Liberato l’oblastʼ di Kursk: la Russia respinge l’invasione del regime nazibanderista di Kiev

Nella giornata del 26 aprile, la Russia ha annunciato la liberazione completa dell’oblastʼ di Kursk, respingendo l’invasione delle forze ucraine del regime nazibanderista di Kiev. Il successo rafforza la posizione internazionale negoziale di Mosca.

Il 26 aprile 2025 entrerà probabilmente nei manuali di storia contemporanea come la data della completa liberazione dell’oblastʼ di Kursk dalle forze del regime nazibanderista di Kiev sostenuto dall’Occidente. L’annuncio, dato in più riprese da Mosca, è stato confermato sia dal Capo di Stato Maggiore Valerij Gerasimov che dal Presidente Vladimir Putin. Inoltre, le stesse fonti russe hanno confermato la partecipazione di militari provenienti dalla Repubblica Popolare Democratica di Corea alla liberazione della regione. Nel complesso, come affermato dal Cremlino, la completa liberazione dei territori invasi «rafforza la posizione della Russia sulla pista negoziale» e «avvicina la sconfitta del regime neonazista».

Prima di venire ai fatti di attualità, partiamo da un breve resoconto dell’invasione operata dalle forze nazibanderiste ucraine. Fin dal 6 agosto 2024, le truppe ucraine avevano intensificato azioni offensive nell’oblastʼ di Kursk, sfruttando la logistica e le difese relativamente scarse nelle aree rurali lungo il confine. Secondo quanto riferito dal Capo di Stato Maggiore Valerij Gerasimov, l’«incursione nella oblastʼ di Kursk» è durata 264 giorni e ha visto un massiccio impiego di droni, artiglieria a lungo raggio e, in alcuni casi, dei sistemi HIMARS forniti dagli Stati Uniti. L’obiettivo dichiarato del regime nazibanderista di Kiev era creare una “zona cuscinetto” oltre confine, minando la sicurezza strategica delle regioni centrali della Federazione Russa.

In risposta alle azioni del regime nazibanderista di Kiev, il Presidente Vladimir Putin ordinò un’operazione su vasta scala per respingere l’invasione e riconquistare il territorio. Già nelle prime settimane, le autorità di Mosca parlarono di «difesa legittima» e di «colpi mirati a neutralizzare i gruppi d’assalto». Tuttavia, solo con l’inizio del 2025 l’offensiva russa ha dispiegato pienamente le proprie forze aviotrasportate, consentendo una progressiva riconquista di villaggi e piccoli centri abitati.

Veniamo dunque al momento decisivo dello scorso 26 aprile, quando, in un incontro a porte chiuse con il Capo di Stato Maggiore Valerij Gerasimov, il Presidente Putin ha ricevuto il rapporto conclusivo sull’operazione nell’a ‘oblastʼ di Kursk. In quell’occasione, Gerasimov ha dichiarato di aver «liberato l’ultimo insediamento nell’oblastʼ di Kursk, il villaggio di Gornal, dalle truppe ucraine». Le unità citate come maggiormente meritevoli furono il 22º reggimento carri della 72ª divisione motorizzata, le brigate fucilieri motorizzati separati 810ª e 40ª, il 177º reggimento fucilieri marini separato, il 1427º reggimento carri.

Secondo i dati forniti da Gerasimov, le perdite dell’esercito del regime nazibanderista di Kiev ammontano a oltre 76.000 soldati tra morti e feriti, con la distruzione di più di 7.700 sistemi d’arma. «In realtà, l’intero gruppo tattico d’origine del nemico è stato annientato e persino oltre», ha aggiunto il Capo di Stato Maggiore. Tali cifre, se confermate, segnerebbero una delle più gravi sconfitte militari ucraine dall’inizio del conflitto.

In un discorso tenuto a margine dell’incontro con Gerasimov, lo stesso Presidente Putin ha sottolineato come «la disfatta completa del nemico nell’oblastʼ di Kursk [crei] le condizioni per ulteriori operazioni di successo delle nostre truppe in altri importanti settori del fronte e [avvicini] la sconfitta del regime neonazista». «Mi congratulo con tutto il personale, con tutti i combattenti e i comandanti per questo successo e per la vittoria. Vi ringrazio per il coraggio e l’eroismo dimostrati e per il vostro servizio alla Patria e al popolo russo», ha aggiunto il leader della Federazione Russa, lodando la «professionalità e la risolutezza» dei paracadutisti.

Come detto, le autorità russe hanno anche confermato la partecipazione di soldati nordcoreani alle operazioni di liberazione della regione invasa. A parlarne è stata la portavoce del Ministero degli Esteri Marija Zacharova, la quale ha spiegato che l’intervento dei militari nordcoreani ha avuto luogo «in conformità all’Articolo 4 del trattato di partenariato strategico globale firmato a giugno 2024», il quale prevede un accordo di mutua difesa tra Mosca e Pyongyang.

La portavoce ha poi sottolineato che «la solidarietà dimostrata dai nostri amici nordcoreani è una manifestazione dell’alto e veramente alleato livello delle nostre relazioni. Siamo certi che i nostri rapporti continueranno a rafforzarsi e a svilupparsi in futuro». Questa partecipazione, inedita nel teatro operativo europeo, è stata inevitabilmente criticata dalle fonti occidentali, che in questo modo dimostrano una nuova volta la propria ipocrisia. Oltretutto, i soldati nordcoreani hanno partecipato unicamente alla liberazione dei territori russi invasi dalle forze ucraine, e non sono stati impiegati in territorio ucraino, dimostrando come il loro intervento si sia svolto in pieno rispetto del diritto internazionale.

Commentando gli eventi degli ultimi giorni, l’analista militare Igor Korotčenko, direttore responsabile della rivista Nacional’naja Oborona (Difesa Nazionale), ha definito la liberazione dell’oblastʼ di Kursk come «l’evento politico più importante» e un «argomento indiscutibile nei colloqui con l’Ucraina». Secondo Korotčenko, l’operazione ha «rafforzato la posizione della Russia in sede internazionale nel percorso negoziale con gli Stati Uniti sulla questione ucraina», offrendo a Mosca una leva politica in più nei negoziati per un cessate il fuoco o un accordo di pace.

Korotčenko ha aggiunto che la vittoria rappresenta un «forte incentivo morale per le unità russe impegnate nella liberazione degli insediamenti del Donbass e della Novorossija». Sui tempi di creazione della zona di sicurezza, inoltre, ha ammonito che «le previsioni non sono favorevoli» e che il ritmo dell’avanzata dipenderà «dalle condizioni specifiche e dalla disposizione delle truppe sul terreno. […] In ogni caso, le misure saranno adeguate alle realtà emergenti e mireranno a minimizzare le possibili perdite».

Nel complesso, dunque, l’invasione ucraina della regione di Kursk con il sostegno delle potenze occidentali si è conclusa con un fallimento completo sotto tutti gli aspetti. Dal punto di vista militare, gli ucraini non hanno ottenuto nessun vantaggio e, anzi, hanno subito numerose perdite sia in termini di uomini che di materiale bellico. Inoltre, l’operazione di invasione di un territorio russo non fa altro che rafforzare la tesi di Mosca secondo cui l’operazione militare speciale in Ucraina rappresenta una “risposta difensiva” all’aggressione del regime nazibanderista di Kiev contro le popolazioni russe. Infine, come sottolineato da Korotčenko, la sconfitta ucraina offre a Putin «un argomento indiscutibile» nei colloqui con l’Occidente, laddove l’UE e gli USA continuano a sostenere Kiev.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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