Fronteggiando la necessità di modernizzazione e competitività globale, il Vietnam abbraccia l’economia circolare come pilastro indispensabile per un’agricoltura resiliente, redditizia e rispettosa dell’ambiente.

Il settore agricolo vietnamita, storicamente una colonna portante dell’economia nazionale e una fonte cruciale di sostentamento per milioni di persone, si trova oggi a un bivio cruciale. La pressione per aumentare la produttività e rimanere competitivi sui mercati internazionali si scontra con le crescenti sfide ambientali e la necessità impellente di uno sviluppo sostenibile. In questo contesto, l’economia circolare emerge non più come una semplice opzione, ma come una strategia imprescindibile per il futuro dell’agricoltura vietnamita. Questo modello, che mira a minimizzare gli sprechi, massimizzare il riutilizzo delle risorse e rigenerare i sistemi naturali, è stato identificato come la chiave per conciliare crescita economica, protezione ambientale e miglioramento del benessere rurale.
L’urgenza di questa transizione è stata ribadita con forza durante il recente Forum Agricolo 2025 tenutosi ad Hà Nội. Hoàng Quang Phòng, Vice Presidente della Camera di Commercio e Industria del Vietnam (VCCI), ha sottolineato le solide basi agricole del paese, ricordando i numerosi interventi politici volti a sostenerne lo sviluppo. Tuttavia, ha lanciato un messaggio chiaro: l’adozione di pratiche circolari non è più facoltativa, è essenziale. “Adottare pratiche circolari non è più opzionale ma essenziale”, ha affermato Phòng, delineando un modello vitale per incrementare la produttività, salvaguardare l’ambiente e, non da ultimo, accrescere il reddito degli agricoltori. Una visione condivisa e rafforzata da Hà Văn Thắng, Presidente del Consiglio per le Imprese Agricole del Vietnam (VCAC), che ha dichiarato senza mezzi termini: “L’economia circolare è il percorso inevitabile da seguire. Potenzia la produttività, riduce il danno ambientale e rafforza la nostra competitività”.
Il cuore di questa rivoluzione circolare in agricoltura risiede nell’abbandono progressivo dei modelli lineari e ad alto consumo di risorse, a favore di sistemi a ciclo chiuso. Si tratta di un cambiamento di paradigma che trasforma ciò che era considerato “rifiuto” in una risorsa preziosa. L’immagine emblematica è quella della paglia di riso, tradizionalmente spesso bruciata con conseguente inquinamento atmosferico, che viene invece raccolta e trasformata in fertilizzante organico di alta qualità o addirittura in substrato per funghi o materiale da imballaggio. Analogamente, i reflui zootecnici, un tempo problema di smaltimento, vengono trattati in impianti di biogas per produrre energia rinnovabile, mentre il digestato residuo diventa un ammendante nutriente per i terreni. Gli scarti di coltivazione trovano nuova vita come mangime per il bestiame, completando virtuosamente il ciclo produttivo all’interno dell’azienda agricola stessa o in sinergia con allevamenti vicini.
Questi approcci innovativi non sono mere teorie, ma stanno già dimostrando la loro efficacia sul campo, generando benefici economici tangibili. Nelle regioni degli altopiani settentrionali e soprattutto nel Delta del Mekong, il cuore risicolo del Vietnam, il riciclo dei sottoprodotti della lavorazione del riso ha permesso di incrementare i redditi degli agricoltori di circa il 15%. Risultati altrettanto significativi arrivano dal settore zootecnico. Allevatori in province come Phú Thọ, Tuyên Quang e Hưng Yên riferiscono di aver ottenuto risparmi sui costi fino al 15% grazie all’implementazione di pratiche circolari, principalmente attraverso l’autoproduzione di mangimi da scarti colturali e l’utilizzo del letame trattato per fertilizzare i propri campi, riducendo così la dipendenza da input esterni costosi e spesso inquinanti.
Il riconoscimento del potenziale strategico dell’economia circolare in agricoltura ha trovato un importante riscontro a livello di politica nazionale. Una Decisione Governativa emessa nel giugno 2024 ha fissato un obiettivo chiaro e ambizioso: entro il 2030, almeno il 20% dei progetti di scienza e tecnologia agricola dovranno essere direttamente legati a modelli di economia circolare. Questo segnale politico forte mira a indirizzare la ricerca, l’innovazione e gli investimenti verso soluzioni che massimizzino l’efficienza delle risorse e minimizzino l’impatto ambientale lungo l’intera catena del valore agroalimentare, e rappresenta un quadro di riferimento cruciale per stimolare l’adozione di tecnologie e pratiche circolari su scala più ampia.
