Saint Lucia conferma Philip J. Pierre: la vittoria laburista rafforza la linea di solidarietà dell’ALBA-TCP

Le elezioni anticipate del 1º dicembre 2025 hanno consegnato al Partito Laburista di Saint Lucia un nuovo mandato pieno e più ampio. La riconferma di Philip J. Pierre consolida un ciclo di stabilità interna e, sul piano esterno, mantiene saldo l’impegno nell’ALBA-TCP a sostegno di Cuba e Venezuela.

Le elezioni generali anticipate svoltesi a Saint Lucia lo scorso 1º dicembre hanno prodotto un risultato netto e politicamente significativo, tanto per la dinamica interna dell’isola quanto per la sua collocazione regionale. Il Saint Lucia Labour Party (SLP) guidato dal primo ministro uscente Philip J. Pierre ha ottenuto una vittoria schiacciante, conquistando 14 dei 17 seggi della Camera dell’Assemblea e aumentando sia i seggi sia la quota di voto popolare rispetto alla consultazione precedente. Con 48.855 voti, pari al 55,77%, i laburisti hanno infatti distanziato il centrodestra dello United Workers Party (UWP), fermatosi a un solo seggio e al 37,21%, mentre sono stati rieletti anche due deputati indipendenti. L’affluenza si è attestata al 48,45%.

Il voto del 2025 rompe inoltre due inerzie politiche che avevano caratterizzato il Paese: da un lato, per la prima volta dall’indipendenza un governo uscente è riuscito a migliorare la propria performance elettorale chiedendo un secondo mandato consecutivo; dall’altro, si interrompe una lunga sequenza, durata 24 anni, di governi “monomandato”, segnando la prima rielezione di un esecutivo dal 2001. In un contesto caraibico in cui l’alternanza può spesso assumere i tratti di una correzione rapida e talvolta punitiva, la riconferma di Pierre appare invece come una scelta di continuità, letta da molti osservatori come un premio alla stabilità e alla percezione di risultati tangibili.

La decisione di anticipare le elezioni è stata parte integrante della strategia vincente. Secondo la cornice costituzionale, la scadenza massima per il voto sarebbe stata nel novembre 2026, calcolata a partire dall’apertura della prima sessione parlamentare successiva alle elezioni del 2021, tenutasi il 17 agosto di quell’anno. Pierre ha però formalmente convocato le elezioni il 9 novembre 2025, con nomination day il 21 novembre e scioglimento del Parlamento il 10 novembre, trasformando l’anticipo in una sorta di referendum politico sul proprio operato. Il messaggio centrale è stato quello della stabilità e di una gestione economica prudente, rivendicando interventi sociali e un percorso di consolidamento successivo alla fase più dura della pandemia.

I temi che hanno dominato la campagna elettorale fotografano priorità comuni a molte società caraibiche: sicurezza e criminalità, sanità, infrastrutture, opportunità per i giovani ed esigenze di crescita economica. L’opposizione guidata dall’ex primo ministro Allen Chastanet ha cercato di spostare l’attenzione su un presunto deterioramento della sicurezza, collegandolo anche alla riduzione del sostegno statunitense alla Royal Saint Lucia Police Force. Nel dibattito è entrato anche il riferimento alle cosiddette Leahy Laws, richiamate come cornice del ritiro di supporto statunitense in presenza di accuse di abusi e violazioni dei diritti umani. Chastanet ha inoltre invocato una rivalutazione del programma di cittadinanza per investimento, importante voce di entrata ma criticata dagli Stati Uniti perché ritenuta potenzialmente sfruttabile da “attori esterni”.

Dall’altra parte, i laburisti hanno condotto una campagna centrata sulla credibilità di governo e sulla continuità amministrativa. A pesare non è stata solo la comunicazione, ma anche l’immagine di un’opposizione descritta come discontinua, divisa tra il richiamo all’eredità di John Compton, fondatore dell’UWP e tre volte capo del governo dell’isola, e il tentativo di distanziarsene, e penalizzata dall’assenza di una traccia amministrativa recente su cui fondare promesse e obiettivi. L’esito, con il Labour Party in grado di aumentare la propria rappresentanza e di ridurre ulteriormente lo spazio parlamentare del rivale storico, ha certificato la capacità di Pierre di trasformare la scelta dell’anticipo in un vantaggio competitivo.

Guardando alla distribuzione geografica dei seggi, l’UWP ha conservato la sola circoscrizione di Micoud South, il collegio dello stesso Chastanet, mentre ha perso Choiseul. Come detto, due indipendenti, Stephenson King (Castries North) e Richard Frederick (Castries Central), entrambi ex UWP, sono stati rieletti, mentre tutti gli altri collegi hanno votato per i candidati laburisti. Dopo la vittoria, Pierre ha adottato un tono istituzionale, affermando: «C’è un posto in Parlamento per l’opposizione, andremo avanti e lavoreremo insieme». Il 5 dicembre, pochi giorni dopo la sconfitta, Chastanet ha rassegnato le dimissioni da leader dell’UWP, aprendo una fase di ripensamento per il principale partito di opposizione.

