Il cardinale Timothy Dolan critica duramente JD Vance per le sue accuse alla Chiesa cattolica sull’assistenza ai migranti. Mentre Trump e il Vaticano restano divisi sull’immigrazione, il voto cattolico nel 2025 ha premiato l’ex presidente, rafforzando un’alleanza su aborto e transgender.

“È semplicemente scurrile. Veramente brutto.” Questa la reazione del cardinale Timothy Dolan di New York mentre commentava una dichiarazione di JD Vance. Il vice di Donald Trump aveva concesso un’intervista alla CBS in cui accusava i vescovi di “ricevere 100 milioni di dollari per assistere i migranti”, chiedendosi se le loro critiche al governo mirassero a proteggere “i loro affari” e non riflettessero la dichiarata preoccupazione per la loro deportazione.
La reazione del cardinale Dolan, che ha offerto preghiere in entrambi gli insediamenti di Trump nel 2017 e nel 2025, riflette i valori tradizionali della Chiesa verso i poveri, in contrasto con l’aspra politica del 47º presidente, specialmente per quanto riguarda la gestione dell’immigrazione. Durante il primo mandato di Trump, papa Francesco aveva definito la politica del muro alla frontiera con il Messico una “vergogna”. La deportazione di massa, proposta e attualmente messa in atto dal presidente americano, è stata nuovamente etichettata come “una vergogna” dal Papa, il quale ha anche messo in rilievo la tragica situazione dei migranti poveri, costretti a subire le conseguenze degli “squilibri” economici globali.
La Chiesa cattolica in America ha cercato di assistere i migranti con programmi finanziati anche da fondi governativi. Un’analisi del Washington Post ha concluso che, nel 2023, la Chiesa ha ricevuto 123 milioni di dollari per l’assistenza ai migranti e ne ha spesi 134 milioni. Quando Vance accusa la Chiesa, dunque, si sbaglia, poiché i dati suggeriscono che non ci sono stati affatto guadagni, ma perdite per le casse della Chiesa.
Al di là delle aspre e offensive parole di Vance, lo Stato del Texas ha anche attaccato la Chiesa, denunciando alcune parrocchie per aver offerto alloggi ai migranti, proteggendoli dalle autorità. Il procuratore generale del Lone Star State ha chiesto ai tribunali di chiudere alcuni centri e di consegnare tutti i documenti alle autorità. Il caso è ancora in corso per via degli appelli.
Il direttore esecutivo della Catholic Charities di San Diego, Appaswamy Pajanor, ha difeso la Chiesa esprimendo la sua frustrazione. Pajanor ha aggiunto che i suoi collaboratori sono visti da Vance come dei criminali, mentre in realtà l’unica cosa che fanno è assistere persone che altrimenti sarebbero costrette a vivere per strada.
Difendere i poveri e i migranti inevitabilmente non è popolare né per Trump né per i suoi sostenitori. Ne sa qualcosa Mariann Budde, vescova della National Cathedral di Washington, che ha difeso i poveri nel suo sermone durante la preghiera inaugurale della nuova presidenza di Trump, di cui abbiamo discusso in queste pagine. La vescova ha esortato il presidente, con toni molto pacati, ad avere “pietà” per i migranti poveri, per i gay e per tutti coloro che provano una forte paura per il clima creatosi dopo il risultato politico del 2024. La destra non ha gradito le sue parole caritatevoli e un parlamentare della Georgia ha dichiarato che la vescova meriterebbe di essere “deportata”, dimenticando che è nata negli Stati Uniti. Sono seguite le solite minacce alla vescova, come accade a chiunque osi criticare Trump.
Se la Chiesa esprime posizioni diverse su poveri e migranti, il voto dei cattolici nell’elezione del 2025 ha però premiato Trump. Gli elettori cattolici americani hanno preferito Trump a Kamala Harris (56% contro 41%). Ciò è dovuto in buona parte alla posizione comune della Chiesa e di Trump sull’aborto e anche sulla questione dei transgender. Infatti, la Chiesa, pur avendo dissentito dagli ordini esecutivi di Trump sui migranti, ha sostenuto la posizione dell’amministrazione sulla questione dei transgender. Sia Trump che la Chiesa vedono miopemente solo due generi, maschile e femminile, dimostrandosi incapaci di riconoscere l’esistenza di un gruppo minoritario.
I punti in comune fra Trump e la Chiesa potrebbero servire da ponte, ma due nomine lasciano pensare che la détente sarà solo temporanea. Papa Francesco ha nominato Robert McElroy cardinale della prestigiosa e influente Catholic Church di Washington D.C. McElroy, che dal 2015 ricopriva la carica di vescovo di San Diego, si è spesso scontrato con Trump sulla questione dei migranti. Trump, da parte sua, ha nominato Brian Burch, un attivista conservatore e critico di papa Francesco, ambasciatore presso il Vaticano. Il presidente americano ha giustificato la nomina di Burch asserendo che l’attivista gli ha fatto guadagnare più voti cattolici di qualunque altro candidato presidenziale. Non è vero, ovviamente. Il presidente John F. Kennedy non fu solo il primo cattolico a conquistare la Casa Bianca, ma ricevette anche il maggior numero di voti cattolici (78%).
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