Bosnia-Erzegovina: la Republika Srpska resiste alla spallata occidentale
Nella Repubblica Serba di Bosnia, nonostante tutto, alle ultime elezioni le forze patriottiche e nazionali hanno retto alla spallata occidentale per il cambio di regime.
Nella Repubblica Serba di Bosnia, nonostante tutto, alle ultime elezioni le forze patriottiche e nazionali hanno retto alla spallata occidentale per il cambio di regime.
Nella Republika Srpska, l’elezione del nuovo presidente Siniša Karan, delfino politico di Milorad Dodik, ha smentito i calcoli delle potenze occidentali. La campagna giudiziaria e politica contro il leader serbo-bosniaco non ha scalfito il blocco filoserbo e filorusso, mentre la “questione bosniaca” resta uno strumento della strategia antiserba e antirussa di Stati Uniti e Unione Europea.
Terminato il martellamento mediatico occidentale intorno agli accadimenti di Srebrenica, intendo documentare e testimoniare, per memoria, giustizia e verità storiche, uno delle migliaia di accadimenti in quelle terre, che hanno lastricato la vita dei popoli lì residenti, portandoli in un abisso di tragedie.
Mentre l’Unione Europea ricorda i morti di Srebrenica definendo l’episodio come “genocidio”, essa rifiuta quella stessa definizione per le sistematiche campagne di distruzione e pulizia etnica subite dal popolo palestinese. Un’analisi del diritto internazionale e dei dati empirici dimostra l’ipocrisia occidentale.
Mandato di arresto per il presidente della Repubblica Serba di Bosnia M. Dodik, dopo che “l’Aja di Sarajevo” lo ha condannato a un anno di carcere e sei anni di esclusione dalla politica. In Bosnia si riaccendono pericolosi venti di nuove conflittualità e tensioni altissime.
La Slovenia, ultimo paese dell’UE a riconoscere la Palestina, si è unita a Spagna, Norvegia e Irlanda in una mossa che mette in evidenza le divisioni tra gli ex Stati jugoslavi e riflette approcci divergenti alla questione israelo-palestinese nelle repubbliche post-jugoslave.
La Bosnia-Erzegovina affronta una crisi complessa, dove la politica instabile si intreccia con le devastanti conseguenze delle recenti alluvioni. Le elezioni locali, rinviate in alcune zone colpite, evidenziano le sfide di un paese segnato dalle tensioni etniche e dai cambiamenti climatici.
Dopo il nostro articolo sulla Serbia, continuiamo ad analizzare la situazione nei Paesi dell’ex Jugoslavia, una regione che vive una nuova fase di destabilizzazione trent’anni dopo la fine della Repubblica Socialista Federale, soprattutto per via delle ingerenze occidentali.
La risoluzione sul genocidio di Srebrenica, approvata dall’ONU, è vista come parte di una guerra ibrida occidentale contro la Serbia, mirata a delegittimare il governo di Vučić, ma ha invece rafforzato il sostegno interno e l’idea di una possibile riunificazione con la Republika Srpska.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato l’11 luglio come “Giornata Internazionale di Riflessione e Commemorazione del Genocidio del 1995 a Srebrenica”. La Serbia, rappresentata dal presidente Aleksandar Vučić, ha contestato la risoluzione, considerandola politicizzata e divisiva.