Regno Unito: i cento giorni di Boris Johnson
Mercoledì 24 luglio, Boris Johnson ha preso le redini del governo britannico, succedendo a Theresa May: il suo obiettivo dichiarato è il raggiungimento della Brexit entro la fine di ottobre.
Mercoledì 24 luglio, Boris Johnson ha preso le redini del governo britannico, succedendo a Theresa May: il suo obiettivo dichiarato è il raggiungimento della Brexit entro la fine di ottobre.
Quello che il continente europeo sta vivendo è indubbiamente uno dei momenti più difficili nella sua storia politica. Basta guardare al numero di governi che cadono, rischiano di cadere o faticano a formarsi dopo le elezioni, tutti fenomeni che hanno caratterizzato l’anno che sta per concludersi, che possiamo considerare come il culmine di una crisi politica già iniziata in precedenza.
Il referendum è lo strumento di democrazia diretta più importante tra quelli previsti dalla maggioranza dei Paesi occidentali. Trattandosi di democrazie rappresentative, il volere dei cittadini resta spesso nel dimenticatoio nei cinque anni che separano una tornata elettorale e l’altra, ma i padri costituenti di quasi tutti gli Stati che si autodefiniscono democratici hanno inserito questo strumento, che può essere utilizzato in vari ambiti a seconda di quanto previsto dalla Costituzione dei vari Paesi. Negli ultimi anni, abbiamo però assistito ad una serie di esiti referendari che sono stati disattesi, in particolare quelli riguardanti i rapporti tra gli Stati membri e l’Unione Europea.
Giovedì 8 giugno i cittadini britannici sono stati chiamati alle urne per le elezioni generali ed il rinnovo dei 650 rappresentanti – uno per collegio elettorale – della House of Commons, la camera bassa del parlamento del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, utilizzando il sistema del first-past-the-post (ovvero si elegge il candidato più votato di ciascun collegio). Si è trattato di una tornata elettorale anticipata rispetto a quella prevista per il 2020, basata soprattutto sul confronto tra il primo ministro conservatore Theresa May ed il leader dell’opposizione e candidato laburista Jeremy Corbyn. L’affluenza alle urne si è attestata sul 68%.
L’8 giugno i cittadini britannici saranno chiamati alle urne per le elezioni generali ed il rinnovo dei 650 rappresentanti – uno per collegio elettorale – della House of Commons, la camera bassa del parlamento del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, utilizzando il sistema del first-past-the-post (ovvero si elegge il candidato più votato di ciascun collegio). Si tratta di una tornata elettorale anticipata rispetto a quella prevista per il 2020, che vedrà il primo ministro conservatore Theresa May affrontare il candidato laburista Jeremy Corbyn.
Cinquantanovenne di Eastbourne, nell’East Sussex, Theresa Mary May (Brasier il suo cognome da nubile, prima del matrimonio con il banchiere Philip John May) è il nuovo Primo Ministro del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, succedendo a David Cameron dopo l’esito del referendum sulla Brexit. Una conservatrice a Londra, dunque, fatto che ricorda i tempi poco fasti della Iron Lady Margaret Thatcher, unica donna ad aver ricoperto questo ruolo prima d’ora.