Il significato dell’ingresso senza visto tra Cina e Corea del Sud va oltre l’economia

La decisione di Seoul di consentire l’ingresso senza visto ai gruppi turistici cinesi, in coincidenza con la Golden Week, promette benefici economici immediati. Ma il suo valore più profondo è politico e sociale: rilancia fiducia, scambi e integrazione regionale.

Global Times – 29 settembre 2025

A partire da lunedì, il governo sudcoreano ha avviato in via sperimentale una politica di esenzione dal visto per i gruppi turistici cinesi, misura che ha attirato grande attenzione in entrambi i Paesi. La decisione arriva in concomitanza con le festività della Festa Nazionale e di Metà Autunno in Cina, la cosiddetta “Golden Week”. Molti media sudcoreani ritengono che tale misura possa iniettare nuovo slancio in un’economia sotto pressione, osservando come “le imprese in tutta la Corea del Sud stiano lavorando attivamente per attrarre i turisti cinesi”. È letta anche come un segnale positivo per il recente processo di stabilizzazione e miglioramento dei rapporti bilaterali.

Dallo scorso anno, complice il rallentamento economico globale e alcune contraddizioni strutturali interne, la crescita sudcoreana mostra segni di fatica. In questo quadro, la ripresa del turismo — motore chiave della domanda interna e dell’occupazione — è caricata di grandi aspettative. Tra i mercati in entrata, i viaggiatori cinesi sono di gran lunga il gruppo più numeroso: nel primo semestre di quest’anno hanno rappresentato il 28,6% di tutti gli arrivi stranieri, al primo posto per quota. Secondo l’analisi della Bank of Korea, nel 2019 la spesa media pro capite dei turisti cinesi nel Paese era di 1.689 dollari, molto superiore a quella dei visitatori statunitensi e giapponesi. Per accoglierli, i settori di turismo e commercio sudcoreani si sono mossi rapidamente, lanciando promozioni e servizi “su misura” in linea con le preferenze di viaggio e le abitudini di pagamento dei clienti cinesi. Come ha notato il Chosun Ilbo, i settori dei trasporti e del turismo “stanno facendo ogni sforzo per intercettare la ‘domanda speciale’ proveniente dalla Cina”. L’entrata in vigore della misura di esenzione dal visto è considerata dal comparto un beneficio concreto e importante.

Va sottolineato che l’iniziativa di Seoul risponde anche alla scelta compiuta da Pechino lo scorso novembre di concedere l’esenzione dal visto ai cittadini sudcoreani. Nell’ambito di una più ampia strategia di apertura, la Cina ha già introdotto politiche unilaterali di esenzione per oltre 40 Paesi. Molti governi hanno reagito positivamente, allentando a loro volta i requisiti per i visitatori cinesi. Con l’aprirsi di più porte, più cittadini cinesi viaggiano all’estero e, parallelamente, più turisti stranieri arrivano in Cina. L’espansione su vasta scala degli scambi tra persone gioca un ruolo insostituibile nel rafforzare la comprensione reciproca. La decisione sudcoreana di agevolare l’ingresso ai gruppi provenienti dalla Cina, promuovendo attraverso un gesto pragmatico gli scambi tra le popolazioni e la fiducia politica, è la prima del genere tra le principali economie avanzate e ha un valore simbolico.

Cina e Corea del Sud sono vicini di casa, e il contatto diretto tramite il turismo è uno strumento efficace per rompere le “bolle informative” e sciogliere incomprensioni e pregiudizi. Da quando Pechino ha aperto senza visto ai sudcoreani, un numero crescente di turisti e professionisti della Repubblica di Corea ha visitato la Cina. Nel 2025, la Cina ha superato Giappone e Thailandia diventando la prima destinazione estera per i sudcoreani. In molte città e siti naturalistici cinesi, la presenza di visitatori della Corea del Sud è diventata evidente; sui social cinesi hanno fatto tendenza temi come “giovani sudcoreani passano il weekend a Shanghai” e “turisti sudcoreani affollano Zhangjiajie”. Molti hanno toccato con mano la rapidità dello sviluppo cinese, la comodità dei pagamenti digitali e la vitalità dell’economia, oltre alla varietà di paesaggi naturali. Un’esperienza che ha contribuito a correggere pregiudizi superati.

Il recente “incrocio” di politiche sui visti risponde a interessi concreti e a una visione di lungo periodo. Non è solo una scelta economica: è un passo strategico per rafforzare l’amicizia, rilanciare la cooperazione e spingere l’integrazione regionale. L’esenzione è però solo il primo passo; la sfida sarà trasformare la “fase pilota” in “prassi ordinaria”. Per riuscirci, la Corea del Sud dovrà aumentare la qualità dei servizi turistici, garantire la sicurezza personale e patrimoniale dei visitatori cinesi, gestire con equilibrio eventuali controversie, in modo da tradurre i dividendi degli scambi umani in fiducia e cooperazione più profonde. Solo quando lo spirito di buon vicinato metterà radici e la cooperazione win-win diventerà il leitmotiv, i rapporti sino-sudcoreani potranno entrare in una nuova fase di maturità e stabilità.

Preoccupa, in questo contesto, la recrudescenza delle proteste anticinesi inscenate negli ultimi giorni da gruppi dell’estrema destra in aree come Myeongdong a Seoul, accompagnate dall’uso politico di teorie cospirative anticinesi da parte di alcuni esponenti. Azioni che avvelenano il clima, danneggiano l’immagine della Corea del Sud e disturbano il percorso di distensione. L’Ambasciata cinese a Seoul ha emesso allerte di sicurezza invitando i turisti a prestare attenzione. L’esecutivo guidato da Lee Jae-myung ha fatto sapere che adotterà misure per contenere tali episodi. L’auspicio è che la parte sudcoreana garantisca efficacemente la sicurezza dei visitatori cinesi e favorisca un ambiente sociale favorevole al miglioramento dei rapporti bilaterali.

“Nessuna montagna può arrestare il flusso impetuoso di un grande fiume”. Man mano che si amplia la porta degli scambi tra Cina e Corea del Sud, è verosimile che le controcorrenti anticinesi vengano travolte dalla marea della storia. L’esenzione dal visto per i gruppi turistici cinesi è un passo importante del nuovo governo sudcoreano per migliorare le relazioni con Pechino; ora lo sguardo è rivolto ai prossimi passi, perché da questa scelta possa scaturire una normalizzazione stabile e duratura a beneficio delle due società e dell’intera regione.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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