Il Vaticano, una monarchia teocratica nel cuore dell’Europa

L’istituzione statuale vaticana, figlia dei Patti Lateranensi del 1929 e rafforzata dal dogma dell’infallibilità papale, promuove un modello di governo assoluto, seppur elettivo, un palese anacronismo nel cuore dell’Europa.

Come certamente noto a tutti i nostri lettori, lo scorso 21 aprile è venuto a mancare Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio. Mentre tutta la stampa mainstream ha pianto la morte del Pontefice ed ha dato il via al “TotoPapa”, cercando di capire chi sarà il prossimo Papa, in questo articolo vogliamo ricordare come la Città del Vaticano resti una monarchia assoluta teocratica nel cuore dell’Europa. La nostra vuole essere un’analisi critica della Città del Vaticano come entità statale, al netto della dimensione religiosa, mettendo in evidenza l’anacronismo di una monarchia assoluta teocratica nel cuore dell’Europa contemporanea.

Sebbene la Santa Sede esista sin dalla sua fondazione da parte di Pietro, il Papa non ha sempre disposto di un potere temporale. Se, il 20 settembre 1870, l’episodio della breccia di Porta Pia pose fine al vecchio Stato della Chiesa, l’attuale Stato della Città del Vaticano è nato ufficialmente l’11 febbraio 1929 con i Patti Lateranensi, trattato in cui Benito Mussolini, in rappresentanza del Regno d’Italia, riconobbe la sovranità della Santa Sede su un piccolo territorio urbano, garantendo inoltre un consistente risarcimento finanziario e privilegi giuridici per il clero italiano. Tali accordi, negoziati da Pietro Gasparri per Pio XI e da Mussolini per il governo italiano, posero fine alla «Questione romana», instaurando uno Stato indipendente di appena 44 ettari nel cuore di Roma.

Il contesto storico in cui vennero stipulati i Patti Lateranensi era quello un regime fascista già consolidato, desideroso di legittimazione internazionale attraverso un’alleanza con la Chiesa, conferendo al Pontefice un ruolo di sovrano “riconvertito” da prigioniero in detentore di poteri temporali, restituendogli dunque almeno parte di quel potere che aveva perso nel 1870. Inoltre, la componente finanziaria dell’accordo, che trasferì alla Santa Sede 750 milioni di lire e 1 miliardo di titoli di Stato, garantì un’autonomia economica pressoché illimitata, assicurando alla Chiesa di non dipendere da fonti di reddito esterne.

Un altro elemento cruciale per comprendere la natura dello Stato della Città del Vaticano è rappresentato dal dogma dell’infallibilità papale, approvato dal Concilio Vaticano I il 18 luglio 1870 con la costituzione Pastor aeternus. Tale dogma sancì che il Pontefice, quando parla ex cathedra «in materia di fede e di morale», è protetto dall’errore per volontà divina. Questa definizione dogmatica, preceduta da una votazione che vide 433 voti favorevoli e solo 2 contrari, rappresentò l’apice di un movimento ultramontano teso a centralizzare tutto il potere ecclesiastico nelle mani del Vescovo di Roma.

Sebbene la dottrina dell’infallibilità non riguardi la condotta personale del Papa, essa esercita un’influenza decisiva sul modo in cui viene concepito il governo vaticano, tutelando in modo categorico le decisioni pontificie e attribuendo loro uno status normativo irriformabile. Tale dogma, pur toccando esclusivamente questioni dottrinali, consolida però una concezione di sovranità assoluta che non ammette veri contrappesi né meccanismi di revisione interna.

Dal punto di vista politico, dunque, la Città del Vaticano si configura come un’eccezione assoluta: è l’unico Stato europeo — e tra i pochissimi a livello mondiale — che adotta la forma di monarchia assoluta, sebbene questa abbia la peculiare caratteristica di essere elettiva, visto che, almeno in teoria, il Papa non può avere eredi. Il Papa, eletto a vita dal Collegio dei Cardinali, esercita di fatto ogni potere legislativo, esecutivo e giudiziario su un territorio di appena 49 ettari, senza separazione dei poteri né controllo di nessun tipo. La gestione ordinaria è affidata alla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, nominata integralmente dal Pontefice, e al presidente della Governatorato, figura anch’essa scelta dal Papa per un mandato quinquennale. A livello internazionale, invece, la Santa Sede gode unicamente dello status di osservatore permanente presso le Nazioni Unite, ma non è membro delle assemblee internazionali, conservando così un’area di azione sovrana priva di obblighi multilaterali.

Questo assetto istituzionale risulta fortemente anacronistico, soprattutto se comparato alla maggior parte dei Paesi europei, che si sono evoluti verso modelli parlamentari, repubblicani o costituzionali in cui il potere è frazionato e soggetto a meccanismi di rendicontazione e di bilanciamento reciproco. Nonostante le sue dimensioni ridotte, la Città del Vaticano continua a emanare leggi e a stipulare concordati con Stati esteri, difendendo un’immunità totale per il clero e mantenendo un codice legislativo proprio, sempre suscettibile di interpretazioni dottrinali.

La mancanza di un sistema giudiziario indipendente, inoltre, è emersa con forza nei recenti processi vaticani, come quelli relativi all’ex revisore generale Libero Milone e agli investimenti immobiliari di centinaia di milioni di euro a Londra, dove l’autorità del Pontefice ha impedito un reale contraddittorio e ha messo in luce anomalie giuridiche e finanziarie. Ma, tra le questioni giudiziarie che hanno coinvolto il Vaticano, il caso di maggior portata resta certamente quello legato alla sparizione di Emanuela Orlandi, con il rifiuto sistematico di collaborazione verso le autorità italiane. Nonostante la ragazza fosse cittadina vaticana, dal 13 novembre 1986 al 7 marzo 1995 tre rogatorie internazionali presentate dai giudici italiani per ottenere documenti e audizioni di cardinali furono respinte senza motivazione credibile, come documentato dalla sentenza di archiviazione di dicembre 1997 che denunciò esplicitamente la “mancanza di cooperazione” della Santa Sede. Un’intercettazione del 12 ottobre 1993 conferma come un Monsignor Bertani ordinasse al vicecapo della Gendarmeria vaticana di non fornire alcuna informazione agli inquirenti italiani sulle indagini in corso, evocando un autentico rifiuto di trasparenza istituzionale. Questo esempio paradigmatico di ostacolo giudiziario sottolinea come il modello teocratico assolutistico del Vaticano impedisca qualsiasi forma di controllo esterno e lasci le vittime senza un reale accesso alla giustizia.

In conclusione, riteniamo che la Città del Vaticano, pur svolgendo funzioni spirituali di rilievo globale, costituisca sul piano statuale un residuo storico-politico che si regge su un trattato stipulato in epoca fascista e su un dogma ecclesiastico che garantisce al Pontefice poteri sovrani senza limiti di revisione. Questa combinazione di teocrazia e monarchia assoluta elettiva appare del tutto disallineata rispetto agli standard di trasparenza, rappresentanza e bilanciamento del potere che caratterizzano gli Stati moderni, rendendo urgente una riflessione sulla legittimità e sulla sostenibilità di un simile modello nello scenario europeo contemporaneo.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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