Breve guida alle bandiere della Siria

La caduta del governo di Baššār Ḥāfiẓ al-Assad lo scorso 8 dicembre ha portato ad un cambiamento de facto della bandiera siriana, seppur non ancora ufficialmente riconosciuto a livello internazionale. Ne approfittiamo per passare in rassegna tutte le bandiere utilizzate dalla Siria dal 1920 ad oggi.

La Siria è un Paese dalla storia millenaria, che nel corso dei secoli ha visto numerosi passaggi di potere. Ai tempi dell’Impero Romano, ad esempio, la provincia di Siria (che comprendeva grossomodo gli attuali territori di Siria e Libano, oltre ad alcune aree di confine della Turchia) era considerata una delle più ricche, e la sua capitale, Antiochia (odierna Antakya in Turchia), godeva di grande prestigio. Tuttavia, in questo nostro excursus ci limiteremo a passare in rassegna le bandiere adottate dai vari governi siriani dal 1920 ad oggi, ovvero da quando la Siria ha assunto all’incirca i confini odierni.

Bandiera del Regno Arabo di Siria (1920)

Il primo Stato indipendente siriano ad essere proclamato fu, in effetti, il Regno Arabo di Siria, fondato il 5 ottobre 1918 come un emirato sotto la protezione dell’esercito britannico, come conseguenza della disgregazione dell’Impero Ottomano al termine della prima guerra mondiale. L’8 marzo del 1920, l’emirato assunse la denominazione ufficiale di Regno Arabo di Siria sotto la guida del monarca Hussein bin Ali al-Hashimi, adottando la sua prima bandiera ufficiale. La bandiera utilizzava quattro colori che rappresentavano diversi momenti della storia siriana, sebbene ne siano state date diverse interpretazioni. Secondo una di queste, i colori orizzontali rappresenterebbero i califfati Abbaside (nero), Omayyade (bianco) e Fatimide (verde), mentre il triangolo rosso simboleggerebbe la dinastia Hashemita (al-Hashimi). Inoltre, una stella bianca a sette punte venne sovrapposta al triangolo rosso.

Questa bandiera risulta essere molto simile all’odierna bandiera della Giordania, dove infatti regna proprio la dinastia Hashimita. Le principali differenze stanno nella grandezza della stella a sette punte, ridimensionata nella bandiera giordana, e nell’inversione delle bande orizzontali bianca e verde.

Bandiera del Mandato di Siria (1920)

Il Regno Arabo di Siria ebbe vita breve, in quanto nel luglio 1920 il territorio siriano passò sotto il controllo francese in osservanza degli Accordi Sykes-Picot tra Londra e Parigi, con i quali britannici e francesi si spartivano i territori mediorientali un tempo appartenuti all’Impero Ottomano. I francesi presero dunque il controllo dei territori degli odierni Stati di Siria e Libano, istituendo il Mandato di Siria. Il 24 luglio venne dunque ufficializzata la nuova bandiera per volere del generale Henri Gouraud, Alto Commissario francese per la Siria, basata su quella della dinastia libanese Shihāb, ovvero una mezzaluna bianca su fondo blu, con l’aggiunta del tricolore francese in alto a sinistra.

Bandiera della Federazione Siriana (1922-1925) e dello Stato di Siria (1925-1930)

Successivamente, i francesi decisero di separare i territori di Siria e Libano, dando vita alla Federazione Siriana, sempre per volere del generale Henri Gouraud, il 22 giugno 1922, che comprendeva i tre Stati di Damasco, Aleppo e del Territorio degli Alawiti. Di conseguenza, venne adottata anche una nuova bandiera, composta da tre bande orizzontali verde-bianco-verde e dal tricolore francese in alto a sinistra. Tuttavia, il 5 dicembre 1924 i francesi emisero un decreto di unificazione della Siria sotto la denominazione di Stato di Siria, a partire dal 1º gennaio 1925.

Lo Stato di Siria venne dunque formato dall’unificazione dei territori di Damasco e Aleppo, mentre alla fine venne mantenuta l’autonomia del Territorio degli Alawiti, ribattezzato Stato degli Alawiti. Lo Stato di Siria mantenne la precedente bandiera della Federazione Siriana fino al 1930, mentre lo Stato degli Alawiti disponeva di un proprio vessillo.

Bandiera del Territorio degli Alawiti (1920-1922) e dello Stato degli Alawiti (1922-1936)

Dopo numerose diatribe con le autorità locali, i francesi accettarono di consentire una più ampia autonomia alla Siria. Nel 1930 venne dunque fondata la Repubblica Siriana, e, il 14 maggio dello stesso anno, Henri Ponsot, Alto Commissario francese per il Levante, approvò la prima Costituzione siriana, che prevedeva anche l’adozione di una nuova bandiera, come si legge nell’art. 4 comma 1: “La bandiera siriana sarà la seguente: lunghezza doppia rispetto alla larghezza, divisa in tre colori paralleli e uguali, il superiore verde, poi bianco e infine nero, con la sezione bianca che contiene in linea retta tre stelle rosse a cinque punte“. Questa bandiera venne anche ribattezzata “bandiera dell’indipendenza”, anche se in realtà la Siria restava sempre sotto il controllo francese.

Bandiera della Prima Repubblica Siriana (1930-1950) e della Seconda Repubblica Siriana (1950-1958 e 1961-1963)

Secondo le interpretazioni ufficiali, il colore verde della bandiera rappresentava il califfato Rashidun, il bianco quello degli Omayyadi e il nero quello degli Abbasidi. Originariamente, le tre stelle rosse rappresentavano i tre distretti della Siria, Aleppo, Damasco e Deir ez-Zor. Nel 1936, con l’annessione del Sangiaccato di Latakia e del Gebel Druso alla Siria, il significato delle tre stelle fu modificato: la prima rappresentava i distretti di Aleppo, Damasco e Deir ez-Zor, la seconda il Gebel Druso e la terza il Sangiaccato di Latakia.

