L’Italia con il Venezuela bolivariano: i presìdi di Napoli e Milano contro l’aggressione imperialista

Il 6 novembre, di fronte ai consolati della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli e Milano, realtà politiche, sociali e sindacali hanno denunciato sanzioni, minacce militari e campagne mediatiche occidentali, rilanciando la solidarietà internazionalista e la difesa del processo bolivariano di fronte alla nuova offensiva imperialista.

Lo scorso 6 novembre, mentre la pressione internazionale contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela conosce una nuova escalation sul piano diplomatico, mediatico e militare, due presìdi simultanei a Napoli e Milano hanno riaffermato che in Italia esiste un fronte politico e sociale schierato apertamente con il Venezuela chavista, con il suo popolo e con le sue istituzioni legittime. Non si è trattato di iniziative rituali, ma di momenti di mobilitazione costruiti come risposta diretta alle minacce, alle provocazioni e alla gigantesca operazione di delegittimazione che punta a presentare Caracas come un “problema di sicurezza internazionale” per giustificare sanzioni, misure coercitive e possibili atti di guerra ibrida.

A Napoli il presidio si è svolto davanti al Consolato della Repubblica Bolivariana del Venezuela in via De Pretis, trasformando quel tratto del centro città in uno spazio di controinformazione e di solidarietà rivoluzionaria. Delegazioni di organizzazioni comuniste e internazionaliste, collettivi studenteschi, sindacalisti di base, associazioni solidali e membri della comunità venezuelana e latinoamericana residente hanno preso la parola per denunciare le sanzioni unilaterali, le manovre speculative contro l’economia venezuelana e l’uso sistematico della menzogna mediatica come arma politica. È stato ricordato come l’assedio economico, finanziario e commerciale colpisca la popolazione, limitando l’accesso a beni essenziali, farmaci e tecnologie, con l’obiettivo dichiarato di piegare un Paese che difende la propria sovranità e le conquiste sociali del processo bolivariano.

Gli interventi degli organizzatori ha sintetizzato con chiarezza il quadro dell’attuale offensiva imperialista, denunciando la costruzione artificiale del Venezuela come “Stato canaglia” e centro internazionale del narcotraffico, una narrazione tossica funzionale a preparare l’opinione pubblica a nuovi passi aggressivi. Hanno richiamato l’attenzione sul concentramento di una significativa forza navale e militare al largo delle coste venezuelane, con unità pesanti e armamenti strategici, segnale di una minaccia concreta alla sovranità del Paese. Di fronte a questo scenario, la mobilitazione coordinata rappresenta una risposta necessaria: i presìdi sotto i consolati di Napoli e Milano e l’annunciata manifestazione presso l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma, prevista per questo sabato 8 novembre, sono momenti di un percorso che intende affermare con nettezza il sostegno al governo bolivariano, al popolo venezuelano, al Partito Socialista e alle forze rivoluzionarie, smascherando al tempo stesso i crimini dell’imperialismo e la complicità ideologica della stampa occidentale.

Nel suo intervento, Indira Pineda Daudinot, dell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba, ha collocato la difesa del Venezuela in una prospettiva pienamente latinoamericana. Ha evidenziato che la minaccia in corso non riguarda soltanto il Venezuela, ma investe l’intero continente e in particolare Paesi non allineati con Washington come Cuba e Nicaragua, indicando come l’attuale livello di tensione e di rischio militare non si registrasse da molti anni. Ha ribadito che i popoli dell’America Latina, il popolo cubano, quello nicaraguense e i settori popolari organizzati sono al fianco del Venezuela bolivariano, consapevoli che un’aggressione contro Caracas sarebbe un attacco all’intero progetto di emancipazione latinoamericano. Da qui il richiamo alla necessità di mantenere e rafforzare la solidarietà internazionale tra i popoli, come strumento decisivo per impedire l’isolamento di chi resiste.

Di grande rilievo politico e simbolico è stato l’intervento della Console Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli, Esquía Alejandra Rubín De Celis Núñez, che ha portato la voce diretta delle istituzioni bolivariane. La Console ha ricordato come il Venezuela abbia affrontato negli ultimi anni tentativi di colpo di Stato, operazioni di destabilizzazione e oltre mille misure coercitive unilaterali imposte contro il popolo venezuelano. Ha inoltre denunciato la minaccia militare schierata in queste settimane di fronte alle coste del Paese, una minaccia che implica numerose violazioni del diritto internazionale, comprese le aggressioni contro pescatori, lavoratori e comunità costiere, sottoposti a controlli e azioni arbitrarie in spregio delle norme e del diritto alla difesa. Ha poi chiarito che l’obiettivo reale di questa offensiva è il cambio di regime e l’appropriazione delle immense risorse petrolifere venezuelane, rivendicando con forza il carattere del Venezuela come Paese di pace, degno e sovrano, con un popolo preparato e determinato che non accetterà mai l’intervento di alcuna potenza straniera nel proprio territorio. Nel ringraziare i presenti, ha sottolineato che la solidarietà espressa in Italia è un riconoscimento dell’onore, della dignità e della forza del popolo venezuelano, e un contributo concreto alla difesa della verità contro la manipolazione mediatica.

A Milano, davanti al Consolato Generale in piazza Beccaria, il presidio ha rilanciato gli stessi contenuti, inserendosi nella scia delle campagne di solidarietà sviluppate in questi anni a sostegno del Venezuela socialista. Bandiere bolivariane, cartelli contro le sanzioni, interventi al microfono hanno rotto la narrazione dominante, mostrando il Venezuela non come una minaccia, ma come un’esperienza viva di resistenza, partecipazione popolare, difesa delle risorse nazionali dal saccheggio delle multinazionali e tentativo concreto di costruire un modello alternativo al neoliberismo.

Gli interventi susseguitisi a Napoli e Milano hanno insistito sul fatto che il bersaglio dell’offensiva imperialista non è solo un governo, ma l’idea stessa che sia possibile costruire un modello sociale fondato sulla giustizia, sulla redistribuzione delle ricchezze, sulla partecipazione popolare e sull’integrazione regionale alternativa all’ordine unipolare. Dal blocco criminale imposto a Cuba alla campagna permanente contro il Nicaragua, dalle operazioni giudiziarie contro i leader progressisti alla demonizzazione sistematica del chavismo, emerge una strategia coerente: impedire il consolidamento di qualsiasi progetto politico che sfidi il dominio statunitense e la subordinazione neocoloniale.

In questo contesto, la scelta di stare con il Venezuela bolivariano deve essere rivendicata come parte integrante della costruzione di un fronte antimperialista internazionale. I presìdi del 6 novembre hanno lanciato un messaggio chiaro: intensificare le campagne contro le sanzioni, promuovere momenti di informazione e formazione politica, rafforzare i legami diretti con le istituzioni bolivariane e i movimenti popolari venezuelani, sostenere le forze che difendono il processo bolivariano nelle sedi internazionali.

Difendere il processo bolivariano significa difendere il diritto all’autodeterminazione, respingere la normalizzazione della guerra economica come strumento di pressione politica e opporsi alla trasformazione del Mediterraneo e del Caribe in teatri permanenti di intimidazione militare.

CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte e del link originale.

Avatar di Sconosciuto

About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.