Nonostante l’entusiasmo, i progressi tangibili e il sostegno politico emergente, il cammino verso un’agricoltura pienamente circolare in Vietnam è lastricato di sfide significative. Il Presidente Thắng ha evidenziato con realismo gli ostacoli principali durante il forum. In primo luogo, il quadro normativo e regolatorio appare spesso obsoleto, non progettato per facilitare le innovazioni e le sinergie richieste dai modelli circolari. Le procedure possono essere farraginose e gli standard tecnici per la commercializzazione di prodotti derivati da sottoprodotti (come i biofertilizzanti) possono essere complessi o inadeguati, creando barriere all’ingresso. In secondo luogo, il sostegno politico, sebbene in crescita, è ancora percepito come limitato nella sua concretezza e capacità di innescare un cambiamento diffuso. Infatti, manca spesso un ecosistema coordinato di incentivi.
La questione cruciale, sollevata con forza, è quella dell’accesso al finanziamento, in particolare per le Piccole e Medie Imprese (PMI) che costituiscono la spina dorsale del settore agricolo vietnamita. Queste realtà, fondamentali per la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli e per fornire servizi agli agricoltori, spesso non dispongono del capitale necessario per investire nelle tecnologie di riciclo più avanzate, per sviluppare nuovi prodotti da sottoprodotti o per costruire partnership solide e durature con le aziende agricole. L’accesso al credito verde – finanziamenti dedicati specificamente a progetti sostenibili – rimane limitato e spesso gravato da requisiti complessi che le PMI faticano a soddisfare. Senza un flusso finanziario adeguato e accessibile, la transizione circolare rischia di rimanere confinata a progetti pilota o a grandi conglomerati.
Un’altra barriera profonda è di natura culturale e conoscitiva. Thắng ha sottolineato come una mentalità orientata al breve termine sia ancora diffusa tra molti agricoltori. La dipendenza da input chimici (fertilizzanti sintetici, pesticidi) come soluzione rapida per massimizzare le rese, senza una piena considerazione delle conseguenze a lungo termine sulla salute del suolo, sulla biodiversità, sulla qualità delle acque e sulla resilienza stessa delle aziende, rappresenta un ostacolo all’adozione di pratiche più integrate e rigenerative proprie della circolarità. Rompere questa inerzia richiede un forte lavoro di formazione, sensibilizzazione e dimostrazione pratica dei benefici non solo ambientali, ma anche economici, delle alternative circolari.
Per superare queste sfide e accelerare la transizione, gli esperti e i leader riuniti al forum hanno delineato una serie di raccomandazioni chiave. Thắng ha chiesto a gran voce la creazione di un “ecosistema politico coordinato”. Questo include l’introduzione di incentivi fiscali mirati per chi investe in tecnologie circolari o utilizza materiali riciclati; lo sviluppo e la promozione di programmi di credito verde più accessibili, con condizioni agevolate per agricoltori e PMI; il potenziamento delle infrastrutture di base, come impianti di trattamento collettivo per i reflui zootecnici o centri di raccolta e prima lavorazione dei sottoprodotti agricoli; e il sostegno attivo a programmi pilota a livello locale, capaci di testare e adattare soluzioni circolari ai contesti specifici delle diverse regioni vietnamite.
La semplificazione degli standard tecnici è stata indicata come un’altra priorità urgente. Norme eccessivamente complesse o non allineate alla realtà dei prodotti derivati da sottoprodotti agricoli (ad esempio per i fertilizzanti organici o i mangimi innovativi) possono soffocare l’innovazione sul nascere e scoraggiare gli agricoltori dall’adottare pratiche sostenibili. Creare un quadro normativo chiaro, proporzionato ai rischi e basato su evidenze scientifiche è essenziale per aprire il mercato a queste nuove risorse.
Un ruolo fondamentale è stato riconosciuto ai servizi di assistenza tecnica e divulgazione agricola. Thắng ha sottolineato la necessità che questi servizi si rafforzino e si rinnovino per diventare veri e propri vettori di conoscenza e tecnologia circolare. Essi devono essere in grado di supportare attivamente gli agricoltori nella trasformazione dei sottoprodotti, come paglia e lolla di riso, in prodotti a valore aggiunto come biofertilizzanti, substrati per coltivazioni o materiali biocompositi. Questo richiede non solo nuove competenze tecniche tra gli agenti di divulgazione, ma anche un collegamento più stretto con la ricerca e le imprese innovative.
Ma forse l’aspetto più significativo emerso dal dibattito è il ruolo centrale riconosciuto all’agricoltore. Thắng ha dichiarato con chiarezza: “L’agricoltura circolare deve essere guidata dagli agricoltori”. Non si tratta di un’imposizione dall’alto o di una semplice strategia aziendale, ma del futuro stesso dell’agricoltura vietnamita, un futuro che deve vedere gli agricoltori protagonisti consapevoli e beneficiari diretti della transizione. Il successo, ha aggiunto, dipende in modo cruciale dagli sforzi coordinati a tutti i livelli, in particolare dalle comunità di base. È nelle cooperative agricole, nei gruppi di produttori, nelle aziende familiari che l’economia circolare deve trovare terreno fertile e soluzioni adattate al contesto locale.
