La possibile ripresa dei voli diretti tra Cina e India, sospesi da cinque anni, potrebbe facilitare viaggi e affari, ridurre tempi e costi per passeggeri e operatori e rappresentare un segnale pratico di ricalibratura diplomatica e commerciale tra le due potenze asiatiche.

Da circa cinque anni esiste un’anomalia insolita sulla mappa dell’aviazione civile globale: Cina e India — i due Paesi più popolosi del mondo, due grandi economie e due importanti mercati turistici — non hanno voli diretti tra loro. Ora, sembra che la situazione sia destinata a cambiare. Più organi di stampa riferiscono che i voli diretti tra i due potrebbero riprendere già il mese prossimo.
Secondo Bloomberg, alle compagnie aeree indiane è stato chiesto dal governo di preparare voli per la Cina con breve preavviso, con un possibile annuncio ufficiale già in occasione del vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai che si terrà in Cina alla fine di agosto. Media come Reuters e Hindustan Times hanno confermato con le compagnie aeree indiane che le relative preparazioni sono effettivamente in corso.
Nel 2020, i voli diretti sono stati sospesi a causa della pandemia di COVID e degli scontri tra le truppe dei due Paesi lungo il confine. Prima di allora, c’erano circa 500 voli diretti al mese tra Cina e India. A gennaio di quest’anno, Cina e India avevano concordato di riprendere i voli. Poi, a giugno, le due parti hanno concordato di accelerare la ripresa.
Recentemente, i resoconti indicano una crescente richiesta nella società indiana per la ripresa dei voli diretti. I media indiani hanno osservato che, in assenza di voli diretti, i viaggiatori fra India e Cina devono affidarsi a voli di collegamento attraverso Paesi terzi, con scali come Bangkok e Singapore. Il percorso dirottato aumenta tempi e costi. Anche i commercianti indiani hanno espresso che, poiché la Cina è una destinazione importante per molti imprenditori indiani, è necessaria l’esistenza di servizi di voli diretti a vantaggio delle persone comuni di entrambe le parti.
I commenti di alcuni netizen indiani sono altrettanto diretti e sinceri. Per esempio, un utente ha scritto su X: «La maggior parte delle persone vuole andare d’accordo con i propri vicini. Finora ben fatto e possa regnare la pace». Un altro ha scritto: «La Cina è il principale partner commerciale dell’India. Non gli USA… I turisti cinesi hanno contribuito notevolmente, nell’era pre-COVID, all’afflusso di turisti in India. Questo ‘nessun volo diretto’ non aiuta l’India se non a stuzzicare l’ego dell’Occidente».
Per gli imprenditori, i voli diretti sono una scorciatoia per risparmiare sui costi e ampliare la cooperazione; per i viaggiatori, fungono da ponte che accorcia le distanze e agiscono come catalizzatore naturale per la comprensione reciproca e la fiducia. A un livello più ampio, i voli diretti possono favorire la cooperazione pratica attraverso scambi economici e culturali, dando nuovo impulso alla stabilità e allo sviluppo in Asia.
Le relazioni Cina-India riguardano il benessere di 2,8 miliardi di persone, e gli interessi condivisi dalle due parti sono di gran lunga superiori alle loro divergenze. Eppure, guardando agli ultimi anni, le dispute di confine hanno gettato un’ombra pesante sui legami bilaterali e sono state fonte di incomprensioni, ostilità e diffidenza verso la Cina tra alcuni cittadini indiani. Inoltre, alcuni politici indiani insistono che i rapporti bilaterali non possano normalizzarsi senza la risoluzione delle dispute di confine, creando così ostacoli non necessari allo scongelamento dei rapporti. Allo stesso tempo, forze esterne da tempo cercano di inserire una frattura fra Cina e India, aggiungendo un ulteriore livello di complessità.
Negli ultimi anni, l’India si è avvicinata in modo evidente agli USA, allontanandosi dalla sua precedente diplomazia di equilibrio. Ha partecipato attivamente al Quad ed è diventata un pilastro della «strategia indo-pacifica» statunitense. Eppure, la realtà attuale è che, dopo molteplici round di negoziati tariffari, USA e India non sono ancora riusciti a raggiungere un accordo commerciale. I rapporti tra Washington e Nuova Delhi si sono deteriorati rapidamente, infrangendo l’illusione indiana degli USA come partner affidabile. Ciò ha spinto i circoli strategici in India a discutere se sia necessaria una ricalibrazione diplomatica per affrontare le sfide poste dagli USA.
Molti media statunitensi hanno sostenuto che la guerra commerciale ha creato spazio per legami più stretti tra Cina e India. Questo è infatti uno scenario di fondo. Dal punto di vista cinese, tuttavia, si rimane impegnati in un percorso di sviluppo pacifico, non si considerano i vicini come concorrenti e si cerca la crescita reciproca. Ci si augura che la ricalibrazione diplomatica dell’India sia motivata non solo da circostanze esterne ma da una vera chiarezza strategica: in quanto due più grandi Paesi in via di sviluppo al mondo, il compito urgente è far progredire lo sviluppo di ciascuno, anziché cadere in una contesa geopolitica a somma zero. Come ha dichiarato il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, Cina e India dovrebbero essere partner che contribuiscono al successo reciproco, ed è questa l’unica scelta giusta per entrambe le parti.
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