Nell’ultima frattura del Grand Old Party, Trump minaccia i repubblicani dissidenti, mentre Mike Johnson fatica a mediare un disegno di legge che sacrifica Medicaid e deficit. Abusi di potere e spaccature interne evidenziano il trionfo del timore sul dibattito.

“Smettete di chiacchierare e finite il compito”. Con queste parole in lettere maiuscole sulla sua piattaforma Truth Social, Donald Trump minacciava i parlamentari repubblicani che esitavano a supportare il nuovo disegno di legge alla Camera. Per convincere i recalcitranti, il 47º presidente si era incontrato con i legislatori ricordando loro che lui è la cheerleader del Partito e che quelli che non facevano squadra “non rimarrebbero a lungo repubblicani”.
Le minacce di Trump ai membri del suo partito sono serie perché quelli che sgarrano vengono presi di mira e, alle prossime primarie repubblicane, saranno sfidati da un candidato sostenuto dall’inquilino della Casa Bianca. In queste situazioni, chi prende le distanze da una posizione del “capo” perde la benedizione e il suo avversario ne esce vincitore. Nella stragrande maggioranza dei casi, ciò si traduce in una vittoria in novembre, poiché i seggi alla Camera e al Senato sono già delineati da una divisione fra “red” (conservatori) e “blue” (liberal). Il Paese è diviso anche nelle presidenziali, dove una manciata di Stati è spesso decisiva. Un esempio di “vendetta” di Trump, come abbiamo scritto, è il caso di Liz Cheney: la parlamentare del Wyoming, figlia di Dick Cheney, per la sua ribellione fu sconfitta alle primarie dalla candidata indicata da Trump e in gran parte scomparve dal partito. Le minacce di Trump fanno paura a chi vuole mantenere la propria poltrona, spiegando il silenzio repubblicano sulle politiche disastrose dell’attuale presidente. Dissentire da Trump equivale a suicidio politico.
Nonostante tutto, qualche voce di dissenso si è alzata nelle negoziazioni dello speaker Mike Johnson per convincere i colleghi a supportare il disegno di legge sul bilancio. Trump lo ha descritto come un “big and beautiful bill” (disegno di legge grande e bello), grazie ai tagli massivi alle tasse, ai fondi per il confine sud col Messico e all’eliminazione delle tasse sulle mance. In realtà, sono le solite leggi repubblicane: ingenti tagli fiscali per i benestanti con qualche briciola per la classe media e i ceti bassi, e aumenti di deficit e debito nazionale.
Le obiezioni dei parlamentari repubblicani nascevano nell’estrema destra del Freedom Caucus, preoccupato per tagli insufficienti alle spese e per l’aumento del deficit. Altre obiezioni arrivavano da deputati di Stati liberal, dove le case costano moltissimo e le detrazioni ai mutui risultano limitate. Johnson ha corretto il testo aumentando la detrazione massima a 40 mila dollari annui, suscitando il malumore dei falchi del Freedom Caucus per le maggiori spese. Un altro nodo è rappresentato dai tagli al programma Medicaid, che fanno perdere la copertura a 9 milioni di americani, molti in red states.
La maggioranza risicata dei repubblicani alla Camera — 220 vs 213 — permetteva a Johnson di perdere al massimo 3 voti. L’approvazione è avvenuta con un voto di 215 a 214. Al Senato, però, la strada è più in salita, soprattutto per i tagli al Medicaid. Il senatore Josh Hawley, repubblicano del Missouri, ha alzato la voce: oltre il 20% dei suoi elettori beneficia di Medicaid. In un’intervista alla CNN ha detto che tagliare il Medicaid per finanziare i tagli fiscali è “sbagliato moralmente e un suicidio politico”.
Hawley non ha contestato l’impatto del disegno di legge sul deficit: secondo il Congressional Budget Office, agenzia non partisan, il deficit aumenterebbe di 2.500 miliardi di dollari, portando il debito federale a 37 mila miliardi. Se queste cifre non preoccupano Trump e i repubblicani, i mercati mandano segnali chiari: l’agenzia di rating Moody’s ha declassato il rating USA da “Aaa” a “Aa1”, cambiando l’outlook da “stabile” a “negativo”. Il dollaro perde terreno, i mutui costeranno di più e i bond governativi saranno più cari. Chi pagherà i tagli fiscali agli ultra‑ricchi? I consumatori e i bambini americani. Ma Trump pensa solo al presente, ignorando un futuro sempre meno promettente.
CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK
Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte e del link originale.