Il Belucistan dichiara l’indipendenza dal Pakistan

Sulle tensioni tra Pakistan e India nel Jammu e Kashmir si innesta una nuova sfida: la dichiarazione d’indipendenza del Belucistan, guidata da Mir Yar Baloch, che denuncia decenni di violenze e marginalizzazione economica e chiede il sostegno internazionale.

Al confine tra Jammu e Kashmir, Pakistan e India non si è ancora spenta l’eco delle armi e delle minacce indiane di stracciare il “Trattato delle Acque dell’Indo” (1), che il Pakistan si trova ad affrontare una ulteriore sfida indipendentista/separatista da parte del Belucistan, basata su rivendicazioni etniche economico-sociali, ma certamente non nuova e fomentata da gruppi islamisti riconosciuti come terroristi.

Quella del Belucistan (o Balochistan / Baluchistan) è considerata da molti analisti una “insurrezione a bassa intensità”, si tratta di un conflitto in sospeso che ha provocato da marzo 1948 almeno 23mila morti.

Il Belucistan non è Pakistan!”. Lo scorso 14 maggio, cercando il sostegno dell’India e chiamando in causa la comunità globale, il leader Mir Yar Baloch ha dichiarato l’indipendenza e citato decenni di violenze, sparizioni forzate e violazioni dei diritti umani nella regione. Mir Yar Baloch ha affermato che il popolo del Belucistan ha dato il suo “verdetto nazionale” facendo manifestazioni di piazza in tutto il Pakistan,e che “il mondo non può più essere uno spettatore silenzioso”. Ha anche esortato i cittadini indiani, tutti i media e i canali di informazione ad evitare di chiamare i beluci “popolo del Pakistan”.

Il Belucistan è una regione arida e montuosa affacciata sul Mar arabico ed estesa su tre confini (Iran, Pakistan, Afghanistan). Il Belucistan pakistano con capitale Quetta è anche la provincia più estesa del Pakistan, ma anche la meno popolata (ci vive appena il 6% della popolazione complessiva, ossia 15 milioni di persone su un totale di 240 milioni).  É abitata dalla comunità etnica Baloch per lo più nomade o semi-nomade, che si considera emarginata -nonostante le ricchezze del territorio in gas naturale, carbone e minerali – ed esclusa dai vantaggi economici e commerciali offerti dal porto di Gwadar sul Mare Arabico, punto d’arrivo del corridoio economico intermodale Cina- Pakistan (CPEC), ramo della BRI, che i Baloch considerano un pericoloso “simbolo dell’espansionismo economico, culturale e politico cinese”.

A causa della resistenza della popolazione, solo nel 1887 il Belucistan fu dichiarato territorio dell’impero britannico. La regione era divisa in un Est sotto controllo britannico e un Ovest sotto controllo dell’Impero persiano. Tale rimase fino al 1947, quando ripresero le pulsioni indipendentiste con la “Partizione” del Pakistan dall’India britannica e con la cessione al Pakistan del Khanato di Kalat (dominio britannico). Il trattato di cessione rimetteva al Pakistan tutte le funzioni di governo, così la regione nel 1948, 1958–59, 1962–63, 1973–1977 ha vissuto una serie di insurrezioni separatiste tese a realizzare il Grande Belucistan.

Un’ insurrezione a bassa intensità a partire dal 2003 ha dato gravi problemi di sicurezza sia al Pakistan che all’Iran, entrambi chiamati a confrontarsi con i locali gruppi e movimenti del jihadismo sunnita. Le rivendicazioni per una maggiore autonomia dal Pakistan si sono saldate con le proteste relative alla distribuzione delle risorse, che il governo pakistano è accusato di sbilanciare a favore della maggioranza etnica Punjabi. Nella zona si sono rafforzati, oltre all’estremismo jihadista di matrice sunnita, anche l’irredentismo anti-indiano.

Tra i movimenti militanti per l’indipendentismo, il Baloch Liberation Army (BLA), nato nel 2000, è la formazione più grande che ha fatto un notevole numero di vittime sia per l’Iran sia per il Pakistan. Il movimento BLA raccoglie l’eredità dei movimenti indipendentisti degli anni ‘70; leader è stato Khair Bakhsh Marri (fino alla morte nel 2014), appartenente ad una delle due potenti tribù (Marri e Bugti) che occupano vaste aree nel nord (Marri) nelle principali zone estrattive, e nel sud (Bugti) vicino allo strategico porto di Gwadar. Dal 2018 è leader del BLA Bashir Zeb, successo al fratello, Aslam Baloch, che aveva guidato l’organizzazione dal 2006 al 2018. Negli anni i membri del BLA hanno compiuto molti attacchi contro gli interessi cinesi (2). In Marzo 2025 l’ultimo di una serie di attacchi compiuti dal BLA: il sequestro di un treno nella provincia del Belucistan. L’operazione, contrastata dall’esercito pakistano con l’aiuto di gruppi paramilitari, ha provocato la morte di più di 50 persone.

