Il riconoscimento tardivo della Palestina da parte delle potenze occidentali

Mentre la Striscia di Gaza precipita nella catastrofe umanitaria, alcuni Paesi occidentali annunciano il riconoscimento dello Stato di Palestina. La KCNA osserva che questo cambiamento riflette interessi politici e pressioni domestiche, non un improvviso risveglio morale degli Stati occidentali.

Pyongyang, 9 agosto (KCNA) — Mentre gli abitanti della Striscia di Gaza sono sull’orlo dell’estinzione a causa delle mosse degli Stati Uniti e di Israele, gli sforzi dei paesi occidentali per riconoscere lo Stato di Palestina hanno recentemente attirato l’attenzione.

Il 24 luglio, la Francia ha annunciato che avrebbe ufficialmente riconosciuto lo Stato di Palestina all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si terrà a settembre.

Il Regno Unito, il Canada e la Finlandia hanno espresso la loro intenzione di riconoscere la Palestina come stato indipendente, seppure a determinate condizioni, e questa tendenza continua ad espandersi.

Si può dire che si tratta di un importante mutamento nella posizione dei paesi occidentali che, a lungo, nel trattare la questione palestinese, hanno perseguito una politica unilaterale filo-israeliana in ossequio agli Stati Uniti.

Più di 140 Stati membri delle Nazioni Unite hanno riconosciuto la Palestina come stato in sostegno alla «soluzione dei due Stati», ma il G7 e la maggior parte dei membri dell’UE hanno finora voltato loro le spalle.

Seguendo la posizione statunitense nel trattare l’attuale crisi nella Striscia di Gaza, l’Occidente ha dato il via libera alle mosse dei sionisti per sterminare una nazione, parlando del «diritto unilaterale di autodifesa» di Israele.

Allora, il repentino cambiamento della posizione di questi paesi è forse un “erompere” di umanità, pietà e senso di giustizia da parte dei «signori occidentali»?

Non è così.

Significa che i paesi occidentali si trovano in una situazione difficile in cui non possono più affidarsi ciecamente agli Stati Uniti e a Israele per gestire gli affari mediorientali.

Mentre Israele persiste nel suo eticamente inaccettabile massacro, riducendo la Striscia di Gaza in cenere, occupandola permanentemente e sterminando i palestinesi in spregio al diritto internazionale e ai principi umanitari, la censura e la condanna della comunità internazionale nei confronti dei mandanti e degli artefici stanno crescendo di giorno in giorno.

In particolare, gli Stati Uniti hanno esercitato ripetutamente il veto sulle questioni relative al riconoscimento della Palestina come Stato membro a pieno titolo dell’ONU e hanno istigato Israele a procedere allo sterminio di una nazione, arrivando a fare l’affermazione da teppista che, se la Palestina ottenesse gli stessi diritti degli Stati membri, sarebbe necessario fermare i finanziamenti all’ONU. Tale condotta sta facendo infuriare i popoli del mondo.

Davanti alla situazione miserabile nella Striscia di Gaza, in cui l’intera zona è stata trasformata in un «inferno sulla terra» e tutti i sopravvissuti sono poco più che «corpi ambulanti», la comunità internazionale censura non solo gli Stati Uniti e Israele, ma anche i paesi occidentali che si limitano a fare gli spettatori di questa peggior crisi umanitaria, seguendo ciecamente i loro due protetti.

Per timore non solo di trovarsi al banco degli imputati in un tribunale internazionale ma anche per la crescente indignazione dei cittadini contro governi che ignorano i crimini eticamente riprovevoli nella Striscia di Gaza, i paesi occidentali si sono trovati in difficoltà nel mantenere il potere. Tale situazione ha reso la cerchia al potere nei paesi occidentali incapace di continuare a ignorare gli affari palestinesi.

Sebbene si tratti di una mutazione improvvisa dovuta agli interessi politici dei politici occidentali, simili a camaleonti, il cambiamento nel campo occidentale filo-USA dimostra ancora una volta, da una nuova angolazione, che l’isolamento internazionale di Stati Uniti e Israele — che calpestano la giustizia internazionale e le istanze dei tempi — cresce ed emerge giorno dopo giorno, e si sta aprendo una grande frattura nell’alleanza occidentale guidata dagli USA.

Definendo la posizione dei paesi occidentali una «decisione frettolosa», gli Stati Uniti e Israele affermano vigorosamente che la loro posizione rimarrà immutata, qualunque cosa si dica.

La realtà dimostra chiaramente che quanto più gli Stati Uniti e Israele tentano disperatamente di privare il popolo palestinese dei suoi diritti nazionali alla costruzione di uno Stato indipendente e sovrano, tanto più forti saranno gli sforzi internazionali per promuovere la costruzione dello Stato di Palestina e tanto più rapidamente le forze del male affretteranno la propria rovina da sole.

Nessuna forza sulla terra può fermare la ruota della storia verso l’indipendenza e la giustizia.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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