Nel frattempo, la Siria ottenne l’indipendenza de facto dalla Francia nel 1946, al termine della seconda guerra mondiale, e, nel 1950, venne adottata una nuova Costituzione che dava il via alla Seconda Repubblica Siriana, mantenendo invariata la bandiera ufficiale sotto il governo militare di Adīb al-Shīshaklī.

Bandiera della Repubblica Araba Unita (1958-1961) e della Repubblica Araba di Siria (1980-2024)

Nel 1958, il presidente egiziano Gamāl ʿAbd al-Nāṣir (Nasser) lanciò il progetto della Repubblica Araba Unita (RAU), alla quale la Siria aderì. Questo significa che la Siria e l’Egitto, compreso il governatorato di Gaza. Di conseguenza, venne adottata una nuova bandiera che simboleggiava l’unità araba: essa presentava bande orizzontali rosse, bianche e nere ispirate alla bandiera rivoluzionaria egiziana del 1952, con due stelle verdi a rappresentare l’Egitto e la Siria. I quattro colori panarabi – nero, verde, bianco e rosso – erano ancora una volta rappresentativi delle dinastie Abbaside, Fatimide, Omayyade e Hashemita.

Tuttavia, la RAU, benché formalmente in vita fino al 1971, ebbe vita breve: nel 1962, infatti, un colpo di Stato avvenuto in Siria portò Damasco ad abbandonare l’unione con l’Egitto, riportando in auge la precedente bandiera della Repubblica Siriana, almeno per qualche tempo, sotto la nuova denominazione di Repubblica Araba di Siria.

Bandiera della Repubblica Araba di Siria (1963-1972)

Nel 1963, un nuovo colpo di Stato, noto come Rivoluzione dell’8 marzo, rimosse dall’incarico l’allora presidente Nāẓim al-Qudsī e portò al potere il Consiglio Nazionale del Commando Rivoluzionario, all’interno del quale prevaleva la componente del Partito Baʿth Arabo Socialista. Di conseguenza, il nuovo governo adottò una nuova bandiera, con tre strice orizzontali rosso-bianco-nero e tre stelle verdi che campeggiavano sulla banda bianca. Questa bandiera non era molto diversa da quella della Repubblica Araba Unita, con l’unica modifica del passaggio da due stelle a tre, per simboleggiare l’aggiunta dell’Iraq alla Federazione, dove nel frattempo i baʿthisti erano saliti al potere. Le tre stelle rappresentavano l’unità di Egitto, Siria e Iraq, così come i tre pilastri del baʿthismo: unità, libertà e socialismo. Il processo di unione tra i tre Paesi fallì dopo il rovesciamento del governo baʿthista iracheno nel novembre 1963, ma la Siria mantenne la stessa bandiera fino al 1972.

Bandiera della Siria nella Federazione delle Repubbliche Arabe (1972-1980)

Il 1º gennaio 1972, la Siria si unì all’Egitto e alla Libia nella Federazione delle Repubbliche Arabe. Il presidente siriano Ḥāfiẓ al-Assad adottò allora una nuova bandiera, in cui le stelle verdi furono sostituite dal Falco dei Quraysh (la tribù di Maometto). Sebbene la Federazione venne sciolta già nel 1977, la Siria continuò ad utilizzarla per i successivi tre anni, fino all’abrogazione definitiva del 29 marzo 1980.

La nuova bandiera del governo baʿthista riprendeva quella adottata ai tempi della Repubblica Araba Unita tra il 1958 e il 1961, un modo per Damasco di dimostrare il proprio impegno invariato per l’unità araba, nonostante i tre tentativi precedentemente falliti. La bandiera viene descritta nell’art. 6, comma 1 della Costituzione siriana: “La bandiera della Repubblica Araba Siriana è composta da quattro colori: rosso, bianco e nero, con due stelle verdi, ognuna a cinque punte. La bandiera è rettangolare, con una larghezza pari a due terzi della lunghezza. È divisa in tre rettangoli di dimensioni identiche e di lunghezza uguale a quella della bandiera. Il rettangolo superiore è rosso, quello centrale bianco e quello inferiore nero, con le due stelle verdi al centro del rettangolo bianco“.

Bandiera de facto della Siria dall’8 dicembre 2024

Nel corso della lunga guerra civile siriana, iniziata nel marzo del 2011 nell’ambito delle cosiddette “primavere arabe”, ha fatto la propria comparsa una bandiera molto simile alla “bandiera dell’indipendenza” utilizzata dalla Repubblica Siriana, ma con un rapporto di 2:3 che ne modificava le dimensioni rispetto al rapporto di 1:2 del vessillo originale. Questa viene attualmente considerata come la bandiera de facto della Siria sotto il governo di transizione istituito in seguito alla caduta del presidente Baššār Ḥāfiẓ al-Assad, l’8 dicembre 2024.

Bandiera utilizzata dal governo di transizione (2024)

Parallelamente alla “bandiera dell’indipendenza” modificata, il governo di transizione ha utilizzato anche un’altra bandiera non ufficiale sulla quale campeggia la shahādah, ovvero la frase “testimonio che non c’è divinità se non Dio (Allāh) e testimonio che Muhammad è il Suo Messaggero” (Ašhadu an lā ilāha illā Allāh – wa ašhadu anna Muḥammadan Rasūl Allāh). Questo simbolo viene spesso utilizzato da organizzazioni fondamentaliste islamiche, ed è identica a quella attualmente utilizzata dal governo dei Talebani in Afghanistan (clicca qui per leggere la nostra guida alle bandiere dell’Afghanistan).

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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