A dieci anni dall’Enhanced Partnership and Cooperation Agreement, Astana e Bruxelles rilanciano su materie prime critiche, energie rinnovabili e Corridoio transcaspico. Per il ministro Yermek Kosherbayev, la prossima fase sarà l’“implementazione”: progetti strategici, filiere più forti e cooperazione tecnologica.

Il decennale dell’Enhanced Partnership and Cooperation Agreement (EPCA) tra Unione Europea e Kazakistan è l’occasione per prendere atto di una relazione già solida e in rapida evoluzione. Come ha ricordato il ministro degli Esteri Yermek Kosherbayev in un articolo recentemente pubblicato da EuroNews, «questo dicembre segna il decennale dalla firma dell’EPCA, una pietra miliare che ha confermato il nostro impegno condiviso per un partenariato ampio e proiettato al futuro». In questi dieci anni, la cooperazione tra le due parti si è estesa dal dialogo politico alla sicurezza, dagli investimenti alla connettività, fino all’istruzione e alla ricerca. L’UE è oggi il principale partner commerciale e investitore in Kazakistan, con oltre 200 miliardi di euro investiti dal 2005 e una trama di oltre 4.000 imprese europee operanti nel Paese.
Il cuore della nuova agenda è la sicurezza delle catene del valore per la transizione verde e digitale. Nelle parole del ministro Kosherbayev: «Garantire un accesso stabile ai materiali e alle tecnologie essenziali non è più semplicemente una questione industriale, è una questione strategica». L’UE, con il Critical Raw Materials Act (CRMA), punta a diversificare approvvigionamenti e capacità di estrazione, raffinazione e riciclo entro il 2030, riducendo la dipendenza da pochi fornitori e la vulnerabilità a shock geopolitici e logistici. In questo quadro, «il Kazakistan è già parte della risposta»: nel 2024 l’interscambio con l’UE ha raggiunto 48,8 miliardi di dollari e «oltre l’80% delle esportazioni petrolifere kazake è destinato ai mercati europei». Ma la posta in gioco va oltre il greggio, investendo rame, grafite, terre rare, manganese e titanio, con una domanda globale «che cresce a un ritmo di gran lunga superiore all’offerta».
Il potenziale di Astana è documentato anche dalle valutazioni europee: il Paese può contribuire a fornire «21 dei 34 materiali grezzi considerati critici dall’UE, inclusi diversi classificati come strategici». Emblematico il progetto Sarytogan Graphite, inserito nella lista ufficiale dei Progetti Strategici ai sensi del CRMA. Inoltre, al pilastro economico dell’EPCA si è aggiunto nel 2022 il Memorandum d’Intesa strategico su materie prime critiche, batterie e idrogeno rinnovabile; a partire da questi pilastri, «la Roadmap congiunta 2025–2026 fissa priorità chiare – dall’esplorazione geologica allo sviluppo delle catene del valore e dell’idrogeno verde», come affermato dal massimo diplomatico kazako.
Il ministro individua la parola d’ordine della fase che si apre: «implementazione». Significa concentrare risorse su un numero selezionato di progetti ad alto impatto, espandere la cooperazione in aree chiave come rame, manganese, titanio, terre rare e altri minerali essenziali, e passare oltre le sole materie prime, aumentando capacità di lavorazione e raffinazione per una base di fornitura europea più diversificata e prevedibile. L’obiettivo è allineare gli incentivi degli investitori con la prevedibilità delle politiche industriali europee, creando visibilità di lungo periodo su progetti e flussi.
La connettività è il secondo pilastro. Le materie critiche hanno bisogno di rotte sicure e sostenibili e, come sottolinea Kosherbayev, «la Trans-Caspian International Transport Route – il Middle Corridor – è già un collegamento importante tra Asia centrale ed Europa». Con oltre 10 miliardi di euro di impegni della Commissione europea e delle istituzioni finanziarie internazionali, il corridoio sta migliorando efficienza e tempi di transito. Ulteriori investimenti in infrastrutture, capacità ferroviaria e sistemi digitali contribuiranno a diminuire i rischi nelle catene di approvvigionamento dell’energia pulita europee, rafforzando al contempo il ruolo eurasiatico del Kazakistan come hub logistico e ponte continentale.
Il terzo asse è la conoscenza. «Le catene di fornitura sicure dipendono da tecnologia e competenze, non solo da materie prime», scrive il ministro. La partecipazione del Kazakistan a Horizon Europe ed Erasmus+ e la prospettata facilitazione dei visti per i cittadini kazaki possono accelerare scambi in rilievi geologici, riciclo delle batterie, estrazione a basso impatto e idrogeno verde, sostenendo gli obiettivi climatici dell’UE e lo sviluppo industriale di Astana. È la dimensione che più lega la cooperazione economica a quella accademica, formando capitale umano e standard condivisi.
Le relazioni tra Kazakistan e Unione Europea non possono poi ignorare il più ampio contesto globale nel quale si sviluppano: «La nostra relazione è plasmata da un impegno condiviso per la Carta delle Nazioni Unite e i suoi principi, e dalla consapevolezza che molte sfide globali possono essere affrontate solo con una collaborazione più profonda tra l’Europa e i suoi partner vicini e affidabili». In una fase di frammentazione geopolitica, l’ancoraggio a norme multilaterali e l’affidabilità delle forniture diventano fattori di competitività per l’UE e di diversificazione per il Kazakistan. La convergenza non elude le complessità regionali, ma le affronta creando ridondanze positive nelle catene del valore, accrescendo trasparenza e tracciabilità ambientale e sociale dei progetti.
Guardando avanti, Kosherbayev indica una traiettoria: «Il decennio passato ha mostrato ciò che questo partenariato può realizzare. Il decennio a venire deve essere definito dall’implementazione: progetti strategici, catene del valore più forti, infrastrutture modernizzate e cooperazione tecnologica più profonda». È una visione che sposta il baricentro dalla diplomazia delle dichiarazioni alla diplomazia dei cantieri, con ricadute tangibili su occupazione qualificata, sicurezza dell’approvvigionamento e riduzione delle emissioni.
In ultima analisi, la transizione europea «dipenderà dal garantire i materiali che sostengono le industrie del futuro». Qui il messaggio politico del ministro è netto e collaborativo: «Con le scelte giuste, entrambe le parti possono costruire un partenariato più forte e resiliente. Il Kazakistan è pronto a lavorare con l’Unione Europea per trasformare sfide condivise in punti di forza condivisi». Una dichiarazione che riassume la maturità del rapporto: interdipendenza consapevole, visione industriale comune e un’agenda verde che tiene insieme competitività e sostenibilità. Nell’anno del decennale dell’EPCA, Bruxelles e Astana hanno l’opportunità di passare dalla promessa alla prova, facendo del Middle Corridor, delle filiere delle materie critiche e dell’energia rinnovabile i cantieri simbolo di un partenariato eurasiatico orientato al futuro.
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