A un mese dall’apertura del XIV Congresso nazionale, il XV Plenum del XIII Comitato Centrale del Partito Comunista del Vietnam ha chiuso la legislatura 2021-2026 definendo linee politiche, pacchetto documentale e architettura organizzativa del Congresso. Al centro, la “questione quadri” e una piattaforma di crescita basata su istituzioni, decentramento e innovazione.

Il XV Plenum del XIII Comitato Centrale del Partito Comunista del Việt Nam (PCV), riunito ad Hà Nội tra il 22 e il 23 dicembre 2025, è stato presentato come il passaggio conclusivo della legislatura del Comitato Centrale prima del XIV Congresso nazionale, programmato dal 19 al 25 gennaio 2026. In quanto ultimo plenum della XIII legislatura, la riunione ha assunto un duplice significato: da un lato, la chiusura di un ciclo politico segnato da turbolenze esterne e da scelte di policy “di rottura” rivendicate dalla leadership; dall’altro, la costruzione delle condizioni politiche e organizzative per l’avvio del nuovo mandato 2026-2031, con una particolare enfasi sul tema del personale e sulla qualità del quadro dirigente.
Un’agenda “costituente” per il Congresso: la questione quadri e i documenti congressuali
La riunione, presieduta dal Segretario Generale Tô Lâm, è stata dedicata a “rivedere e fornire pareri” sulle preparazioni chiave per assicurare il successo del XIV Congresso nazionale. L’ordine del giorno, come riportato dai resoconti ufficiali, ruotava attorno a tre grandi nuclei: la politica del personale per il XIV Congresso; le bozze dei documenti congressuali; gli aspetti organizzativi essenziali (regole di lavoro e regole elettorali), insieme ai rapporti su ispezione, supervisione e disciplina di Partito della XIII legislatura e alle linee di lavoro per il 2026. A questi dossier si aggiungevano due progetti di lettura storica di lungo periodo, destinati a consolidare la narrazione di legittimità: la sintesi dei 100 anni di leadership del PCV (1930-2030) e la revisione dei 40 anni di attuazione della Piattaforma per la costruzione nazionale nella transizione al socialismo.
Già la struttura dell’agenda segnala il carattere “costituente” del Plenum. Non si tratta, infatti, soltanto di un’analisi congiunturale, ma di un passaggio di messa a punto della cornice strategica, normativa e organizzativa entro cui il Congresso avrebbe dovuto operare: un set di testi che funge da bussola politico-programmatica e un dispositivo procedurale che governa competizione e selezione nel perimetro delle regole di Partito.
Nel lessico della politica vietnamita, il lavoro sul personale non è un capitolo amministrativo; è l’architrave attraverso cui la linea politica diventa capacità di implementazione. Nel suo intervento di apertura, Tô Lâm ha richiamato il consenso già maturato in precedenti riunioni del Comitato Centrale sulle candidature per i futuri organismi apicali, sottolineando che, dopo la risoluzione della precedente sessione, il Politburo ha continuato a dirigere una preparazione “approfondita” del Congresso, includendo il perfezionamento dei piani di personale.
Il punto cruciale, qui, è l’insistenza su prudenza procedurale e conformità regolamentare. La preparazione e la candidatura dei membri del nuovo Comitato Centrale vengono definite “un compito particolarmente importante”, che richiede cautela, precisione e stretta osservanza delle regole, perché la futura leadership dovrà guidare lo sviluppo nazionale in una “nuova era”. In termini analitici, questa formulazione svolge almeno tre funzioni. Anzitutto, rafforza l’idea che la legittimità del vertice derivi dalla regolarità del processo di selezione, non soltanto dall’esito. Poi, collega direttamente la scelta dei quadri alla missione storica del ciclo 2026-2031, cioè alla capacità di “governare” l’insieme delle transizioni (economica, tecnologica, amministrativa). Infine, configura la disciplina interna come garanzia di efficacia dell’azione pubblica, riducendo lo spazio per dinamiche di patronage percepite come ostacoli a meritocrazia e responsabilità.
Il Comitato Centrale ha adottato la relazione sul lavoro del personale da sottoporre al XIV Congresso e, con “alto grado di consenso”, ha votato sulla lista dei candidati al XIV Comitato Centrale e sulle candidature per il Politburo, il Segretariato e le posizioni chiave della leadership di Partito e di Stato per il 2026-2031. Questa decisione, rimessa al Congresso per considerazione ed elezione secondo Statuto e regolamenti, indica una volontà di chiusura ordinata della XIII legislatura e di consegna al Congresso di un pacchetto di opzioni già ampiamente “filtrate” e coerenti con requisiti di struttura e qualificazione.
Sul secondo asse, quello documentale, la leadership ha puntato su un doppio registro: qualità tecnica e inclusività consultiva. Tô Lâm ha definito il processo di elaborazione dei documenti come “innovativo e innovatore”, richiamando la “più ampia consultazione pubblica mai realizzata”, con l’obiettivo di riflettere pienamente “saggezza collettiva” e opinioni del popolo nei testi del Congresso. Nel discorso ufficiale, la consultazione non è descritta come mero esercizio di comunicazione, ma come metodo di costruzione del consenso, funzionale a fare dei documenti una “luce guida” e una “bussola d’azione” nella nuova fase rivoluzionaria.
