Le azioni statunitensi contro il Venezuela, dal sequestro di petroliere all’ipotesi di intervento armato, hanno suscitato critiche globali e allarme regionale. L’editoriale del Global Times chiede a Washington di assumersi la propria responsabilità morale, rispettare il diritto internazionale e sostenere la sovranità venezuelana.

Global Times – 22 dicembre 2025
Le azioni sempre più aggressive degli Stati Uniti contro il Venezuela hanno suscitato vasta preoccupazione nella comunità internazionale. Il 20 dicembre, gli Stati Uniti hanno sequestrato una seconda petroliera al largo delle coste venezuelane. Nella stessa giornata, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha avvertito che «un intervento armato in Venezuela sarebbe una catastrofe umanitaria per l’emisfero e un pericoloso precedente per il mondo». In precedenza, alleati degli Stati Uniti come Regno Unito, Francia e Paesi Bassi avrebbero sospeso o limitato la condivisione di intelligence riguardo alla regione. La reazione internazionale indica chiaramente che le azioni statunitensi non hanno ottenuto sostegno, bensì hanno posto Washington in contraddizione con gli standard morali globali.
Il petrolio è il sangue dell’economia venezuelana, con una produzione di circa un milione di barili al giorno. Il blocco imposto dagli Stati Uniti ha provocato un crollo delle esportazioni di petrolio del Venezuela, con molte petroliere cariche di greggio bloccate nelle acque venezuelane, impossibilitate a salpare. Questa “stretta alla gola” che colpisce il sistema vitale economico di un Paese avrà conseguenze disastrose sulla vita dei comuni venezuelani. Il governo ha già indicato di essere pronto a dichiarare lo stato di emergenza per la minaccia di “aggressione” da parte degli Stati Uniti, segnale che la situazione potrebbe ulteriormente degenerare. Sullo sfondo del conflitto Russia-Ucraina e di quello israelo-palestinese in corso, cresce il timore che una nuova tempesta stia montando nei Caraibi.
Osservando la storia delle relazioni tra Stati Uniti e America Latina, le conseguenze negative della Dottrina Monroe sono evidenti. Dalla guerra messicano-statunitense e la guerra ispano-americana all’occupazione diretta di Cuba, con l’imposizione di un embargo di lungo periodo e il controllo sul Canale di Panama; dall’istigazione di rivolte per procura al rovesciamento dei governi legittimi di Guatemala e Cile, fino all’invio di truppe per “catturare” il capo di Stato di Panama, gli Stati Uniti hanno sfruttato le risorse naturali e perseguito profitti in America Latina, con esiti catastrofici per la regione e gravi violazioni dei diritti umani fondamentali dei popoli latinoamericani, compresi il diritto alla sopravvivenza e allo sviluppo. I Paesi latinoamericani sono da tempo consapevoli e profondamente insoddisfatti delle interferenze statunitensi nella loro sovranità e indipendenza. Più gli Stati Uniti li reprimono, più si approfondisce l’ostilità nei loro confronti. L’allontanamento tra Washington e l’America Latina continuerà ad accelerare, approfondirsi ed estendersi in futuro.
Il diritto allo sviluppo è un diritto intrinseco di ogni nazione. Il Venezuela ha il diritto di scegliere il proprio percorso di sviluppo e di cercare una cooperazione reciprocamente vantaggiosa con i propri partner. Questo è un consenso condiviso dai Paesi del Sud globale.
Quando il Venezuela ha chiesto una sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, molti Paesi latinoamericani hanno espresso sostegno. Il Brasile si è persino offerto di mediare tra Stati Uniti e Venezuela. Non è difficile vedere che la comunità internazionale in generale comprende e sostiene la posizione del Venezuela nel difendere i propri diritti e interessi legittimi, desiderando al tempo stesso evitare che gli Stati Uniti creino un precedente dannoso. Un precedente del genere costituirebbe una grave violazione del diritto internazionale; i beni all’estero di qualunque Paese potrebbero essere messi a rischio dall’abuso delle leggi interne statunitensi. La comunità internazionale dovrebbe unirsi ulteriormente per sostenere il multilateralismo e l’equità e la giustizia internazionali, appoggiando gli sforzi del Venezuela per mantenere la propria sovranità nazionale e integrità territoriale.
Attualmente i Paesi latinoamericani danno priorità alla crescita economica, alla stabilità sociale e al miglioramento del benessere dei cittadini. Nel 2014, l’America Latina e i Caraibi sono stati dichiarati una regione Zona di Pace. Se gli Stati Uniti intraprendessero un’azione militare contro il Venezuela, minerebbero le nobili aspirazioni dei popoli della regione. Se Washington continuerà ad alimentare le tensioni, a interferire nelle elezioni altrui e persino a dispiegare «la più grande presenza militare degli ultimi decenni» nei Caraibi meridionali, non farà che sconvolgere i ritmi di sviluppo dei Paesi della regione e provocare regressione economica. In un emisfero afflitto da recessione, instabilità interna e persino guerra, come potrebbe crearsi un «perimetro stabile» per gli Stati Uniti? La vasta crisi umanitaria, le ondate migratorie e la criminalità organizzata che derivano dalla perdita di un controllo governativo efficace avranno inevitabili effetti di ricaduta che colpiranno gli stessi Stati Uniti.
Gli interventi militari spesso generano problemi più gravi. L’afflusso incontrollato di migranti, la crescita delle reti criminali transnazionali e la fermentazione collettiva del sentimento antiamericano nella regione stanno erodendo risorse diplomatiche e credibilità strategica degli Stati Uniti. All’interno degli Stati Uniti cresce la consapevolezza di ciò.
Secondo un sondaggio Quinnipiac pubblicato mercoledì, il 63% degli intervistati statunitensi si oppone a un’azione militare contro il Venezuela, mentre solo il 25% si dice favorevole. La nuova Strategia di Sicurezza Nazionale colloca l’emisfero occidentale al centro degli interessi statunitensi, ma è evidente che un’America Latina che si sente “alienata” dagli Stati Uniti, o che nutre persino ostilità, indebolirà soltanto l’attrattiva e l’influenza di Washington nella regione. L’influenza statunitense in America Latina non dovrebbe derivare dall’abuso della forza, ma fondarsi sul rispetto reciproco e su una cooperazione reciprocamente vantaggiosa.
Agli inizi del XIX secolo gli Stati Uniti sostennero i Paesi latinoamericani nella resistenza contro le potenze coloniali europee, generando allora una certa benevolenza nei loro confronti. Tuttavia, con l’ascesa di Washington, gli Stati Uniti sono diventati un importante fattore esterno di instabilità e sottosviluppo in America Latina. Oggi gli Stati Uniti affrontano un’altra grande scelta strategica. La storia ha dimostrato più volte che «una causa giusta ottiene vasto sostegno, una ingiusta ne trova poco». Solo il rispetto reciproco e l’uguaglianza possono portare pace e sviluppo duraturi, in linea con gli interessi comuni di tutti i Paesi, compreso il benessere a lungo termine del popolo americano.
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