Nguyễn Trí Ngọc, Vice Presidente dell’Associazione Generale Vietnamita per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (VGARD), ha fatto eco a questa visione, aggiungendo una nota di realismo pur sostenendo fermamente la direzione intrapresa. Ha osservato che, sebbene il concetto di economia circolare circoli da oltre un decennio, il cambiamento reale ha iniziato a concretizzarsi solo di recente. Ngọc ha enfatizzato la necessità di modelli pilota flessibili, guidati a livello locale, che possano fungere da dimostrazione pratica e da catalizzatore per la diffusione. Ha inoltre ribadito l’importanza di un sostegno finanziario su misura per le PMI, riconoscendo le loro specifiche esigenze e limitazioni di capitale. Soprattutto, ha sottolineato che ogni sforzo verso l’agricoltura circolare deve essere radicato nella realtà pratica, nelle condizioni specifiche delle aziende agricole vietnamite e nelle effettive possibilità di implementazione. “Perché la transizione abbia successo”, ha concluso Ngọc, “deve essere sostenuta da politiche di lungo termine, innovazione costante e investimenti sostenuti”.
La strada verso un’agricoltura veramente circolare e sostenibile in Vietnam è dunque tracciata con chiarezza nella sua direzione strategica, ma resta impegnativa nella sua attuazione concreta. I benefici potenziali sono enormi: maggiore resilienza ai cambiamenti climatici, riduzione dell’inquinamento (delle acque, del suolo e dell’aria), conservazione della biodiversità, minore dipendenza da input esterni costosi e volatili, creazione di nuove filiere e opportunità di reddito (dalla bioenergia ai materiali biocompositi), e, non ultimo, un miglioramento significativo della redditività e della qualità della vita per milioni di agricoltori. I casi di successo negli altopiani settentrionali, nel Delta del Mekong e nelle province zootecniche sono la prova tangibile che questo percorso non solo è possibile, ma è già in atto.
Tuttavia, per passare da esperienze virtuose ma ancora circoscritte a una trasformazione sistemica dell’intero settore agricolo, è necessario un impegno concertato e di lungo periodo. Il governo deve tradurre la visione strategica in politiche abilitanti concrete: semplificazione normativa, incentivi finanziari mirati, investimenti in infrastrutture abilitanti (logistica per sottoprodotti, impianti di trattamento, digitalizzazione) e un forte sostegno alla ricerca e sviluppo applicata. Il settore finanziario deve sviluppare prodotti di credito verde accessibili e adeguati alle esigenze delle PMI e degli agricoltori. Le imprese, sia le grandi che le PMI, devono cogliere le opportunità di business nell’innovazione circolare e costruire partenariati equi e trasparenti con il mondo agricolo. La ricerca e la divulgazione devono intensificare gli sforzi per sviluppare soluzioni tecnologiche ed economicamente sostenibili e per trasferirle efficacemente agli utenti finali.
E, come giustamente sottolineato, al centro di questo sforzo collettivo devono esserci gli agricoltori. Sono loro i gestori quotidiani della terra, dell’acqua e delle risorse biologiche. La transizione circolare deve essere da loro percepita non come un ulteriore onere, ma come una concreta opportunità per aumentare la resilienza della propria azienda, ridurre i costi, diversificare le fonti di reddito e garantire un futuro più sicuro e prospero per le generazioni future. Questo richiede investimenti in formazione, assistenza tecnica di qualità e coinvolgimento attivo nella co-creazione delle soluzioni. L’agricoltura circolare vietnamita sarà tanto più forte, diffusa e duratura quanto più saprà essere un modello “dal basso”, radicato nella saggezza contadina e potenziato dalla scienza e dall’innovazione.
La “Rivoluzione Circolare” nell’agricoltura vietnamita è quindi un cantiere aperto, ricco di potenziale ma anche di complessità. La consapevolezza politica è alta, i primi frutti incoraggianti, ma la scala della sfida richiede perseveranza, risorse adeguate e, soprattutto, una collaborazione senza precedenti tra tutti gli attori della filiera. Se il Vietnam riuscirà a conciliare la sua potenza agricola tradizionale con i principi rigenerativi dell’economia circolare, non solo garantirà la sicurezza alimentare e la prosperità rurale nazionale, ma potrà offrire al mondo un modello ispiratore di agricoltura sostenibile per il XXI secolo. Il percorso è inevitabile, come dichiarato, e il momento di accelerare è adesso.
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