Ai separatisti e nazionalisti sunniti rappresentati dal BLA si aggiungono altre formazioni, come Jaish al-Adl, “Armata della Giustizia”, fondata nel 2012, che opera principalmente in Iran per l’indipendenza delle province del Sistan e del Belucistan iraniano, e Ansar Al-Furqan, un altro gruppo armato iraniano sunnita operativo in Iran e designato terrorista. Dal 2013, anno del primo attacco di militanti del gruppo Jaish al-Adl, Iran e Pakistan si guardano con sospetto a causa delle ripetute operazioni contro le forze di sicurezza iraniane e pakistane. Jaish al-Adl, ha inoltre collaborato con gruppi separatisti curdi in Iran e ha denunciato l’intervento iraniano nella guerra civile siriana.

Tornando alla recente dichiarazione di indipendenza del Belucistan del 14 maggio proclamata dal  leader baluci Mir Yar Baloch, non deve essere ignorato che pochi giorni prima, l’11 maggio, il BLA ha rilasciato una dichiarazione attraverso la sua ala mediatica ufficiale, Haklal, bollando il Pakistan come “stato terrorista”, allineandosi in tal modo alla posizione dell’India e ribadendo che la lotta del BLA rappresenta un autentico movimento indigeno per l’autodeterminazione del Balucistan, non manipolato da influenze esterne. Questa dichiarazione segna un drastico cambiamento di strategia da parte del BLA, che si propone non solo come forza di liberazione regionale, ma anche come potenziale partner militare nella complessiva riorganizzazione della sicurezza del subcontinente indiano.

E infine non sfugge la “frattura” che si potrebbe creare nell’ambito dell’alleanza BRICS. Se infatti dal 1°gennaio 2024 Egitto, Etiopia, Arabia Saudita, Emirati Arabi uniti e Iran sono entrati a far parte dei BRICS, anche il Pakistan ha richiesto l’ammissione e a marzo 2025 ha acquisito una quota della Nuova Banca di Sviluppo sostenuta dai BRICS. Se la Cina raccomanda moderazione spendendosi per attenuare le frizioni, da parte occidentale i media denunciano con malcelata soddisfazione questo accendersi di conflitti in seno all’area BRICS. Anche se è chiaro come tutto ciò sia l’ineludibile conseguenza delle mire aggressive e razziali dell’India di Narendra Modi e, al contempo, della politica occidentale che ha armato dovunque gruppi terroristi e condotto un devastante impatto di sanzioni contro gli Stati nemici.

Note

(1) Il governo indiano di Narendra Modi unilateralmente ha revocato l’autonomia del Kashmir per farlo diventare a tutti gli effetti uno Stato federale dell’India.

(2) Ricordiamo nel 2018 l’attacco al consolato cinese a Karachi con granate ed esplosivi; nel 2021, un attentato ad un albergo di Quetta in cui alloggiava l’ambasciatore cinese (il diplomatico si è salvato, ma ci furono quattro morti e 12 feriti); il 26 aprile 2022 Shari Baluch, una maestra di 30 anni, si fece saltare vicino all’istituto Confucio, all’interno del campus dell’Università di Karachi, uccidendo quattro persone, tra cui tre insegnanti cinesi; a marzo 2024 un gruppo di separatisti attaccò il porto di Gwadar e ci furono violenti scontri con la polizia; ad agosto 2024 estese proteste e scontri vicino all’aeroporto (costruito dalla Cina), che poi è stato inaugurato lo scorso gennaio; il 6 ottobre 2024 attentato all’aeroporto di Islamabad, che ha causato la morte di due cittadini cinesi;  a novembre 2024 attentato alla stazione di Quetta con almeno 26 le vittime.

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About Maria Morigi

Maria Morigi è un'ex-insegnante dei licei artistici, laureata in Archeologia greco-romana all'Università di Trieste e studiosa di religioni orientali. Ha svolto catalogazione presso il Museo Archeologico di Aquileja e seguito missioni di scavo in vari paesi (Turchia, Pakistan, Iran, Cina e regione dello Xinjiang).

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