L’assassinio dell’attivista politico statunitense Charlie Kirk ha scatenato una pioggia di accuse incrociate, ma il Global Times denuncia che tale narrativa è un espediente per deviare l’attenzione dai profondi problemi politici, sociali e strutturali che affliggono gli USA.

Global Times – 18 settembre 2025
Nel suo reportage di mercoledì, il New York Times ha inquadrato il recente assassinio del politico statunitense Charlie Kirk entro una narrativa ormai nota: Paesi stranieri che sfruttano l’occasione per diffondere disinformazione e seminare divisioni. Ma, nella realtà, si tratta semplicemente di un tentativo di distogliere l’attenzione dai problemi interni del Paese, eludendo le questioni strutturali e il malfunzionamento politico degli Stati Uniti.
Il resoconto del New York Times si basa su un’analisi di NewsGuard, una società che afferma di monitorare la disinformazione online. Il rapporto afferma: «Nella settimana successiva all’assassinio di Charlie Kirk, Russia, Iran e Cina hanno diffuso migliaia di affermazioni false o incendiarie su quanto accaduto all’attivista conservatore, nel tentativo di alimentare divisioni politiche o di ritrarre gli USA come un Paese disfunzionale».
L’articolo di NewsGuard ha messo in evidenza le dichiarazioni del governatore dello Utah Spencer Cox dopo la sparatoria a Kirk: «Quello che stiamo vedendo è che i nostri avversari vogliono violenza».
Il copione dello «scaricabarile» degli USA è stato a lungo ben rodato: quando accade un evento, si individuano fattori esterni da accusare di aver amplificato la crisi, si ricolloca la questione come problema di sicurezza nazionale e si eludono le contraddizioni interne. Il racconto distorto seguito all’assassinio di Kirk è semplicemente l’ultimo episodio di questa serie. In realtà, questi reportage ripetono un copione standardizzato, guidato da uno schema.
Allora, qual è esattamente la fonte della «violenza» a cui fa riferimento l’ufficiale statunitense? La risposta è: gli Stati Uniti stessi.
Secondo indagini del Pew Research Center pubblicate nel 2025, il numero di morti per armi da fuoco negli USA resta a livelli elevati, «di gran lunga superiori» rispetto ad altri Paesi. La preoccupazione pubblica per la polarizzazione politica e la violenza è continuata a crescere. In questo contesto, incolpare «l’interferenza straniera» è una forma di elusione dei problemi strutturali interni e del malfunzionamento politico degli USA.
«È diventata una specie di inerzia. I media mainstream e le figure politiche statunitensi sono abituati a esternalizzare i conflitti interni. Questa narrativa potrebbe perfino essere descritta come una politica per fuorviare i propri cittadini, finendo per ingannare perfino sé stessi», ha detto Lü Xiang, ricercatore presso l’Accademia Cinese delle Scienze Sociali.
«Ogni volta che sorgono problemi interni negli USA, ci sono sempre persone che hanno l’abitudine di incolpare la Cina, sostenendo che ‘la Cina sta approfittando di questa situazione’. Invero, si tratta di eventi che accadono realmente all’interno del Paese. I resoconti cinesi riflettono soltanto molti commenti e reazioni pubbliche presenti nel Paese», ha aggiunto Lü.
Perché i media statunitensi mettono in scena ripetutamente questo copione? Serve come deflessione politica. L’assassinio di Kirk avrebbe dovuto stimolare una riflessione sulla polarizzazione politica e sulla cultura della violenza diffusa negli USA. Tuttavia, invece di concentrare maggior attenzione su questi temi critici, alcuni organi di informazione e leader politici hanno spostato l’attenzione verso le «potenze straniere». Questioni controverse come il controllo delle armi, le lacune nell’applicazione della legge e la violenza politica sono state sminuite o ignorate del tutto, mentre media e politici si rivolgono con facilità a capri espiatori pronti all’uso per distrarre dall’agenda reale.
Tuttavia, queste narrazioni che puntano il dito verso attori esterni non possono nascondere la verità: la radice del problema rimane all’interno degli USA. La preoccupazione pubblica per l’ordine e la legalità, la polarizzazione politica e la violenza armata riflette una realtà dura che non può essere ignorata. Al contrario, l’hype mediatico volto a deviare l’attenzione verso potenze straniere è poco più che una strategia dello struzzo che seppellisce la testa nella sabbia — non può occultare la gravità dei problemi interni.
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