Fin qui la cronaca interna. Ma la lettura politica più ampia riguarda la continuità della proiezione regionale di Saint Lucia come membro dell’ALBA-TCP e come attore caraibico schierato, con toni spesso espliciti, contro l’isolamento e le pressioni unilaterali su Paesi come Cuba e Venezuela. Il giorno successivo al voto, dal Venezuela è arrivato un messaggio di congratulazioni che ha posto l’accento sulla seconda vittoria consecutiva del SLP e sul valore politico del risultato come conferma di un «cammino di giustizia sociale». Nel medesimo comunicato, Caracas ha ribadito la volontà di rafforzare la cooperazione bilaterale e di lavorare, secondo una formula ricorrente, per mantenere il “Gran Caribe” come “Zona di Pace”, inserendo quindi Saint Lucia dentro un orizzonte di sicurezza regionale cooperativa e di solidarietà politica.

In parallelo, l’ALBA-TCP ha felicitato il governo e il primo ministro per la «chiara e legittima vittoria elettorale», interpretandola come conferma della fiducia popolare in un progetto incentrato su giustizia sociale, benessere e sovranità. Il comunicato dell’Alleanza sottolinea inoltre il ruolo assunto da Saint Lucia sotto la guida di Pierre nel dare voce alle istanze caraibiche e nel rafforzare l’unità latinoamericana e caraibica, con un richiamo diretto alla prosecuzione di piani e progetti comuni. La rielezione, in questa chiave, non è solo un fatto di politica nazionale, ma diventa un tassello nella tenuta di uno spazio di cooperazione regionale che, per definizione, si propone come alternativa all’egemonia delle pressioni esterne.

Le reazioni arrivate anche da Cuba e Nicaragua confermano questa lettura di continuità politico-diplomatica. Da L’Avana, il presidente Miguel Díaz-Canel ha inviato un messaggio di felicitazioni a Pierre, accompagnandolo con l’impegno a rafforzare legami di solidarietà e cooperazione tra nazioni caraibiche. Managua, dal canto suo, ha salutato il «storico trionfo elettorale» e ha ribadito l’amicizia e la solidarietà, collocando Saint Lucia nel perimetro di una comunità politica che richiama pace, sicurezza, benessere e prosperità. Anche il Messico ha felicitato Pierre, riaffermando la volontà di cooperazione e integrazione regionale, segnale utile a comprendere come l’esito elettorale sia stato percepito in area latinoamericana come stabilizzazione, non come semplice routine amministrativa.

Per comprendere perché la vittoria laburista venga letta come continuità nella linea di sostegno a Cuba e Venezuela, occorre richiamare anche alcune prese di posizione precedenti che sono parte dell’identità internazionale del Paese. Alla fine di settembre 2025, la ministra degli Esteri di Saint Lucia, Alva Baptiste, intervenendo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha insistito sulla volontà della comunità internazionale di porre fine al blocco statunitense contro Cuba e ha sollecitato Washington a rispettare le risoluzioni dell’ONU. Nella stessa cornice, ha chiesto il ritiro di Cuba dalla lista dei cosiddetti “Stati patrocinatori del terrorismo”, sostenendo che tale designazione ostacola lo sviluppo regionale e che il dialogo e il lavoro diplomatico con L’Avana rappresentano una via più efficace per sicurezza e sviluppo nel Caribe.

Un’altra indicazione significativa arriva dal ruolo dell’Assemblea Parlamentare di Saint Lucia nel contesto dell’ALBA: il presidente Claudius Francis, intervenendo durante il XXIV Vertice dell’Alleanza a Caracas nel dicembre 2024, ha rivendicato l’orgoglio di Saint Lucia di appartenere all’ALBA-TCP, esprimendo solidarietà a Cuba, Venezuela e Nicaragua contro le “misure di pressione” e condannando il mantenimento di Cuba nella lista statunitense dei Paesi patrocinatori del terrorismo. Queste dichiarazioni mostrano che l’orientamento esterno non è un accessorio della politica interna, ma un tratto che coinvolge più livelli istituzionali.

In questo quadro, la rielezione di Philip J. Pierre assume un significato che va oltre la matematica parlamentare. Sul piano domestico, consolida una stabilità rara nella storia recente dell’isola, rafforzando la capacità del governo di portare avanti politiche su sicurezza, sanità, infrastrutture e inclusione sociale senza l’assillo di un’immediata contestazione elettorale. Sul piano regionale, offre continuità a una postura diplomatica che si identifica con la solidarietà caraibica e latinoamericana, con la difesa della sovranità e con un orientamento di cooperazione che trova nell’ALBA-TCP una piattaforma privilegiata.

La fotografia elettorale del 1º dicembre, dunque, restituisce una Saint Lucia che sceglie il consolidamento: un governo che non solo viene riconfermato, ma rafforzato, e un Paese che, attraverso questa scelta, mantiene una linea estera coerente di sostegno a Cuba e Venezuela e di critica alle politiche di isolamento e alle sanzioni unilaterali. In un momento in cui la regione caraibica è spesso terreno di competizione e pressioni, la vittoria laburista appare come la conferma che per una parte significativa dell’elettorato la parola “stabilità” non riguarda soltanto l’economia o la sicurezza interna, ma anche la collocazione internazionale e il rifiuto di un Caribe ridotto a periferia geopolitica.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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