Gli scontri verbali tra Ocasio-Cortez e Trump

In un’epoca di scontri digitali, Trump lancia insulti feroci e insinua paure, sfidando sia avversari progressisti che alleati repubblicani, mentre i contrappesi istituzionali arrancano tra retorica e ritorsioni politiche.

“Signor presidente, non si arrabbi con me, sono solo una ragazza sciocca… se la dovrebbe prendere con quelli che le hanno consigliato di bombardare l’Iran e tradire il popolo americano, la nostra Costituzione… e trascinarci in guerra”. Con queste parole, la parlamentare Alexandria Ocasio-Cortez si è rivolta al presidente Donald Trump in un messaggio postato su X (già Twitter). Ocasio-Cortez replicava con tono ironico agli attacchi subiti dal 47º presidente, che l’aveva definita “stupida… la più cretina parlamentare…” per avere invocato l’impeachment dell’inquilino della Casa Bianca. Il tentativo di impeachment, proposto alla Camera dai parlamentari Shri Thanedar (Michigan) e Al Green (Texas), non è stato approvato (344 no, 79 sì).

Gli attacchi di Trump scandiscono il suo arsenale retorico: usa la piattaforma Truth Social ma anche i media tradizionali per insulti spregiudicati. Dopo i bombardamenti alle installazioni nucleari iraniane, Trump ha criticato sia Israele sia l’Iran per avere violato la tregua da lui annunciata: “Fondamentalmente abbiamo due Paesi che sono in guerra da tanto tempo… e non sanno che c…o stanno facendo”.

Non potevano mancare gli insulti a Zohran Mamdani, il candidato progressista vittorioso nelle primarie per l’elezione a sindaco di New York. Trump ha scritto su Truth Social che i democratici hanno scelto un “lunatico comunista al 100 percento” con strada aperta per diventare sindaco. In un altro post ha attaccato nuovamente Ocasio-Cortez e Jasmine Crockett, parlamentare democratica del Texas, suggerendo che dovrebbero candidarsi a presidente e vicepresidente nel 2028: “Sarebbe una bella squadra” e con “tutti questi comunisti siamo fottuti”.

Nemmeno membri del suo partito vengono risparmiati. Thomas Massie, ultra‑conservatore del Kentucky, che ha votato contro l’agenda di Trump e chiesto l’approvazione del Congresso per i bombardamenti sull’Iran, è stato accusato di essere “debole, un perdente… e un barbone” e minacciato di sfida alle primarie repubblicane, rischiando di restare fuori dal Congresso nel 2026.

Trump riserva gli attacchi più duri ai politici non nati negli USA: Ilhan Omar del Minnesota, nata in Somalia e vicina alle idee di Ocasio-Cortez, è stata accusata di “lamentarsi del nostro Paese, mentre il suo Paese d’origine è fradicio di crimine e povertà” (maiuscole di Trump). Poi ha invitato Ocasio‑Cortez a “ritornare a casa, nel Queens, a sistemare le strade sporche, disgustose e piene di crimine”. Ocasio‑Cortez ha replicato su X che lei viene dal “Bronx” e che Trump, nato nel Queens, “dovrebbe sapere che quelli del Bronx gliele possono suonare senza difficoltà ai ragazzi del Queens”, ironizzando “con tutto il rispetto”.

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About Domenico Maceri

Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.

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