La dichiarazione conclusiva del Plenum rafforza questo impianto: la bozza del Rapporto politico è stata oggetto di un quarto giro di valutazione da parte del Comitato Centrale; i testi vengono descritti come concisi ma comprensivi, orientati all’azione e ad alta praticabilità; inoltre, dovrebbero chiarire limiti e debolezze e incorporare nuovi punti di vista e politiche del Comitato Centrale e del Politburo. Parallelamente, il Plenum ha approvato la bozza del rapporto che sintetizza questioni teoriche e pratiche sui quarant’anni di Đổi mới lungo il percorso “a orientamento socialista”, nonché il rapporto sui 15 anni di attuazione dello Statuto di Partito con orientamenti per emendamenti e integrazioni. Al Politburo è stato affidato il compito di finalizzare i documenti sulla base dei commenti ricevuti, preparando la versione definitiva per il Congresso.
Da una prospettiva accademica, due elementi meritano attenzione. Il primo è la combinazione tra “teoria” e “procedura”: la riflessione sui quarant’anni di Đổi mới e la revisione dello Statuto non sono materiali collaterali, ma dispositivi di stabilizzazione istituzionale, perché codificano esperienza e regole mentre il sistema politico affronta nuove pressioni di adattamento. Il secondo è la centralità attribuita alla funzione performativa dei documenti: non soltanto “raccontano” il ciclo precedente, ma definiscono un lessico comune e un set di vincoli interpretativi che guideranno implementazione e valutazione delle politiche nel nuovo mandato.
Le priorità strategiche secondo Tô Lâm: istituzioni, decentramento, innovazione
Nelle osservazioni conclusive, Tô Lâm ha inserito l’intero lavoro del Plenum dentro una narrazione di continuità storica e di consolidamento della correttezza della traiettoria socialista vietnamita, collegandola ai risultati e alle lezioni del rinnovamento. Sul piano programmatico, tuttavia, la parte più rilevante per comprendere l’impostazione del ciclo 2026-2031 è l’individuazione di tre aree strategiche prioritarie nella “nuova era di crescita”: una svolta forte nello sviluppo istituzionale; un rafforzamento di decentramento e delega di autorità; e il raggiungimento di nuovi obiettivi in scienza e tecnologia, innovazione e trasformazione digitale, accompagnati dallo sviluppo di nuove capacità produttive e nuovi modelli di business e produzione.
Questo triangolo istituzioni-decentramento-innovazione suggerisce un tentativo di sciogliere, in modo coerente, il classico nodo dei sistemi a partito unico in fase di modernizzazione accelerata: come preservare coesione strategica e disciplina politica mentre si aumenta la flessibilità amministrativa e si stimola il dinamismo economico. Il decentramento, in questa cornice, non appare come una concessione “liberale”, ma come un acceleratore, soprattutto se accompagnato da strumenti digitali e da una riforma istituzionale che riduca colli di bottiglia. L’innovazione tecnologica, dal canto suo, viene iscritta nel lessico delle “nuove forze produttive” e dei nuovi modelli di produzione, segnalando una volontà di spostare l’attenzione dalla mera crescita quantitativa alla qualità della struttura produttiva.
Le priorità indicate dal Segretario Generale sono completate da un blocco di misure sulla forza lavoro e sull’apparato pubblico. Nel resoconto della chiusura del Plenum, emerge l’orientamento a ristrutturare e migliorare le risorse umane, sviluppare lavoratori ad alta qualificazione e attrarre talenti; inoltre, si punta a rinnovare il personale del settore pubblico privilegiando funzionari dinamici e innovativi, pronti a pensare in grande, agire con decisione, assumersi responsabilità e “sacrificarsi per il bene comune”. A ciò si aggiunge l’impegno a consolidare un salto di qualità nell’infrastrutturazione socio-economica, con particolare attenzione a trasporti, tecnologia ed energia. In altre parole, la leadership propone una convergenza tra riforma “soft” (capacità amministrativa, qualità del capitale umano) e riforma “hard” (infrastrutture), tentando di allineare l’apparato di implementazione agli obiettivi di crescita e trasformazione.
Sul piano strettamente decisionale, il Plenum ha chiuso con un alto livello di consenso, qualità e unità, e con l’assegnazione al Politburo del compito di proseguire l’ultimo miglio preparatorio del XIV Congresso, inclusi processi organizzativi e finalizzazione documentale. In vista del Congresso previsto tra il 19 e il 25 gennaio prossimi, il Plenum assume una funzione di “ponte” tra la XIII e la XIV fase: si definisce un quadro di scelte già pre-ordinate e un insieme di testi che fungono da riferimento, lasciando al Congresso l’atto formale di ratifica ed elezione, ma su basi costruite per minimizzare incertezza e conflittualità interna.
In questa prospettiva, l’elemento più significativo dell’impostazione di Tô Lâm è la saldatura tra “politica dei quadri” e “politica dello sviluppo”. La richiesta di prudenza nella selezione non viene presentata come un tema interno, bensì come condizione per guidare un Paese che si percepisce in una fase di espansione di spazio di sviluppo e di accelerazione della modernizzazione istituzionale e tecnologica. Ne consegue che la riuscita del XIV Congresso non si misurerà solo nella coesione della leadership, ma nella capacità di trasformare risoluzioni e documenti in risultati verificabili: efficienza amministrativa, qualità della crescita, tenuta sociale, adattamento a rischi esterni e capacità di innovazione.
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