Baghdad e la conoscenza
Piccolo dono natalizio benaugurante.
Piccolo dono natalizio benaugurante.
Le elezioni legislative irachene dell’11 novembre, segnate dall’esclusione di numerosi candidati e dal boicottaggio sadrista, si sono svolte tra accuse iraniane di ingerenze statunitensi e l’azzeramento della rappresentanza delle forze democratiche, rivelando un sistema politico bloccato e in profonda crisi di legittimità.
Mentre il regime sionista continua a perpetrare i propri crimini nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, le forze imperialiste anglo-statunitensi seguitano a condurre azioni militari illegittime nella regione, bombardando i territori di Iraq, Siria e Yemen nel silenzio generale.
L’attacco con un drone alla postazione militare statunitense Tower 22, vicino al confine tra Giordania e Siria, solleva interrogativi sul ruolo delle truppe imperialiste nella regione
A Baghdad continuano le proteste mentre il parlamento cerca di approvare un governo che escluderebbe il partito più votato alle ultime elezioni.
Otto mesi dopo le elezioni, l’Iraq non ha ancora un governo né un presidente. Il Partito Comunista denuncia la violazione della Costituzione e chiede un cambiamento radicale nelle istituzioni irachene.
L’elezione del presidente e la formazione del nuovo governo si stanno rivelando particolarmente difficile in un Paese politicamente frammentato.
Il Partito Comunista Iracheno osserva dall’esterno lo svolgimento dei colloqui per la formazione del nuovo governo, e si augura che il nuovo esecutivo persegua una politica estera filocinese nell’ambito della Belt and Road Initiative.
Nel caotico clima politico che si respira in Iraq, il Partito Comunista ha deciso di boicottare le elezioni come forma di protesta contro un sistema che ha perso la fiducia del popolo. Restano grandi dubbi sulla formazione del prossimo governo.
Il nuovo governo iracheno ha ottenuto il benestare di Washington e non è inviso all’Iran. Ma le politiche irachene restano di fatto sotto il controllo degli Stati Uniti.