Precari del PNRR: lavoratori usa e getta

Precari PNRR, lavoratori usa e getta: migliaia di contratti a termine scadranno mentre il Piano arranca tra ritardi, burocrazia e organici insufficienti. La PA rischia di perdere competenze preziose invece di stabilizzarle, trasformando un’occasione storica in precarietà permanente e servizi più deboli.

di CUB Pubblico Impiego

Quanti sono i precari del Pnrr e soprattutto riusciremo a stabilizzarli evitando, come nel passato, di precludere un lavoro stabile a centinaia di lavoratori e lavoratrici dei quali la Pubblica amministrazione avrebbe forte bisogno?

I roboanti proclami governativi nascondono una realtà scomoda ossia che il Pnrr va procedendo a rilento: a sette mesi dalla scadenza l’Italia chiede una revisione del Piano (fra l’altro presentata soltanto nel mese di ottobre), per avere la possibilità di impegnare temporaneamente 20 miliardi in strumenti finanziari che consentirebbero di spendere queste somme addirittura entro il 2029.

Contratti a tempo determinato per figure professionali che gli Enti locali non avevano mai formato, indispensabili per gestire i progetti del Pnrr ai quali viene negata la stabilizzazione e anche il mero riconoscimento della anzianità di servizio con relativo punteggio attraverso selezioni che mirino direttamente ad assumere questa forza lavoro. Come nel passato la Pubblica amministrazione decide di chiudere la porta al precariato, ne nega perfino l’esistenza.

Le cause dei ritardi, tuttavia, sono attribuite all’«incompetenza delle stazioni appaltanti» , ossia dalla Pubblica Amministrazione. I piani del Pnrr dovevano rappresentare una sfida per gli Enti locali – in particolare quelli di dimensioni piccole e medie – al fine di acquisire competenze da utilizzare anche in futuro.

Scontiamo i ritardi cronici della PA (inadeguata formazione e specializzazione, organici insufficienti, salari bassi), una grande mole di incombenze generate dall’approvazione dei progetti PNRR, tempistiche da rispettare a dir poco impossibili per la PA. Carenze di organico, mancata formazione e le difficoltà a misurarsi con una macchina complessa come il PNRR hanno paralizzato più di Ente locale. I Governi via via succedutisi avrebbero dovuto operare in termini diversi, ad esempio andando in deroga ai tetti di spesa per il personale: una volta tanto le deroghe sarebbero state ben accolte, se funzionali al pieno raggiungimento degli obiettivi del Piano.

Almeno ventimila i precari Pnrr mandati a casa nel 2026, di cui una buona parte (più o meno 12mila) impiegati nel settore della giustizia per fornire supporto para-giuridico e digitalizzare gli atti. Situazione simile negli Enti Locali e così pure nell’Università e negli Enti di Ricerca, dove nonostante il sottorganico ricercatore e assegnisti stanno venendo progressivamente espulsi tramite mancato rinnovo del contratto: e meno male che il Governo dichiarava, nel 2022, di aver abolito gli assegni a partire dal 2025 in favore di contratti a tempo determinato! Dai 15mila assegnisti “pre-Pnrr” si è passati a 23.500 nel novembre 2024, per poi cominciare a diminuire per via dei licenziamenti.

Colpa dei dipendenti pubblici “fannulloni” o di un Governo irresponsabile?

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About Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo.

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