L’acquisto di un seggio alla Corte Suprema del Wisconsin: troppo caro persino per Musk

Nel Wisconsin, la vittoria di Susan Crawford contro il candidato repubblicano Brad Schimel, sostenuto da Musk, segna una svolta politica cruciale. La battaglia elettorale e le divisioni interne preannunciano effetti sulle future ristrutturazioni dei distretti e sul panorama politico nazionale.

“Da bambina non avrei mai immaginato che avrei dovuto affrontare l’uomo più ricco al mondo per la giustizia nel Wisconsin”, dopo gli applausi Susan Crawford ha ripreso con “E abbiamo vinto”. La Crawford, come abbiamo scritto in queste pagine in precedenza, era candidata al seggio per la Corte Suprema del “Badger State” (Stato del tasso). Alla recente elezione ha sconfitto, con un margine di 10 punti, il suo avversario repubblicano Brad Schimel, sostenuto da Elon Musk, il padrone di Tesla, Starlink e altre aziende.

La Crawford ha buone ragioni per indicare di avere sconfitto Musk, considerando l’intervento dell’ultra ricco imprenditore dell’Africa del Sud residente in Usa. Il padrone di X (già Twitter) ha usato la sua piattaforma per attaccare la Crawford, ma ha anche aperto il suo portafoglio, spendendo 25 milioni di dollari per fare eleggere Schimel. Musk ha anche fatto pubblicità con assegni di un milione di dollari regalati a due attivisti repubblicani. Il padrone di X aveva anche dichiarato che l’elezione era “importantissima” e che potrebbe influenzare “il destino di tutta l’umanità”. Dopo l’elezione, però, ha cambiato musica e ha lodato gli elettori del Wisconsin per avere approvato il referendum sull’obbligo di presentare la carta d’identità alle elezioni. Un obbligo già legale, ma col referendum il requisito diventa parte della costituzione del Wisconsin.

Anche Trump ha minimizzato l’esito sfavorevole, reiterando invece il referendum sulla carta d’identità e dichiarando l’esito elettorale “Una grande vittoria”. Il 47esimo presidente, però, si sarà anche sentito sconfitto, specialmente per il suo endorsement a Schimel. Inoltre, negli ultimi giorni della campagna, Schimel aveva sottolineato il supporto di Trump nei suoi annunci pubblicitari.

Nonostante le tipiche reazioni di Musk e Trump sull’esito dell’elezione, la vittoria di Crawford è importante sia a livello statale che nazionale. Con la maggioranza democratica di 4 a 3 giudici nella Corte Suprema del Wisconsin continuerà l’equilibrio politico nello Stato. Al momento il governatore è democratico, ma i repubblicani hanno la maggioranza nelle due camere legislative. Quindi, in casi di conflitti fra il potere esecutivo e quello legislativo, la Corte sarà interpellata e la maggioranza che pende a sinistra sarà buon auspicio per i democratici. Inoltre, con le ristrutturazioni dei distretti elettorali statali e quelli per il Congresso nazionale, la nuova maggioranza alla Corte Suprema potrebbe ribaltare alcuni distretti e renderli più competitivi. Al momento, 6 degli 8 seggi del Badger State alla Camera dei Rappresentanti sono repubblicani. Con nuove delineazioni di distretti elettorali si crede che i democratici potrebbero ribaltarne due per un pareggio di 4 a 4.

Un cambiamento del genere avrebbe effetti all’elezione del midterm nel 2026, un effetto che promette bene per i democratici, dove al momento i repubblicani hanno una risicata maggioranza che li preoccupa anche per l’attuale implementazione dell’agenda di Trump. Se i repubblicani hanno perso nell’elezione speciale in Wisconsin, in Florida, invece, i due seggi vacanti sono stati vinti dal partito di Trump, anche se con margini molto più bassi di quelli dell’elezione del 2024. L’attuale inquilino alla Casa Bianca ha dimostrato la sua preoccupazione per la limitata maggioranza alla Camera, ritirando la nomina di Elise Stefanik ad ambasciatrice alle Nazioni Unite. La Stefanik è ritornata alla Camera perché l’agenda legislativa dei repubblicani, fino adesso quasi addormentata, potrebbe andare a rotoli. Alcune ombre si sono già viste: recentemente i democratici alla Camera si sono uniti a 9 repubblicani per approvare la possibilità di votare remotamente per parlamentari divenute madri, mentre la maggioranza dei repubblicani – il partito che spesso si dichiara pro famiglie – era contraria.

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About Domenico Maceri

Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.

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