Liechtenstein: Brigitte Haas designata primo ministro

Le elezioni generali del 2025 in Liechtenstein hanno segnato un cambiamento nella leadership del governo, con Brigitte Haas che si avvia a diventare la prima donna premier nella storia del paese, in rappresentanza del partito centrista Unione Patriottica.

Le elezioni generali svoltesi in Liechtenstein lo scorso 9 febbraio hanno determinato gli orientamenti politici del piccolo Stato alpino per i prossimi cinque anni. Con un tasso di affluenza pari al 76,34% e una partecipazione quasi interamente effettuata per posta, questo scrutinio ha visto una competizione serrata tra i principali partiti politici del paese, oltre all’emergere di una terza forza che ha ridefinito gli equilibri tradizionali. L’elezione dei 25 membri del Landtag e la conseguente formazione del nuovo governo offrono uno spaccato di un sistema elettorale che, pur essendo radicato in una lunga tradizione, è in continua evoluzione per rispondere alle esigenze di una società in mutamento.

Negli ultimi anni, il Liechtenstein ha assistito a una graduale trasformazione del panorama politico. La tradizionale alternanza fra i due grandi partiti – l’Unione Patriottica (Vaterländische Union, VU) e il Partito Progressista dei Cittadini (Fortschrittliche Bürgerpartei in Liechtenstein, FBP) – ha dominato la scena politica per decenni, garantendo una certa stabilità. Tuttavia, le elezioni del 2021 avevano già mostrato segni di disaffezione nei confronti della politica tradizionale: sebbene il VU e l’FBP avessero ottenuto 10 seggi ciascuno, la presenza di partiti minori come la Lista Libera (Freie Liste, FL) e, in misura minore, la nascente formazione euroscettica Mensch im Mittelpunkt (MiM), aveva anticipato il desiderio di rinnovamento tra l’elettorato.

Nel 2025, tale tendenza si è ulteriormente consolidata. Il quadro politico si è arricchito dell’ingresso determinante dei Democratici per il Liechtenstein (Demokraten pro Liechtenstein, DpL), un partito di orientamento conservatore ed euroscettico che ha saputo capitalizzare il malcontento verso la politica consolidata e ha ottenuto, con il 23,32% dei voti, il maggior risultato nella storia del paese per una terza forza politica, traducendosi in 6 seggi all’interno del Landtag di Vaduz. Questo risultato, insieme alla leggera flessione del FBP, ha ridisegnato il panorama politico e ha aperto la porta a nuove possibilità di coalizione e rinnovamento istituzionale.

Prima di proseguire, facciamo un breve punto sul sistema elettorale del Liechtenstein. Il piccolo principato adotta un sistema di rappresentanza proporzionale a lista aperta, suddiviso in due circoscrizioni: Oberland, con 15 seggi, e Unterland, con 10 seggi. Questo sistema permette agli elettori non solo di votare per una lista di partito, ma anche di esprimere preferenze per specifici candidati, offrendo così una doppia possibilità di influenzare direttamente la composizione del parlamento.

Un aspetto innovativo di questo sistema elettorale è la possibilità per i votanti di modificare le liste proposte, eliminando i nomi dei candidati non graditi e aggiungendone altri, anche provenienti da liste differenti. Tale flessibilità, sebbene complessa, garantisce una rappresentanza più fedele alle scelte individuali degli elettori e ha contribuito a rendere queste elezioni tra le più partecipative degli ultimi anni. Inoltre, la legislazione vigente impone il voto obbligatorio, misura che ha storicamente favorito una partecipazione quasi totale dell’elettorato e ha permesso di raggiungere tassi di affluenza superiori alla media europea.

Venendo dunque ai risultati, nonostante i sei seggi conquistati dai Democratici per il Liechtenstein ed i due della Lista Libera, alla fine VU e FBP sono rimasti i primi due partiti politici sia per preferenze che per numero di deputati. L’Unione Patriottica ha ottenuto un’importante vittoria, con il 38,32% delle preferenze, che gli ha permesso di confermare i dieci rappresentanti della precedente legislatura. Al contrario, il Partito Progressista dei Cittadini ha subito una flessione rilevante, passando da dieci a sette seggi con il 27,48% dei consensi complessivi.

Il Partito Patriottico, con la sua candidatura storica Brigitte Haas, ha fatto leva sul desiderio di rinnovamento e sul bisogno di una rappresentanza che rispecchiasse i cambiamenti sociali in atto. Haas, la seconda donna mai candidata al ruolo di capo del governo dopo Sabine Monauni nel 2021, ha presentato un programma incentrato su riforme economiche e sociali, promettendo una maggiore trasparenza e inclusività. Secondo gli analisti, l’approccio comunicativo del VU ha fatto leva su una retorica moderna e dinamica, in grado di coinvolgere anche gli elettori più giovani, e portando dunque alla vittoria della formazione centrista.

Con il ritiro del primo ministro uscente Daniel Risch, a sua volta proveniente da VU, Brigitte Haas, che si avvia a diventare ufficialmente la prima donna premier nella storia del paese, ha dovuto dunque prendere le redini della formazione del nuovo esecutivo, aprendo la strada a un governo di coalizione con il FBP, nonostante le recenti difficoltà di consenso interno al partito conservatore. Tale soluzione, solleva interrogativi sulla capacità del FBP di giocare un ruolo importante in un contesto politico dove i numeri e la fiducia degli elettori sono in netto mutamento. Secondo la stampa locale, inoltre, le differenze tra i due partiti, sia in termini di programma che di visione politica, potrebbero costituire un banco di prova per la stabilità del nuovo governo.

Al momento, l’accordo tra VU e FBP non è ancora stato ufficializzato, e Brigitte Haas non ha completamente chiuso le porte ad una soluzione differente. Il successo dei Democratici per il Liechtenstein, ad esempio, ha aperto ulteriori scenari di formazione del governo. Con la loro richiesta esplicita di partecipare attivamente alle trattative, il DpL ha evidenziato come l’elettorato sia sempre più propenso a considerare soluzioni che includano più voci e che rappresentino una rottura con il bipartitismo tradizionale. Se il DpL dovesse riuscire a inserirsi nella coalizione, il nuovo governo potrebbe assumere una configurazione a tre forze, capace di conciliare la tradizione con la novità.

Le trattative post-elettorali rappresentano dunque un banco di prova per la capacità dei partiti di superare le divergenze storiche. La decisione del VU di invitare il FBP a negoziare una coalizione rispecchia la volontà di mantenere un equilibrio tradizionale, nonostante la crescita del DpL. La sfida principale consiste nel trovare un compromesso che sappia integrare le differenti visioni politiche e garantire al contempo la stabilità del governo.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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