Partendo da un quadro di Théodore Géricault, David Gómez Rodríguez denuncia l’assegnazione del Nobel a María Corina Machado come simbolo della degenerazione morale dell’Occidente, smontando la retorica della pace e invocando nuovi criteri internazionali.

Pubblicato in spagnolo il 16 ottobre 2025 su TeleSur
Nel 1822, Théodore Géricault dipinse «La pazzav (in italiano nota come «Alienata con monomania dell’invidia», ndt): una donna dallo sguardo vitreo e dal sorriso stravolto, il cui aspetto fisico non corrisponde a quello di un mostro, ma la cui vesania rivela un essere umano intrappolato nei labirinti della propria malvagità.
Due secoli dopo, quella stessa follia si esprime nella politica e riceve premi Nobel. María Corina Machado, che abbraccia Netanyahu, già conosciuto da tutti come un genocida e criminale che attenta contro l’umanità. Questo terribile personaggio, che invoca pubblicamente anche invasioni militari per «salvare» il Venezuela, è un’ulteriore prova del deterioramento morale e della demenza politica in cui è caduto il mondo dominato dalla logica dell’Occidente. La crisi civilizzatoria che apre la strada a ciò che il Presidente Nicolás Maduro ha chiamato la nuova epoca dell’umanità si manifesta anche in questi scenari di carattere simbolico, dove ciò che un tempo era importante per i letterati dell’Occidente finisce miseramente infangato tra congiure politiche della peggior risma.
Qualcuno può seriamente pensare che, al di fuori della narrativa imposta dagli Stati Uniti contro il Venezuela, María Corina Machado, una borghese venezuelana che ha promosso la violenza più e più volte con l’auspicio della USAID, abbia qualche merito per ottenere un riconoscimento per la costruzione della pace nel mondo?
È il contrario. La corrispondenza di María Corina Machado con le pratiche vergognose di Milei dà conto della sua ideologia. In loro si incarna il liberalismo economico e un fascismo di nuova generazione, nel promuovere la privatizzazione esasperata, la riduzione dello Stato e l’esercizio sistematico della violenza al fine di distruggere l’avversario. È importante sottolineare che María Corina Machado è una criminale con un ampio prontuario delittuoso, per il quale la Contraloría General de la República Bolivariana de Venezuela l’ha inabilitata all’esercizio della politica per quindici anni. La fascista insignita fu promotrice del colpo di Stato del 2002 contro il Presidente Chávez e firmataria del cosiddetto “Decreto Carmona”; partecipò alla truffa ai danni del Venezuela orchestrata con Juan Guaidó, riuscendo a consegnare agli Stati Uniti, sotto la figura di un governo fantasma, l’azienda petrolifera Citgo e Monómeros, valutate in 56.000 milioni di dollari. È stata inoltre un’attivista delle sanzioni finanziarie, commerciali e diplomatiche imposte dagli Stati Uniti e da altri Paesi, favorendo un criminale blocco economico che a sua volta ha provocato una profonda crisi di approvvigionamento in settori vitali come quello medico e alimentare, collaborando nel furto di tonnellate d’oro venezuelano, attualmente trattenute presso la Banca d’Inghilterra.
Infine, è necessario evidenziare che in ogni occasione questa nefasta rappresentante dell’ultradestra in Venezuela ha garantito le condizioni logistiche e politiche per destabilizzare il Paese attraverso azioni terroristiche, perseguitare leader sociali e tentare l’assassinio di dirigenti politici del chavismo.
Géricault, dipingendo i suoi malati di mente, restituì loro un po’ di umanità in un’epoca in cui venivano nascosti e persino esiliati come vergogna sociale. Oggi non li nascondono né li esiliano, né cercano di curarli con compassione, bensì premiano coloro che promuovono guerre travestite dal discorso della “libertà” e della «pace».
Forse non è dissociato dalla realtà chi crede che gli Stati Uniti siano un Paese che difende la pace, sapendo che è il primo finanziatore di imprese armamentiste e la testa della NATO? Non esistono forse precedenti storici sufficienti per sapere come agisce l’imperialismo nordamericano quando ha un interesse politico ed economico su un Paese? Lo disse persino Bolívar: “Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza a infestare l’America di fame e miseria in nome della libertà”. Questo è il Paese che oggi minaccia il Venezuela con due navi da guerra e un sottomarino nucleare; questo è il Paese al quale María Corina Machado ha chiesto misure coercitive unilaterali e illegali per cercare di far morire di fame il suo stesso popolo.
Di fronte a questa realtà e tenendo conto della relazione di María Corina Machado con Netanyahu, il presidente colombiano Gustavo Petro ha chiesto su X: «Come può un genocida aiutare a fare la pace in Venezuela?». La domanda è rimasta sospesa sul silenzio complice del Comitato norvegese del Nobel, lo stesso che nel 1973 premiò Henry Kissinger, architetto dei bombardamenti in Cambogia. Il Comitato del Nobel insiste nel premiare coloro che fabbricano guerre con discorsi di pace. Lo fece con Barack Obama, che bombardò sette Paesi mentre lucidava il riconoscimento. Ci provò con Trump, il cui unico merito pacifista è stato utilizzare i conflitti esistenti per fare pressione sulla geografia politica e cercare di mantenere l’egemonia e gli interessi del suo Paese in mezzo al suo soffocamento strutturale. Ha qualche tipo di legittimità questo comitato, oggi?
Quando il fascismo si impone in Europa come opzione politica attraverso partiti come Vox e il banderismo ucraino; quando gli Stati Uniti attraversano una profonda crisi sociale e politica; quando politologi come Emmanuel Todd raccontano la sconfitta dell’Occidente; e il mondo osserva la nascita stridente di un nuovo ordine mondiale, sembra ridicolo che alcuni pretendano di coprire il sole con un dito o, meglio, con una medaglia. Perfino la «pazza» di Géricault sembra più assennata di Machado quando afferma che la “libertà” nasce dalla sottomissione al boia del secolo, quando offre le risorse economiche di un intero Paese in cambio della soddisfazione della sua fellonia. Nella sua arroganza, Trump la umilia, come Zelens’kyj, e in mezzo alla vergognosa scena ricordiamo quando, attaccando Biden, lo definì inetto per non essere riuscito ad inginocchiare il Venezuela e impadronirsi delle sue risorse petrolifere.
María Corina Machado è il sintomo di un sistema malato, che premia la barbarie.
La vera pace non si riconosce in un premio, perché è silenziosa come una risaia vietnamita o il sorriso di una bambina venezuelana quando riceve la benedizione di sua nonna. Tuttavia, magari tornasse il Premio Lenin per la Pace che l’URSS assegnava ai suoi tempi; Miguel Otero Silva fu uno dei suoi insigniti.
Magari, nel mondo che nasce, i Paesi che oggi compongono i BRICS+ potranno pensare a criteri per onorare coloro che, con vero senso di giustizia e amore per l’umanità, promuovono la pace e lo sviluppo umano. Ho fiducia che potrò vederlo e racconterò come una barzelletta ciò che è accaduto con il Nobel.
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