostro interesse nazionale per il socialismo è legato al fine di sopravvivere e prosperare, allora il socialismo deve significare più del “grande governo”. È necessario affrontare la questione di come dovrebbe essere il governo, chi lo controllerà e in che misura il potere sarà condiviso. Ciò deve riguardare la democratizzazione del potere e la fine del controllo del grande capitale sulle decisioni politiche.
Ma deve anche essere qualcosa di più del semplice governo. Il momento socialista offre l’opportunità di approfondire la discussione su ciò che potrebbe essere il socialismo negli Stati Uniti. Sanders ci ha portato lo slogan della “rivoluzione politica”, ma per quanto riguarda la rivoluzione economica e sociale?
La nozione di socialismo come partecipazione e potere popolare della classe lavoratrice non è stata abbastanza rilevante nelle conversazioni sull’argomento in questi ultimi anni. I nostri quartieri, scuole, dipartimenti di polizia e luoghi di lavoro possono essere gestiti in modo più democratico? E se tanti fra noi, insieme, decidessero la direzione delle nostre città, degli stati e del Paese – e non solo ogni pochi anni al momento delle elezioni, ma sempre?
E se i lavoratori non solo avessero voce in capitolo ma anche il controllo sul modo di operare delle aziende? E se più servizi e beni – dagli alloggi agli ospedali – fossero centrati sui bisogni dei molti invece che sui profitti di pochi?
Queste sono domande che vanno oltre le elezioni del 2020, ma sono cose su cui vale la pena riflettere ora. Il compito immediato, ovviamente, rimane la sconfitta di Trump, perché il risultato del voto di quest’anno determinerà quante battaglie future verranno combattute da una posizione difensiva.
Ci vorrà un enorme movimento per sconfiggere Trump, un movimento che attraversi la sinistra e il centro. Quel movimento non può semplicemente piegarsi e tornare a casa se Trump viene battuto a novembre, però. Trump potrebbe essere una manifestazione di tutto ciò che non va nel sistema, ma ne è solo un aspetto. La tattica spaventosa dei miliardari “liberali” che cercano di convincerci che solo un altro uomo ricco può battere l’uomo ricco alla Casa Bianca è l’altro lato della risposta della classe capitalista all’ondata di Sanders e al momento socialista americano.
Questo è il motivo per cui il socialismo non può limitarsi a vincere questa o quella elezione. Deve riguardare la costruzione e il sostegno di un ampio movimento democratico che può lottare per il cambiamento in tutte le aree della vita degli Stati Uniti per molto tempo dopo che Trump e Sanders saranno entrambi usciti dalla scena politica. Quandio andiamo a parlare porta a porta con colleghi, amici e familiari da ora a novembre e anche dopo, queste sono le cose di cui possiamo discutere.
Non lasciamo che il momento (socialista) ci sfugga.
NOTE
[1] Il sistema sanitario pubblico e gratuito per tutti i cittadini.
[2] Con questa espressione, si designa negli Stati Uniti una strategia utilizzata per influenzare il risultato di un’elezione scoraggiando o impedendo il voto a gruppi specifici di persone. Si distingue dalla campagna politica per il fatto che la campagna tenta di cambiare il probabile comportamento di voto cambiando le opinioni dei potenziali elettori attraverso la persuasione e l’organizzazione. La soppressione degli elettori, invece, tenta di ridurre il numero di elettori che potrebbero votare contro un candidato o una proposta.
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